Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 29 marzo 2012

A Vicenza i gatti...


Un pomeriggio, mentre facevo scuola a Mbaiki, in Centrafrica, è arrivato un ragazzino con un bellissimo esemplare di topo di campagna, anzi una topolina (uso il diminutivo altrimenti in Toscana potrebbero fraintedermi!) lungo, senza coda, almeno quindici centimetri, con quattro piccolini. Tutti morti, ma senza sangue. Pulitissimi...
La segretaria della Caritas, allieva al corso di informatica, tutta contenta ha chiesto il prezzo al ragazzino, mi ha fatto fare una foto (a dire il vero un po' funerea), e poi mi ha spiegato che erano per la cena della sua famiglia...
Giuro che sono rimasto di sasso! Non avrei mai pensato che si potessero mangiare i topi!

Domenica, in una chiesa protestante c'è stato un battesimo ed un paio di volontari europei sono stati invitati alla festa. Uno di questi è stato poi invitato da una famiglia a cena. All'arrivo gli hanno detto che avevano preparato un piatto speciale per festeggiare il "musungu" (l'uomo bianco): il topo con le erbette... Facendo buon viso a cattivo gioco, il giovanotto, visto che la luce era scarsa, è riuscito a mangiare la sua parte: se non vedi quello che ti danno, mangi quello che c'è! A parte queste considerazioni, ha detto che non è il suo piatto preferito, ma che si riesce a mandare giù...
Sinceramente non so se io sarei stato capace di provare!

Le notizie dal nord sono sempre peggiori... Oggi il Sudan ha bombardato la zona dei pozzi di petrolio nello stato di Unity, dove ci sono la maggior parte delle risorse petrolifere contese dal 2005, dopo il trattato di pace, preludio alla separazione del 2011.
Si prega e si spera. L'ONU sta facendo poco, visto che USA e Cina si stanno spartendo a tavolino le risorse economiche di un paese che non ha acquedotti, non produce corrente elettrica, non ha strade, né tanto meno ferrovie, e solo un aeroporto, che si fa fatica a definire "internazionale", con la pista asfaltata. Gli altri hanno la pista in terra battuta o su campi lasciati incolti, come quello di Kajo Keji, dove atterrano solo aerei piccoli ed anziani... Probabilmente i nuovi si sfascerebbero all'impatto con la "pista"!

Aspettiamo con ansia sempre maggiore ed ormai allo sfinimento psicologico, che arrivi un po' di pioggia... ogni tanto c'è un piccolo acquazzone, che dura non più di un quarto d'ora, che lascia solo umidità aggiunta al calore che ci fa arrivare fino ad oltre 40° nel primo pomeriggio, ma che non scende mai sotto i 25-30°, salvo per un paio d'ore di prima mattina, tra le 5.30 e le 7.30. Il sole, che sorge alle 7 e tramonta, ovviamente, alle 19, è subito caldissimo!



martedì 20 marzo 2012

Ritorno a scuola


Finalmente ritorno a scuola... si fa per dire... :)
Dopo un mese e mezzo di lavoro (ragionieristico) in fabbrica, da lunedì torno a insegnare informatica: gli alunni questa volta sono i docenti del "College Comboni" di Lomin, si dice che sia la migliore scuola secondaria del Sud Sudan.
In un mese e mezzo, con il padre Ezio, che ne è il direttore, abbiamo preparato una bella aula, con nove banchi per gli studenti, un tavolo per l'istruttore e il proiettore.
I dieci notebook questa volta li hanno comprati i Comboniani, attraverso le rette degli studenti. Quest'anno ci sono ben 430 iscritti in totale. Non pochi, visto soprattutto che è a pagamento. I ragazzi vivono qui tutto l'anno, nelle loro camerate, con la loro mensa, le loro lenzuola, una tazza, un piatto e un cucchiaio, che si sono portati da casa. Ci sono, ma in bellissimi tucul color pastello, anche gli insegnanti che provengono da altri villaggi o città lontane.

