Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

sabato 30 gennaio 2016

4 – La Pace sembra avvicinarsi…



Martedì grande festa ad Yirol! Finalmente, dopo tanti rinvii, ripensamenti e discussioni, è arrivato il nuovo governatore della nuova contea… Chiusi tutti i negozi, esclusi bar e ristoranti (uso i termini occidentali ma con un’accezione assolutamente diversa!) e anche io ho lasciato a casa gli insegnanti che fanno il corso al pomeriggio, per farli andare alla presentazione del nuovo rappresen-tante del governo.
Un passo a vedere l’ho fatto anche io, con padre Pedro. Cinque ore di discorsi di tutti coloro che ricoprono un qualsiasi incarico e che quando hanno in mano un microfono sanno quando iniziano ma non prevedono la presenza di ulteriori oratori… Intanto a cinquanta metri i pastori “dinka” trattavano le loro vacche e le loro capre, fregandosene totalmente del governatore e dei suoi chiacchieroni più o meno ufficiali.
Alla fine dei discorsi, verso le 17, pranzo ufficiale in una struttura destinata ai giovani ed ora precettata come residenza provvisoria del “big boss”. Gli altri si divertono a ballare e cantare… mangeranno qualcosa stasera al buio: così non si accorgono di quanto poco c’è nei loro piatti, oggi che qualcosa c’è…

Un segno di pace è stato l’arrivo del governatore. Un altro, forse più forte, è il fracasso dei “big tanks” (autocisterne articolate) che attraversano, dalle 5 del mattino fino verso le 23, il villaggio: la nostra comunità è a circa 100 metri dalla strada, ma ci sono alcuni “bumps” (dossi rallentatori) vicini, che contri-buiscono notevolmente a farli rallentare, saltare e poi ripartire con il gas al massimo: una musica un po’ “heavy metal” accompagnata da una quantità industriale di polvere rossa che entra nei polmoni…
Dietro il passaggio di queste enormi cisterne si avverte il nuovo inizio della vita produttiva… tornano dal nord del paese, dove i pozzi di petrolio sono ancora chiusi, ma in riparazione, e vanno a riempirsi in Kenya, Congo ed anche in Uganda, almeno fintantoché il presidente Museweni non deciderà di passare dalle parole minacciose ai fatti, visto che il Sud Sudan non paga i debiti fin qui contratti verso l’amico (mi sembra molto ex!) ugandese. E qui un po’ di paura potrebbe anche venire: l’Uganda, piccolo paese equatoriale, ha uno dei maggiori eserciti del continente africano e, quasi sicuramente, ha ancora truppe schierate proprio in Sud Sudan… Durante i colloqui per trovare una soluzione pacifica alla guerra civile in atto, l’Uganda era stata invitata a far rientrare le sue truppe nei propri confini, ma la risposta era stata un “no” molto secco: “dobbiamo difendere i nostri interessi in Sud Sudan!”…

I due corsi di informatica proseguono di buona lena ma con risultati abba-stanza alternati: i giovani del mattino si impegnano alla morte e sono bravi; gli insegnanti non sono disposti a perdere il loro tempo per imparare… come ho già detto, essendo insegnanti, devono insegnare… cosa non è dato sapere, visto che il computer non lo hanno mai visto né usato!

La vita in comunità procede bene, i missionari lavorano tutti molto e accolgono diversi ragazzi a fare lavoretti di tutti i generi, dal giardinaggio alla muratura alle piccole commissioni, tanto per non regalare loro il mangiare o la retta scolastica… Il mangiare è sempre buono, anche se articolato su un menu più o meno settimanale. Praticamente per una settimana si mangia una serie di piatti e poi la settimana dopo si cambia qualcosa: i fissi sono, come sempre e ovunque, riso e polenta di mais bianco (in Uganda c’è quella di banane planten, in Centrafrica di manioca e così via). Poi si aggiunge qualcosa di calorico (lenticchie o fagioli o ceci) e, se ci sono, pane, frutta o tonno… Un paio di volte alla settimana c’è anche una pastasciutta favolosa o la carne o, come stasera, il pesce del fiume affumicato, ottimo!
Niente di cui lamentarsi. Poi, se si ha fame, ci sono i soliti biscottini indiani o kenyoti ricchi di glucosio (alla faccia di noi occidentali!).
La colazione invece è a base di caffè (tostato in casa, all’italiana) o thè ugandese, poi latte condensato, di cui io non considero nemmeno l’esistenza, biscottini e a volte la marmellata. Mancano quasi del tutto le uova e, in questa stagione, anche le verdure scarseggiano assai, come la frutta. Ma padre Giovanni, per farmi stare bene, sta inventando di tutto: ha portato in tavola, un po’ per volta, papaya, bananine piccole, jackfruit e così via!

