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lunedì 29 novembre 2010

Legni incrociati e fango

Oggi avrebbe dovuto essere una giornata “normale”… Stamattina, mentre facevo un break durante la scrittura di queste “note” è arrivato James Laat Abut, il responsabile della “scuola di periferia”: nel suo circondario, quello dei lebbrosi, è morta una donna e devono fare il funerale; il corpo è ancora all’ospedale dove l’hanno portata all’ultimo istante. Gli chiedo di andare con lui a casa della defunta.
Assisto così alla preparazione della tomba, in un angolo del cortile; un paio di metri in lunghezza, un metro in larghezza e quasi due metri di profondità. La terra che si calpesta è grigia, quasi ardesia, ma scavando diventa sempre più rossa: è come creta, soda, ma friabilissima. Quando è ormai l’una ed il sole è quasi al vertice finiscono lo scavo e la finitura ed un parente e James vanno a prendere il corpo all’ospedale: tornano mezz’ora dopo con padre Antoine, il corpo della donna morta e un paio di infermieri. Si passa il cadavere, avvolto in una coperta, direttamente dal cassone del pick-up alla fossa.
Il rito funebre, la benedizione, il primo pugno di terra gettato dal sacerdote. Poi gli uomini mettono uno strato di legni incrociati e del fango per fare la “cassa”; sopra la terra asciutta. Tornerò domani a dare un saluto ai parenti e a vedere la tomba finita.

Da domenica continua, tutti i pomeriggi, l’incontro di “ayaang” tra le varie tribù: pare che si tratti di una vecchia usanza dei pastori. Alla fine della stagione delle piogge, quando i pascoli si seccano e vengono bruciati, sono costretti alla transumanza e festeggiano il periodo dell’ingrasso passato nei “cattle camp” della zona con questi giorni di sport e danze.

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