In fabbrica ho (anche qui finalmente!) attrezzato l'ufficio, con un pc e una stampante tutta nuova, ed ho cominciato ad addestrare un ragazzo dell'officina ad usare il pc per i conteggi delle paghe.
Io intanto continuo ad occuparmi della parte più gestionale.

Fratel Erich lavora molto bene e si è fatto un bel giro di clienti nell'ambito dei missionari e delle ONG presenti: si producono mobili per le scuole, per gli uffici, per le chiese, tutti in legno o in legno e ferro. Quello però che mi fa sorridere, è il falegname che fa le casse da morto: compensato e scarti della falegnameria, un po' di stoffa bianca per rivestire l'interno ed un po' di stoffa nera per l'esterno e la cassa è pronta per il prossimo cliente (ancora ignoto ed incosciente di esserlo). D'altra parte meglio così che in una coperta! L'altro giorno ho visto partire una moto con legata di traverso una bara, allora sono andato dal falegname e gli ho detto: "Clienti nuovi, eh! Anzi, i parenti del cliente! Certo che il tuo lavoro non finirà mai!"... Si è fatto una bella risata!
Chissà se anche qui c'è il "racket del caro estinto"!? Ma proprio non credo: sono ancora molto rispettosi della morte. Stanno cominciando a sotterrare i morti tutti insieme, in piccoli cimiteri. Fino ad ora la tradizione voleva che il morto alloggiasse nel perimetro della casa, tra i tucul.

Le notizie che arrivano dal nord del paese non sono buone: ottantamila sono gli sfollati di questi giorni, accolti da Medici Senza Frontiere nello stato di Jonglei; sono fuggiti dal nord, dal Sud Kordofan e dal Blue Nile, minacciati dalle incursioni aeree e di terra dell'esercito di Omar-el-Bashir. Si fa il conto che ne dovrebbero attivare circa 450.000 entro aprile.
Allora sarà proprio dura, dato che il paese ancora non riesce a venire fuori dagli oltre venti anni di guerra e povertà a cui è stato costretto dal nord.



lunedì 12 marzo 2012

Non c'è pace...


Circa una settimana fa parlavo della terra dei Kuku... di questa terra in cui mi trovo da ormai oltre un mese.
Sabato sera, il 4 marzo, uno dei nostri lavoratori migliori, che abita poco oltre il confine con l'Uganda non ha potuto tornare a casa.
La frontiera era stata chiusa e la strada bloccata dalla polizia ugandese perché a Moyo, il villaggio dove vive Mattia, era stato teatro di incidenti piuttosto violenti tra l'etnia Madi, ugandese, e l'etnia Kuku, sudanese...
Per fortuna solo scontri leggeri, qualche ferito, ma nulla di più e anche Mattia ha potuto poi trascorrere la domenica a casa.

A Juba invece i problemi sono stati maggiori.
La città, che si sta espandendo a vista d'occhio, dopo l'indipendenza, per l'arrivo di tanti rifugiati dal nord e tanti contadini e pastori che vedono il miraggio della città commerciale e di lavori meno faticosi, è stata divisa a parole tra varie etnie. Così i Dinka, al potere, si sono scontrati con Nuer e altri per degli appezzamenti di terreno.
Alla fine si sono contati ben cinque morti, che sono stati portati davanti alla sede del governo, a maggioranza Dinka, per dimostrare come il trattamento tra questa etnia e le altre, circa sessanta, non sia dei più equi.
Questo è il nuovo stato africano. Queste sono le premesse di una indipendenza conquistata dopo quasi cinquanta anni di guerre e paci con i sudanesi del Nord.
Intanto il governo ha deciso di sospendere l'estrazione del petrolio per non darlo a basso costo al Nord... ma il petrolio è l'unica risorsa attuale del Sud Sudan... come darsi la zappa sui piedi!