Il caldo torrido sembra sia passato e da un paio di giorni si dorme meglio, anche con un lenzuolo o una copertina… La minima oggi alle 7 era intorno ai 20°, ma la massima sale sempre intorno a 38°… Speriamo che la stagione delle piogge non arrivi troppo presto, ossia almeno fino a quando ci sono io!




sabato 23 gennaio 2016

3 – Al lavoro



Domenica pomeriggio padre Pedro, dell’Ecuador, mi invita a fare una passeggiata verso il centro del villaggio, il mercato, la vita… Così scopriamo che i pastori Dinka, ormai a fine stagione, si stanno sfidando nella nobile arte marziale dell’”Ayyang”, la nostra lotta greco-romana, l’americano “wrestling”.
Mi tornano in mente le belle foto scattate quasi sei anni fa a Mapuordit, con ragazzi e ragazze truccati e nei costumi da battaglia e li rivedo con gioia dopo questo tempo di assenza. Qui la piazza in cui si svolge il torneo è molto grande e ci sono oltre duemila persone intorno a guardare e a fare il tifo. Padre Pedro e io non superiamo il metro e sessantacinque e siamo tagliati fuori dalla possibile visione di alcunché, ma i pastori e i giovani dinka (tutti oltre il metro e ottanta) sono felici di vedere i “bianchi” che partecipano e ci fanno largo per farci andare davanti a vedere…
Dopo aver visto qualche incontro, ringraziamo chi ci ha aiutati a passare, andiamo a dare un’occhiata al tramonto verso il lago e poi torniamo alla missione quando ormai sta venendo scuro.



Fine settimana in quasi completo relax, quindi, ma domani si comincia con la scuola vera e propria: una settimana quasi completa di teoria e le prime “toccate” di tastiera… E’ sicuramente la più difficile: la teoria senza la pratica è difficile, ma so già che, piano piano, capiranno ed accetteranno questa via.

Il gruppo del mattino, studenti delle superiori, sono disciplinati, attenti ed impegnatissimi a capire tutto, anche se, ovviamente, non tutti ci arrivano subito… Al pomeriggio gli insegnanti sembrano interessati ed attenti, ma presto mi rendo conto che, avendo fatto solo la scuola primaria, mancano delle basi di ragionamento che i ragazzi invece hanno. In più manca la capacità di adattamento al ruolo di studente: loro sono insegnanti e quindi io dovrei insegnare loro secondo i loro criteri di base, che però non hanno, non avendo mai partecipato a meeting, conferenze o altre sessioni di apprendimento… sono insegnanti e questo li qualifica!
Già al primo giorno due cellulari squillano ed un insegnante arriva tardi… il terzo giorno non arriva proprio… dal quarto ha cominciato ad essere puntuale… Speriamo in bene… Dopo tre giorni di questo andazzo, alla minaccia di espulsione, raggiungiamo un accordo: niente espulsione, ma sanzione di 5 scellini (10 cent di euro), per ogni “scorrettezza”: a fine settimana ho raccolto un euro dagli insegnanti e 10 cent dai ragazzi, ma questi sicuramente hanno capito che devono cambiare sistema!

