Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

lunedì 23 febbraio 2015

8 – Da Kasaala a Ngetta





Finiti esami e consegna dei “certificati”, questa volta forse un po' generosi, il trasferimento alla sede della scuola da fare ex-novo o quasi.
Ovviamente qui il viaggio di quasi 300 chilometri diventa quasi sempre un'avventura.

Alle 8 padre Giorgio mi porta alla fermata degli autobus che, venendo da Kampala, da sud, vanno verso le varie cittadine del nord: Arua, Gulu, Lira, Masindi. Peccato che arrivino pieni da Kampala e che, avendo I posti fissati, non prendano nessuno... Passa “PostaBus”, passa “Felistar”, passa “Gaa Gaa”... niente... Un tassista abusivo mi fa la corte dal primo momento: dammi I bagagli e quando siamo pieni andiamo via; “mi dai 25 mila scellini”; contrattiamo per 20 mila (circa 7 euro), poco più dell'autobus, ma io voglio tentare il bus... so che sarà scomodo, ma mai come la scatola di sardine, se preferite di acciughe, che diventa un'auto con 5 posti e 7-8, magari anche 9 persone, di cui una è un bimbo, ma una è la sorella nera della Merkel...
Alla fine, pieno il taxi abusivo, prendo quello: partiamo due davanti e quattro dietro: oltre a me e alla “merkel”, una mamma e un bimbo. Si può accettare...
Dopo una cinquantina di chilometri, appuntamento con un altro ragazzo, che si siede davanti con l'autista e una ragazzina. Altri 30 chilometri e un altro ragazzo viene preso e pressato alla mamma con il bimbo... totale 8 persone, più il carico dei bagagli. Ad ogni buca la ruota sotto di me tocca il parafango, ogni “limitatore di velocità” costringe l'autista a fare una doppia curva perché se lo prende diritto tocca con la scatola del cambio per terra...
Il sole ci cuoce tutti, non ci si ferma più neanche per la classica “short call” (telefonata breve) dietro ad un albero...
Siamo partiti che erano quasi le dieci del mattino. Arriviamo a Lira dopo le 14.30... ci saranno una quarantina di gradi all'ombra, ma al sole???
Gran finale: il tassista mi ringrazia se vorrò dargli ancora qualche soldo... Risposta diretta e precisa, quasi preparata: mi devi restituire almeno cinquemila scellini, io ho pagato per un posto e tu me ne hai lasciato solo mezzo! Faccia stralunata e un “grazie” tra I denti...
Per fortuna fratel Gilberto Bettini mi aspetta con il suo pick-up davanti alla fermata degli autobus e dei taxi, più o meno abusivi che siano... Lui non dice nulla, ma io so che puzzo di sabbia, polvere, gas di scarico e sudore, in un mix che nessuno “chanel” sarebbe in grado di copiare!
All'arrivo alla comunità, vengo rifocillato e mandato a riposare, dopo una doccia, ovviamente!
Quando a cena ci ritroviamo con tutti e mi chiedono del viaggio: degno di un mercoledì delle Ceneri... iniziata la Quaresima con la migliore possibile delle penitenze!

Dopo una notte di riposo ed una prima colazione ottima, fratel Gilberto mi porta a vedere l'aula che ha preparato seguendo il progetto che avevamo butatto giù lo scorso anno e con qualche email successiva. Un lavoro veramente notevole: la vecchia aula trasformata, con tavoli e sedie nuove, a  misura più o meno ergonomica, dieci postazioni per gli studenti e il posto per il docente ed il proiettore.
Ottimo: possiamo passare il resto della giornata a sistemare computer, prese e connessioni elettriche e collaudare tutto.
Il venerdì la selezione: faremo due corsi, uno al mattino e uno al pomeriggio per accontentare tutti, insegnanti della scuola tecnica e della primaria: in totale avrò quasi una ventina di “studenti”. Meno male che mi sono preso un mese per fare il corso e gli esami.

