Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 31 maggio 2012

Pausa di riflessione...




Dopo avervi assillato con i miei viaggi da infarto, ci vuole!
Soprattutto a me che non ho più venti anni, o meglio, li ho già compiuti tre volte, ma ho l'impressione che invece di ricominciare ogni volta da uno si sommino ai precedenti... sarà così... ma va proprio bene, ringraziando il Signore della salute che mi dà e della forza di continuare a spendere energie per qualcosa che "sento" giusto fare.

Dopo molti giorni di pioggia e tempo nuvoloso oggi anche la grandine! Qui non piove a lungo, ma tutto in una volta: mezz'ora, un'ora, qualche volta un po' più a lungo, ma sempre con violenza inaudita. Ma la grandine appare proprio molto raramente! L'altra sera invece una bella serata di cielo terso e nitido, senza la luna che nasconde nella sua luce le stelle, così faccio due passi in giardino con uno dei guardiani ad ammirare il cielo equatoriale: miliardi di stelle che non fanno niente per nascondere il loro fascino... la Via Lattea, che traversa tutto il cielo da nord-ovest a sud-est, e Venere e Giove che stanno tramontando ad illuminare la loro parte di cielo... E nel buio della notte tutti i suoni degli uccelli notturni, di cicale e grilli e decine di lucciole in giro per i prati!
Veramente un momento di riconciliazione con la natura: non capisco, non posso capire, forse nemmeno voglio capire, come l'uomo possa vivere cercando di distruggerla solo per denaro!

Natura. Africa. Tutto diverso. Ancora diverso. Per fortuna. Rientrando in camera trovo una specie di scarafaggio gigante che salta ad un metro di altezza e cerca il buio. Dopo il primo salto indietro, mi fermo a guardarlo, e lui a guardare me... ha le zampe sottili gialle e nere, ali e guscio marroni, indubbiamente bello... con l'aiuto del guardiano che lo blocca con la luce della torcia, prendo la macchina fotografica e gli faccio un paio di foto. Mentre scatto e commentiamo, il guardiano mi dice che ce ne sono moltissimi nella stagione secca e i ragazzini li raccolgono e li mangiano cotti... come in Centrafrica i bruchi delle farfalle... Dopo mi dice che anche le formiche con le ali, che sono veramente grandi, fanno la stessa fine! D'altra parte le lumache alla "bourguignonne" sono uno dei piatti di cui i francesi si vantano...

Oggi la cuoca mi chiama in cucina e mi fa vedere le formiche con le ali che ha raccolto: mi chiede se le mangio... dico di no... risposta: allora le metto nella pasta così le provi! Vedremo... penso che, alla fine, le potrei anche mangiare, come i vermi della pasta mangiati a Mapuordit: una volta cotti nemmeno si sentono...

Manca ormai poco più di un mese al ritorno in Italia; comincio a programmarmi incontri e viaggi, cercando di fare meno chilometri possibili e di accontentare tutti gli amici che vogliono incontrarmi durante i mesi di permanenza in Italia. Ma comincio anche a preoccuparmi... riuscirò ancora a guidare l'auto? mi daranno sempre più fastidio le luci e i frastuoni della civiltà? e la gente che corre e si arrabbia per nulla o poco più? e gli acquisti al centro commerciale?

Dopo cinque mesi di sabbia, polvere, buche, sandali e zanzariere; strade che si attraversano senza guardare, ma ascoltando se ci sono rumori vicini; paesaggi senza case e con gli orizzonti sempre lontani; le persone che sono sempre nere nella pelle ma con colori vivacissimi nei vestiti; i bambini che vanno a scuola e mi aspettano e mi corrono incontro per darmi il "good morning!" o l'"how are you?" e darmi la mano; la lingua impossibile che parlano e che non riesco ancora a capire; l'inglese che ormai parlo anche con gli italiani che incontro, perché è difficile cambiare lingua in un minuto; e l'inglese parlato da sudanesi ed ugandesi che si capisce veramente poco...

Penso proprio che la prima settimana dovrò trascorrerla nel mio "buen retiro" in Toscana... dormire tanto, mangiare sano, e passeggiate in campagna alternate da qualche giro per i borghi medievali a ritrovare me stesso... e magari qualche bel concerto di musica antica in una basilica romana...