La vita in comunità è sicuramente ottima: quattro padri Comboniani e un confratello al momento assente… Padre Giovanni Girardi ha organizzato il corso, voluto dalla comunità, con l’aiuto di fratel Jaczek (polacco) e sotto la guida di padre Joseph (spagnolo), che è anche il parroco… Poi ci sono padre Pedro e padre Boris, del Togo, molto giovane ed efficiente! Anche lui, come tutti i togolesi, lo prendiamo in giro perché, essendo la sua nazione lunga ma molto stretta, i campi di calcio sono messi longitudinalmente, una porta a nord e una a sud, altrimenti sarebbero una in Costa d’Avorio e una in Benin, gli stati confinanti… Ma lui lo sa bene e ci scherza anche lui!

Sul mangiare non ci si può mai lamentare… si mangia e a sufficienza! La scorsa settimana in tavola c’erano: polenta di mais bianco, riso lessato, ceci, e un brodo normalmente misto… ogni tanto si arriva ad avere anche il pane…
Questa settimana, invece, è iniziato il ciclo delle lenticchie al posto dei ceci…
Padre Giovanni, che mi sono conquistato portandogli un chilo di parmigiano, un panettone e due bottiglie di grappa,  cerca di non farmi mancare nulla…
Lunedì ha fatto fare le tagliatelle al sugo, martedì ha comprato il pesce di fiume e giovedì la carne… Fantastico! Ed oggi la sorpresa di fine-settimana… radicchio coltivato da lui, padre Giovanni e lavato e disinfettato con le sue mani: una scorpacciata con un po’ di aglio, cipolla, pepe nero, un pizzico di sale, olio extravergine europeo (della Coop)… certo non è quello del “Giglio”, dei miei padroni di casa, della Valdichiana, ma va benone!
Insomma… niente da dire… E poi “non si deve parlare a bocca piena”, diceva la mia mamma…

Poi ci sono le novità politiche, e meno male che non sono di guerra!
In questo fine settimana dovrebbe finalmente arrivare il nuovo governatore, che in realtà sono tre! In pratica la regione “Lakes”, che aveva capoluogo a Rumbek, è stata divisa in 3 parti ciascuna affidata ad un governatore, ma i 3 governatori non sono indipendenti: ognuno ha responsabilità anche sull’opera-to degli altri, così si pensa di ovviare alle rivalità tribali, qui assai poco sentite, in quanto siamo in una zona abitata solo dal popolo Dinka. Insomma… siamo sempre appesi ad un filo…

Per gli amici interessati a seguire notizie e altre storie e storielle, due link:
www.radioinconti.org su cui potrete seguire le trasmissioni settimanali di “Reflex, notizie su cui riflettere” e “Volontariando”
www.facebook.com alla pagina di UnimondoFace2Facebook, dove potrete trovare qualche mio articoletto sulla situazione politica.

Alla prossima "nota"!



domenica 17 gennaio 2016

2 - Un viaggio da ricordare



I viaggi sarebbero tutti da ricordare… ma ci sono quei viaggi che uno si ricorda anche se non vuole! Il mio ritorno in Sud Sudan, dopo oltre tre anni, è stato quanto meno piuttosto complicato da un punto di vista logistico-organizzativo.
Sicuramente le voci del proseguimento della guerra civile tra le ormai decine di raggruppamenti etnici, interetnici e politici, l’appello del Papa a fine anno per una pace ed una soluzione diversa dalla guerra in Siria, Libia e, appunto, Sud Sudan, le problematiche inerenti il Daesh (o ISIS che dir si voglia) e così via non invitavano ad un viaggio qui, ma non si può lasciare solo nessuno, tanto meno quando sei chiamato a fare qualcosa per persone, o popoli, o genti che ti conoscono e che ti chiedono aiuto per crescere! Come dice Salvini, dalla sua comoda poltrona, “aiutiamoli a casa loro!”… Ma facciamolo!