Anche qui, nonostante la vicinanza alla cittadina di Lira, centro importante, tanto che venerdì e sabato c'è stato il presidente Museveni ad inaugurare il nuovo grande mercato coperto in cui I commercianti non vogliono trasferirsi, e qualche scuola, nonostante tutto anche qui la corrente elettrica manca regolarmente quasi ogni giorno... speriamo! Altrimenti ci toccherà chiedere aiuto agli amici italiani per trovare cinquemila euro per I pannelli solari...

A proposito... “chiedete e vi sarà dato”... speriamo sia vero!

Da lunedì... pronti, via!


lunedì 16 febbraio 2015

7 – Ultime da Kasaala



Finito il corso, pronta la classe di informatica, il preside e gli insegnanti mi sollecitano perché vogliono iniziare immediatamente i corsi del nuovo anno.
Trascorro gli ultimi giorni a Kasaala prima di partire per il nuovo impegno a Ngetta, dove si ricomincia daccapo o quasi.

Effettivamente a Ngetta una classe di informatica c'era già... l'avevo vista lo scorso anno, quando decisi di rinnovarla completamente. Una decina di vecchi, vecchissimi, direi quasi antichi, PC IBM, con appena 256 Mega di memoria, su cui avevano avuto l'idea di installare Windows XP sulla base di Windows 95! Come si faceva da giovani con la 500 Abarth...
Ma anche l'aula era messa in modo da non poter molto insegnare, in giro lungo le pareti, e senza proiettore.
Mercoledì andrò a Ngetta e vedrò cosa hanno già fatto in base al “progetto Informafrica” e poi comincerò uno o due corsi per docenti.

In questi giorni sono stato un paio di volte a Luweero, la cittadina in cui c'è il mercato, la sede della diocesi, chi fa le fotocopie e stampa i certificati. Qualcuno mi accompagna e mi ci lascia, così posso fare quello che mi serve e poi torno con il “boda-boda” che mi chiede il corrispettivo di meno di un euro...
Quest'anno ho scoperto che potrei rispamiare: invece che prendere il “moto-boda” potrei prendere il “bici-boda”! Già... ho scoperto i ciclisti che mettono il portapacchi dietro il sellino, ci installano un comodo cuscinetto, e fanno servizio taxi a prezzo concorrenziale! Mi vengono In mente i carretti di Bombay di cui mi parlava mio padre quando tornò da quattro anni in India... o i riksciò di Pechino di qualche film del secolo scorso.

Domenica, oggi, quasi normale, ma non ci sono i due sacerdoti comboniani: padre Giorgio in giro a dire le sue messe nei villaggi “outside” e padre James che sta tornando da Gulu dove è andato per la consacrazione di un nuovo sacerdote comboniano. Peccato non esser potuto andare. Sarei tornato volentieri in quella città tanto bistrattata dal governo ugandese e con tanti amici. Al nord, tra gli Acholi, il gruppo etnico di Gulu e oltre, si dice che l'Uganda ufficiale finisce al ponte di Karuma, quello delle bananine arrostite e servite nella carta di giornale, degli spiedini di fegato e della diga cinese che dovrebbe essere fatta sul Nilo.
Il sacerdote diocesano che viene a dire le due messe, in lingua Luganda e in Inglese per le scuole, è uno showman: la prima messa, inizia qualche minuto dopo le 8 a finisce alle 10.30. Fortunatamente ho deciso di seguire quella in inglese, così posso capire anche la predica... La messa in inglese, brevissima, finisce alle 12... un'ora e mezzo...
All'una ho appuntamento con il vicedirettore della scuola che mi ha invitato a pranzo a casa sua anche quest'anno. Dovrebbe mandarmi una moto che conosce la strada. Alle due mangio qualcosa in casa perché nessuno si è visto e sento i morsi della fame. Poi vado a leggere...

Alle due e mezzo mi chiamano che Lukwago è arrivato a prendermi; mi rivesto “da fuori” e vado, spiegandogli che mangerò qualcosa per fare compagnia... African time! Non si era scordato: era solo “qualche minuto” in ritardo e il telefonino glielo hanno rubato nei giorni scorsi...
Accoglienza sempre molto calorosa, sia sua che della moglie. Un succo di frutta mista, fatto in casa, che è superlativo; il “matoke”, la banana “planten” bollita nella foglia del banano, veramente eccezionale, soprattutto con sopra la crema di noccioline macinate e bollite!
Ottimo e abbondante... stasera minestra e ananas!