In compenso, tra tutte questo marasma di problemi di difficile soluzione, è passato l'8 marzo: le donne hanno fatto festa, le insegnanti non sono andate a scuola, molte sono state a casa... Il bello è stato nei giorni precedenti: la comunità delle donne che ha organizzato la festa è venuta anche dai Comboniani a chiedere soldi per le bibite...
La risposta dei Padri è stata semplice: noi i soldi ve li diamo se ci costruite qualcosa, se iniziate un'attività, non se dovete spenderli per mangiare una capra e bere Coca-Cola... saranno anche maschilisti... ma mi sembra che in situazioni come queste, dove ci sono donne che lavorano solo per mantenere i figli a scuola, forse queste feste si potrebbero anche evitare...

Per sorridere...
Con il container che arriva due volte all'anno dall'Italia, raccolto dalla sorella dei fratel Erich a Bolzano, sono anche arrivate alcune biciclette usate: fratel
Erich me ne ha data subito una in dotazione!
Così, dopo anni, ho ricominciato ad andare in bici... strade di sabbia e polvere, rischio di volare scivolando nelle cunette o sui sassi, polvere da mangiare dal primo metro all'ultimo solo se c'è un po' di vento... figuriamoci quando ti superano i "matata" ugandesi (piccole vetture familiari da otto/dieci posti) carichi di una quindicina di persone più bagagli...
Ma sabato ho fatto lo stesso una decina di chilometri... 

 

domenica 4 marzo 2012

Nella terra dei Kuku - 2


Un paio di settimane di lavoro piuttosto intenso mi hanno fatto tralasciare questi appunti. Ma l'intensità del lavoro corrisponde anche ad una migliore interpretazione della gente che si incontra, con cui ci si rapporta, sul lavoro e fuori dal lavoro. Sempre interessante e sempre Africa.

Ho assistito al pagamento dei salari agli operai della falegnameria di fratel Erich e degli altri lavoratori (quelli che fanno i mattoni, quelli che fanno le casse da morto, le donne di "Lady Lomin", artigianato di vari tipi).
Qualcuno ha chiesto di correggere la busta paga perché aveva magari un giorno in più, qualcuno mi ha dato l'idea di chiedere tanto per dimostrare di non essere contento; i più pignoli nelle contestazioni sono quelli che ho visto cercare di scansare il lavoro come una malattia... tutto il mondo è paese!

Abbiamo anche fatto un'analisi del personale: rotazione del 10-15%... ogni mese se ne vanno almeno quattro o cinque persone ed altrettante vengono.
Tra le donne invece il turn-over non c'è: lavorano poco, si portano al lavoro i bimbi in allattamento, chiacchierano, telefonano, vanno a fare la spesa... perché dovrebbero cambiare posto di lavoro?
Questi sono gli aspetti negativi per chi dà lavoro... ma quelli negativi per chi lavora?
Le paghe vanno da 35 euro al mese per le donne dell'artigianato ad un massimo di 65 euro per i lavoratori più bravi...
Le ore di lavoro? sette al giorno, per sei giorni, con il regalo del sabato pomeriggio, pagato ma non lavorato, e la tredicesima a Natale...
Certo, la vita è meno cara... non c'è da mantenere l'automobile, né il canone della RAI, e nemmeno la bolletta della luce o quella del gas... comoda la vita, eh??? e poi siamo in campagna, non c'è bisogno nemmeno di andare in ferie!

Vorremmo aumentare un po' la produttività, soprattutto delle donne, ma nessuna però si prende la responsabilità di fare da caporeparto: hanno paura di venire avvelenate o mandate dallo stregone per aver voluto far meglio delle altre! e lo stregone può decretarne l'allontanamento dal villaggio, o la morte...
Vorremmo portare un operaio, bravo e preciso, in ufficio, almeno per le registrazioni e la tenuta dei documenti: speriamo che accetti, visto che qualcuno potrebbe insinuare che si vuole fare bello davanti ai "kavagia" (gli uomini bianchi)...

Come dicevo nel capitolo precedente, qui non si deve essere migliori degli altri, perché l'invidia regna sovrana: nessuno deve essere più bravo per non far sfigurare gli altri. Qui il liberismo e la competizione economica non arriveranno mai... (speriamo almeno nel modo con cui hanno devastato la nostra civiltà occidentale!)...