Il viaggio fino a Juba è stato quanto di più normale, compreso un ritardo di quasi un’ora alla partenza, ampiamente recuperato durante il volo fino al Cairo.
Arrivo a Juba preoccupato solo per le valige che contengono un paio di PC, il proiettore per la scuola, qualche medicinale e qualche piccolo omaggio culinario per i missionari (panettone, grappa e parmigiano)… Ma qui, con un po’ di malizia e un doganiere sorridente e gentile tutto si risolve in due battute.
Il problema nasce dalla richiesta di “visto”: i 100 dollari che pago non vanno bene perché qui accettano solo banconote recenti… Mi aiuta “san” Simon, l’autista e molto di più dei Comboniani, che va a cambiarmi la banconota. Nasce il secondo problema: manca la lettera di invito che qualcuno si è dimenticato di mandarmi. Un’altra banconota da 100 dollari (anche se vecchia) sostituisce la lettera… Pazienza!
Il visto all’aeroporto è solo per un mese: lunedì mattina, foto e autorizzazione pe tre mesi…
Ma sono sempre a Juba, e la mia destinazione finale è Yirol, a circa 300 chilometri di strada o a 45 minuti di volo. La previsione è di fare i documenti al mattino e partire il martedì… Alle 10 ho già i documenti. Alle 12,50, sempre Simon, viene a chiedermi se sono pronto perché ci sarebbero un volo con un posto libero tra un’ora: sapendo come funziona… sono prontissimo! Andiamo in aeroporto, a dieci minuti dalla missione, rimaniamo lì un paio di ore, fin quando ci dicono che il volo (un charter con un posto libero) è rinviato al mattino dopo alle 9. Va bene anche così.
Martedì mattina alle 7 sono pronto all’appuntamento con Simon che, almeno questa volta, mi tira il bidone e arriva alle 8.15… Aeroporto… 2 ore e mezzo con altri due volontari italiani che vanno un altre zone… anche loro in balia di piccole compagnie locali che hanno un aereo solo, magari guasto, e prendono comunque prenotazioni e soldi…Alle 11.30 torniamo alla missione: la partenza è rinviata alle 13… Si mangia un pezzo di pane e un bicchiere di acqua e ritorniamo all’aeroporto: finalmente alle 15 si parte con un piccolo aereo di fabbricazione lettone (ci sono anche questi!) e due piloti neri grandi e simpatici come Bud Spencer. Meno di un’ora ed atterriamo, finalmente!, sulla pista di terra battuta di Yirol!
Grande festa, padre Giovanni Girardi si è preoccupato di telefonare per sapere se ero riuscito a partire quando ha sentito arrivare l’aereo…
Bellissimo rivedere questo posto! Cinque anni fa avevo scattato qualche foto…
Domani si comincia a preparare l’aula e il corso.

Mercoledì andiamo di buon’ora a vedere l’aula: padre Giovanni, fratel Jaczek e due ragazzi che collaborano con loro, hanno fatto le cose proprio per bene! Organizziamo per l’indomani anche i pre-colloqui con i partecipanti. Scopro che sono ben venti, dieci ragazzi della scuola secondaria e dieci insegnanti della primaria: sdoppiamo il corso e terremo i ragazzi al mattino e gli insegnanti al pomeriggio. Sei ore al giorno, con 35° al mattino ed oltre 40° al pomeriggio… Speriamo di riuscire a tenerli,  o meglio, a tenerci svegli…

La presentazione ed il pre-colloquio con i partecipanti fa sorridere i ragazzi: solo gli insegnanti sono arrivati poco puntuali ed un paio ha anche lasciato il cellulare acceso… “Siamo meglio noi giovani!” hanno subito sentenziato… Conoscendo la tipologia e la preparazione degli insegnanti locali (gli insegnanti della primaria hanno frequentato solo la primaria!) non ci si può nemmeno stupire! All’inizio della presentazione padre Giovanni è stato drastico: “… ricordatevi che qui non siete insegnanti, ma studenti! Evitate quindi che l’insegnante debba mandarvi a casa come fate voi con i vostri studenti!”… La grande risata seguita a questa affermazione ha nascosto la forte preoccupazione che succeda davvero!

Ora aspettiamo lunedì per l’inizio dei corsi… Buon week end a tutti!



La strada nazionale che da Juba porta al nord, verso Rumbek e Wau... Siamo a 200 metri dalla missione dei Padri Comboniani e dalla base operativa del CUAMM - Medici per l'Africa