Alla prossima! … ma da Ngetta, regione di Lira, insomma... dalla prossima scuola!


domenica 8 febbraio 2015

6 – Scuole e pannelli solari




Tra lunedì e mercoledì sono ricominciate tutte le scuole. Kasaala si è improvvisamente trasformata da tranquillo villaggio sparso  - soprattutto nella zona dove vivo io, dove ci sono la parrocchia, la missione dei Comboniani, le suore, ed un miniospedale - in un centro giovanile globale: dalla scuola materna, alle primarie, a due scuole tecniche ed una secondaria, in totale ci sono oltre un migliaio di bimbi e ragazzi che ci tengono compagnia.

Una caratteristica delle scuole di questi villaggi è il fatto che la maggioranza di esse dà anche alloggio a ragazzi e ragazze: già da sabato scorso avevano cominciato ad arrivare i “boda-boda” (mototaxi) con ragazzi, materassi e cassa metallica degli indumenti e degli accessori. Vengono dai villaggi vicini, che però, in mancanza di mezzi di trasporto di qualsiasi genere, sono irraggiungibili.
Ragazzi e ragazze vivono separati, ovviamente, e controllati a vista da personale addetto: gli alloggi sono grandi cameroni con letti a castello o senza letti, in cui i giovani dormono su uno stuoino o sul materasso di gommapiuma che si sono portati. Il pasto abituale fornito dalla scuola è a base di riso e fagioli. L'acqua la prendono al pozzo... mica come noi che la filtriamo! I servizi igienici, per chiamarli con una certa enfasi, sono il minimo essenziale: wc senza tazza e con un semplice buco che va al biologico, e docce.
Come era del resto anche in qualche missione in Sud Sudan... ma anche come è nella maggior parte dei villaggi qui e altrove.

E' iniziato il secondo corso per cercare di preparare qualche nuovo insegnante di informatica, ma le speranze sono minime: la voglia di imparare a conoscere bene il pc è tantissima, ma le basi sono sempre molto labili.Ci sono anche due ragazze che insegnano alla scuola femminile di “scienze domestiche” (che ora, peraltro, è aperta anche ai maschi)... Speriamo!

Martedì mi telefona da Kampala il fornitore italiano dei pannelli solari: verranno domani a portarli e giovedì verrà il tecnico per l'installazione.
African time... Macché! Mercoledì alle due del pomeriggio mi richiamano: sta arrivando il tecnico con i pannelli solari, se gli date una mano li installa subito e domani finisce. Riattacco il telefono e arriva l'uomo dei pannelli da Kampala. Lo aiutano i ragazzi della scuola tecnica: smette di lavorare alle 19, dopo aver installato i quattro pannelli sul tetto, le batterie e altri attrezzi nell'aula. Giovedì mattina alle dodici è pronto per andarsene: tutto installato e funzionante! Nel pomeriggio si fa la prima lezione con la corrente elettrica sicura ed ecologica e risparmiosa...
C'è anche il “battesimo dell'acqua”... Tra le 15.30 e le 16 scoppia il finimon-do: mezz'ora di tempesta equatoriale che mette subito a dura prova i pannelli e la loro stabilità. Tutto è bene quel che finisce bene!

E' veramente una grande soddisfazione, almeno per una volta, essere presenti e testimoni del coronamento di un progetto fino all'ultimo spillo! Finalmente riesco a rilassarmi e la notte dormo dieci ore filate. Dopo tutto basta andare a letto alle nove!

