Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

domenica 21 ottobre 2018

8 – Nuove idee, nuovi progetti e vecchi amici





Nelle due ultime settimane ho fatto qualche “viaggetto” al sud, ma anche al nord, ad ascoltare gli appelli e le richieste di aiuto di tanti amici ugandesi, e proprio queste richieste mi portano a ricordare l’idea lanciata circa un mese fa, di costituire una nuova associazione che abbia la finalità di raccogliere fondi destinati all’educazione scolastica ed all’istruzione.
Quella prima idea sta avendo sviluppi diversi. Il primo sviluppo è che forse non serve fare una nuova associazione ma sarebbe meglio unire le forze e gli sforzi di associazioni già esistenti. Nell’ambito educativo-scolastico in cui sto operando ormai da quasi dieci anni, oltre all’impegno continuo e tanto proficuo del “Progetto INFORMAFRICA”, sempre sostenuto ed allargato da “ISF Informatici Senza Frontiere”, abbiamo iniziato colloqui fattivi con la parallela associazione “Docenti Senza Frontiere”.

L’idea fondante è quella di unire gli sforzi di “fundraising” (ricerca fondi), aumentare la base degli amici che collaborano economicamente, ma anche progettualmente e fattivamente, ai progetti, incrementare la politica di “informazione trasparente” sui progetti in fase di sviluppo, e consentire agli amici donatori di gestire la loro generosità anche da un punto di vista fiscale, ben sapendo che i problemi non sono solo in Africa…

Un secondo motivo di questa ricerca di una partnership “forte”, ma che non riduca il valore delle donazioni con costi di gestione inutili e assurdi, quindi basata solo sul volontariato, è di poter gestire un problema molto grande che si riscontra nelle richieste di aiuto: la “sponsorizzazione” degli studenti più poveri e capaci. In sostanza una specie di “adozione a distanza per lo studio”, quindi pagamento delle tasse scolastiche, dei libri, dell’abbigliamento e del mantenimento nei “college”.
Non voglio, come penso la maggioranza di voi, donare ad ONG che spendono nei loro stipendi da favola ed in rimborsi stellari, tutto o quasi il denaro che viene loro dato da Stati (dalle tasche dei cittadini) e industriali che non vogliono pagare le tasse regolari. Ciò che le famiglie di buona volontà hanno risparmiato e vogliono mettere a disposizione di persone in stato di disagio permanente, DEVE essere a disposizione INTEGRALMENTE dei progetti, essendo noi solo dei volontari, donatori di tempo e conoscenza.

Al mio rientro, dopo il 15 novembre, mi farebbe piacere poter incontrare chi di voi è già tra gli “amici donatori”, chi dona “periodicamente”, chi è comunque interessato a finanziare l’educazione scolastica o a partecipare ad attività di promozione di questi progetti “educativi” che sono alla base dello sviluppo di qualsiasi paese. Potremo fare sicuramente molto più e molto meglio di quanto fanno le multinazionali che rapinano materie prime, uccidono i mercati locali, sfruttano gli operai, donne e bambini compresi, in lavori usuranti come quello delle miniere, o rubano il territorio di questi paesi per coltivazioni transgeniche o di biocarburi, senza lasciare un centesimo a chi viene cacciato dalla sua terra, ma lasciando congrue tangenti in mano a governanti e funzionari corrotti che si arricchiscono a dismisura alle spalle della popolazione, lasciata senza istruzione, senza trasporti, senza sanità, ma con tanti soldati e tantissima polizia pubblica e privata…

Ma parliamo ora di alcuni progetti nuovi che si stanno preparando.

Great Favour Orphanage” - Ruti (Mbarara)
Nel profondo Sud Ovest, verso il confine con Rwanda e Congo RDC, a Mbarara, una comunità a una decina di chilometri dal centro, chiede di aiutare la messa in opera e lo sviluppo di un orfanotrofio che esiste in forma “primordiale” ed assiste una ventina di bambini di strada, orfani o abbandonati. Ora questi bimbi vivono in un paio di stanze in affitto in una specie di “casa di ringhiera” in campagna, grazie alla generosa assistenza ed al carico che se ne è presa una signora che finanzia nei suoi limiti quest’operazione e da alcune donne che vengono retribuite per la preparazione dei pasti e la permanenza nella casa giorno e notte.
Nel villaggio, la comunità rurale ha già creato una scuola primaria che funziona in parte in quattro piccole aule e in parte nella chiesa “protestante”.
Il progetto dovrebbe finanziare la costruzione di una casa funzionale alla vita quotidiana di circa una quarantina di bambini/e dai 6 ai 14 anni, provenienti da abbandoni voluti o meno, ed alla loro istruzione regolare almeno per la scuola primaria.

Nel Nord, invece, dove mi recherò nella prima settimana di novembre, al confine con il Sud Sudan, dove si trovano circa 1.800.000 sfollati/rifugiati sud-sudanesi, nella cittadina confinante di Moyo, c’è una richiesta di creare una scuola materna e primaria modello, per dare la possibilità agli abitanti di alcune frazioni di avere la scuola centrale rispetto a loro e non all’estrema periferia, come accadeva anche a Bukunda…

Progetti di questo tipo vengono richiesti da molte comunità e molto stanno facendo quasi tutte le comunità religiose (cattoliche, protestanti, musulmane) ma anche avventurieri economici che costruiscono scuole belle e con promesse allettanti per insegnanti e studenti; si fanno pagare cifre esorbitanti giustificando stipendi elevati per gli insegnanti e costi di servizi che vengono dati solo inizialmente; poi finiscono i soldi, non possono permettersi il mantenimento di strutture costruite in estrema economia, ed abbandonano il tutto alla fine del rientro economico dell’investimento iniziale.
Di qui la scelta di “gestire in proprio” pochi progetti ma ad alto contenuto sociale, in aree rurali depresse.

Non voglio insistere più… Vi chiedo, come sempre, di partecipare, anche solo con un “NO, non ci credo!” di qualcuno, ma anche con un “Incontriamoci!”, gli altri…
GRAZIE!




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