Progetto INFORMAFRICA


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domenica 17 gennaio 2016

2 - Un viaggio da ricordare



I viaggi sarebbero tutti da ricordare… ma ci sono quei viaggi che uno si ricorda anche se non vuole! Il mio ritorno in Sud Sudan, dopo oltre tre anni, è stato quanto meno piuttosto complicato da un punto di vista logistico-organizzativo.
Sicuramente le voci del proseguimento della guerra civile tra le ormai decine di raggruppamenti etnici, interetnici e politici, l’appello del Papa a fine anno per una pace ed una soluzione diversa dalla guerra in Siria, Libia e, appunto, Sud Sudan, le problematiche inerenti il Daesh (o ISIS che dir si voglia) e così via non invitavano ad un viaggio qui, ma non si può lasciare solo nessuno, tanto meno quando sei chiamato a fare qualcosa per persone, o popoli, o genti che ti conoscono e che ti chiedono aiuto per crescere! Come dice Salvini, dalla sua comoda poltrona, “aiutiamoli a casa loro!”… Ma facciamolo!

Il viaggio fino a Juba è stato quanto di più normale, compreso un ritardo di quasi un’ora alla partenza, ampiamente recuperato durante il volo fino al Cairo.
Arrivo a Juba preoccupato solo per le valige che contengono un paio di PC, il proiettore per la scuola, qualche medicinale e qualche piccolo omaggio culinario per i missionari (panettone, grappa e parmigiano)… Ma qui, con un po’ di malizia e un doganiere sorridente e gentile tutto si risolve in due battute.
Il problema nasce dalla richiesta di “visto”: i 100 dollari che pago non vanno bene perché qui accettano solo banconote recenti… Mi aiuta “san” Simon, l’autista e molto di più dei Comboniani, che va a cambiarmi la banconota. Nasce il secondo problema: manca la lettera di invito che qualcuno si è dimenticato di mandarmi. Un’altra banconota da 100 dollari (anche se vecchia) sostituisce la lettera… Pazienza!
Il visto all’aeroporto è solo per un mese: lunedì mattina, foto e autorizzazione pe tre mesi…
Ma sono sempre a Juba, e la mia destinazione finale è Yirol, a circa 300 chilometri di strada o a 45 minuti di volo. La previsione è di fare i documenti al mattino e partire il martedì… Alle 10 ho già i documenti. Alle 12,50, sempre Simon, viene a chiedermi se sono pronto perché ci sarebbero un volo con un posto libero tra un’ora: sapendo come funziona… sono prontissimo! Andiamo in aeroporto, a dieci minuti dalla missione, rimaniamo lì un paio di ore, fin quando ci dicono che il volo (un charter con un posto libero) è rinviato al mattino dopo alle 9. Va bene anche così.
Martedì mattina alle 7 sono pronto all’appuntamento con Simon che, almeno questa volta, mi tira il bidone e arriva alle 8.15… Aeroporto… 2 ore e mezzo con altri due volontari italiani che vanno un altre zone… anche loro in balia di piccole compagnie locali che hanno un aereo solo, magari guasto, e prendono comunque prenotazioni e soldi…Alle 11.30 torniamo alla missione: la partenza è rinviata alle 13… Si mangia un pezzo di pane e un bicchiere di acqua e ritorniamo all’aeroporto: finalmente alle 15 si parte con un piccolo aereo di fabbricazione lettone (ci sono anche questi!) e due piloti neri grandi e simpatici come Bud Spencer. Meno di un’ora ed atterriamo, finalmente!, sulla pista di terra battuta di Yirol!
Grande festa, padre Giovanni Girardi si è preoccupato di telefonare per sapere se ero riuscito a partire quando ha sentito arrivare l’aereo…
Bellissimo rivedere questo posto! Cinque anni fa avevo scattato qualche foto…
Domani si comincia a preparare l’aula e il corso.

Mercoledì andiamo di buon’ora a vedere l’aula: padre Giovanni, fratel Jaczek e due ragazzi che collaborano con loro, hanno fatto le cose proprio per bene! Organizziamo per l’indomani anche i pre-colloqui con i partecipanti. Scopro che sono ben venti, dieci ragazzi della scuola secondaria e dieci insegnanti della primaria: sdoppiamo il corso e terremo i ragazzi al mattino e gli insegnanti al pomeriggio. Sei ore al giorno, con 35° al mattino ed oltre 40° al pomeriggio… Speriamo di riuscire a tenerli,  o meglio, a tenerci svegli…

La presentazione ed il pre-colloquio con i partecipanti fa sorridere i ragazzi: solo gli insegnanti sono arrivati poco puntuali ed un paio ha anche lasciato il cellulare acceso… “Siamo meglio noi giovani!” hanno subito sentenziato… Conoscendo la tipologia e la preparazione degli insegnanti locali (gli insegnanti della primaria hanno frequentato solo la primaria!) non ci si può nemmeno stupire! All’inizio della presentazione padre Giovanni è stato drastico: “… ricordatevi che qui non siete insegnanti, ma studenti! Evitate quindi che l’insegnante debba mandarvi a casa come fate voi con i vostri studenti!”… La grande risata seguita a questa affermazione ha nascosto la forte preoccupazione che succeda davvero!

Ora aspettiamo lunedì per l’inizio dei corsi… Buon week end a tutti!



La strada nazionale che da Juba porta al nord, verso Rumbek e Wau... Siamo a 200 metri dalla missione dei Padri Comboniani e dalla base operativa del CUAMM - Medici per l'Africa



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