Fino a un paio di anni fa in Uganda non esisteva il “bancomat”: si doveva andare in banca e fare file incredibili; se poi eri uno straniero non facevi molta fila, ma pagavi uno sproposito il prelevamento con conseguente cambio da euro o dollari USA a scellini ugandesi.
Praticamente non esistono negozi che hanno il “POS” per pagare con bancomat o carta di credito.
Ad oggi, a Luweero, si trovano tre “ATM”, come li chiamano loro, 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, come dice la pubblicità. Alla fine ti rendi conto che una parte funziona solo per i loro clienti, una parte funziona o meno a seconda del giorno e della salute dell'attrezzo o magari è pubblicizzato per un servizio che non supporta, e il terzo è il solo funzionante in una cittadina che conta circa cinquantamila abitanti... Però funziona, ed è normale, dandoti scellini ugandesi: il massimale per la mia carta di credito è di seicento mila scellini (UGX o Ush) pari a meno di duecento euro.
Ma va bene così!



domenica 1 febbraio 2015

Auguri, Presidente!



L'Italia è piccola piccola, vista da lontano, dicevo nella “nota” precedente, ma è pur sempre l'Italia, il Paese degli avi, ma anche della cultura, della musica e del buon mangiare. Al proprio Paese si rimane affezionati, anche quando si sente la ferita dell'oltraggio al buon senso e della cattiveria che sopravanza la solidarietà.
Benvenuto, quindi, a Sergio Mattarella, uomo di fede, di carità e, speriamo, di speranza. Il gioco di parole è voluto, La speranza rimane, sempre.
Ho sentito dire un sacco di parole al vento, su Mattarella. Le “caratteristiche” che più mi danno fiducia in questo uomo sono diverse. La più importante è la sua sobrietà, indice di cultura, educazione e impegno costante. Anche la sua “schiena dritta”, il fatto per esempio, da ex-ministro della Pubblica Istruzione, di aver saputo rispondere in modo adeguato e forte allo sfascio della medesima da parte della “Marystar” Gelmini (anche a causa di Tremonti). La sua tradizione famigliare di lotta alla mafia è un ottimo segnale: l'ex-cavaliere, massimo rappresentante della mafia nel potere politico, ha ragione di essere “molto arrabbiato”... La speranza maggiore, però, che ho in Mattarella, è che, da ottimo legislatore e costituzionalista, metta un freno alle sciocchezze che i “ragazzi” di Renzi ed i “vecchi marpioni” del Parlamento stanno mettendo nella nuova legge elettorale.
Auguri al Presidente, quindi, ed auguri all'Italia. Quindi a noi.

Il primo corso, con i giovani dell'ultimo anno di scuola, è finito. Bene. Hanno  insegnanti sopra il livello medio locale e si vedono i risultati. Un'altra speranza per il futuro.
Ora due giorni di riposo mentale, con una puntata a Kampala per gli ultimi acquisti prima del secondo corso, agli insegnanti della scuola tecnica, e della partenza, a metà mese, per Lira, Ngetta e la nuova scuola.

Ieri sera cena dalle suore che gestiscono la scuola primaria e quella di “scienze domestiche ed alberghiere”.
Festeggiano i voti di due suore della comunità, giovani, carine e veramente impegnate al servizio dei bambini e dei ragazzi della scuola.
Nel pomeriggio la suora cuoca telefona per sapere se devono fare la pasta. Povere!, che gentili!, ma padre Giorgio dice che siamo pronti a tutto, cioé a mangiare “matoke” e “groundnuts” (polenta di banane e crema di noccioline), quindi siamo pronti a quella che nell'Italia della Clerici, della Parodi e dei tanti cuochi più o meno improvvisati e televisivi, si chiamerebbe una “cena etnica” o a base di “piatti locali”... sorrido, perché questo è il menu quotidiano, di tutti i giorni che Dio ci manda...
Quando arriviamo il tavolo del self-service è imbandito di ogni ben di Dio: oltre ai due piatti di cui sopra, pollo alla brace, riso, verdura in insalata e anche la pasta! Spaghetti tritati al sugo di pomodoro... continuo a domandarmi perché spendiamo un sacco di soldi per fare gli spaghetti lunghi... Poi una macedonia di mango, ananas e papaya che si potrebbe mangiare anche solo quella e stare bene per una settimana. Il tutto accompagnato da un succo di “passion fruit” che è veramente squisito e dissetante. Loro, le suore, bevono per l'occasione, pepsicola, gassosa e boiate varie...
E poi si dice “accontentiamoci di quello che passa il convento”!