Sarà questa "paura di rientrare", quello che chiamano "mal d'Africa"?...



giovedì 24 maggio 2012

Ancora in viaggio



Dopo la settimana del viaggio in Uganda, ho dovuto fare un week-end a Juba, o meglio sulla strada da e per Juba...
Sabato mattina si parte alle 6.30 con il "Land Cruiser" pubblico che fa la spola con Juba. Il viaggio è buono, come può essere buono il viaggio di tredici sardine cariche di bagagli, anziché di dieci passeggeri: solo che dura cinque ore... All'arrivo nulla di meglio che una moto che mi porta dai comboniani, dove finalmente si scaricano i bagagli e si può andare a rinfrescarsi un momento e mangiare un piatto in compagnia.
Pomeriggio di incontri per cercare di sviluppare un nuovo progetto: un negozio a Juba che venda tutti i prodotti artigianali fatti nelle scuole e centri delle organizzazioni religiose del Sud Sudan. La vendita dovrebbe essere sviluppata anche in Europa, Giappone e Canada, grazie alla partecipazione di diverse persone di tante nazionalità diverse.

Il viaggio di ritorno è un'avventura... La partenza è prevista alle 8.30, ma la prima auto è piena. Si aspetta la seconda, quella di ieri, che aveva qualche problema ad una ruota e che il pilota sta cercando di risolvere. Si parte alle 12, dopo quattro ore di attesa. Sempre strizzati come sardine, ma questa volta i passeggeri sono solo otto, con carico e sovraccarico...
Dopo mezz'ora ci fermiamo a sostituire il pezzo che il pilota ha comprato. Così mette a posto il guasto e perde tutto l'olio dei freni. Viaggeremo per 150 km. senza...
La suora dice che è pauroso viaggiare così... La convinco, si fa per dire, che con le strade che ci sono si può camminare al massimo a 40 km/h, per cui i freni non servono... solo in un paio di discese l'autista ingrana la prima per non rischiare!
Arriviamo a Kajo Keji alle 19. Quattro ore di attesa e sette di viaggio. Una doccia è d'uopo: puzziamo tutti come capre!

Dopo questa puntata a Juba, lascio trascorrere tre giorni e decido di tornare in Uganda: c'è una vettura che va a Kampala e tornerà domenica. Mi aggrego. Dalla prossima settimana riprendo la scuola e non avrò più un giorno libero...

Il viaggio di andata è ottimo. La prima notte ci fermiamo a Gulu dai Comboniani, dopo aver fatto diverse commissioni, tra cui l'acquisto di altri "infradito" di gomma riciclata. La mattina si riparte per Kampala: 350 km di strada asfaltata! Incredibile! Ormai non sapevo più che volesse dire...
Il paesaggio ugandese è verdissimo, come quello del Camerun e del Centrafrica. Si percorre la strada lungo il Nilo Bianco, che però non si vede mai, salvo quando si traversa, in una gola stretta e di rapide, a Karuma.
Due brevi soste per salutare due comunità diverse e poi a Kampala, in tempo per mandare l'autista a cercare di riparare l'auto, e fare qualche commissione.
Il grosso lo faremo domani, sabato. Sosta presso dei missionari inglesi, ma il fratello che si occupa degli alloggi è altoatesino.

Sabato giornata campale in giro in "boda-boda" (moto-taxi) magari in tre, per comprare materiali ed accessori e consegnare alcuni prodotti del laboratorio femminile. Non si riesce a trovare nemmeno il tempo per arrivare a vedere il Lago Vittoria: una buona scusa per ritornarci la prossima volta (se ci sarà!).

Kampala è una città moderna, come tutte le altre capitali che conosco, ma più organizzata, almeno nel centro commerciale, meno sporca e meno inquinata (anche qui tutto è relativo!) per esempio di Ouagadougou, in Burkina-Faso o di Yaounde in Camerun. Ci sono, oltre i "matato" (pullmini Nissan da nove posti che portano una quindicina di persone per volte), anche i nuovissimi bus cinesi, che ricordano quelli nuovissimi di Milano! Poi centinaia di "boda-boda", che dovrebbero portare solo una persona ma ne portano mediamente un paio...
Dopo tre giorni tutte le capitali sono uguali: meno male che domani ritorno!
Nel pomeriggio di sabato mi chiama l'autista: come avevo ampiamente previsto vuole starsene due o tre giorni a divertirsi, così non ha riparato l'auto e domani viaggerò verso il Sud Sudan in bus...
Il viaggio di ritorno comincia alle 6 con la partenza dalla comunità che mi ospita; viaggio diretto (con due o tre soste) fino a Moyo, in "appena" dieci ore e mezzo, ma sono quasi 500 km. Di qui, sotto un cielo che promette solo tonnellate di acqua, in moto per gli ultimi 20 km. fino a Kajo Keji. Senza prendere una goccia d'acqua! Solo un bel raffreddore per via dello sbalzo di temperatura tra il bus e la moto...




mercoledì 9 maggio 2012

Vacanza di lavoro in Uganda



Quasi una settimana nel nord dell'Uganda. E' veramente interessante vedere come cambiano il paesaggio e le abitudini della gente anche a pochi chilometri di distanza, ma la vicinanza al grande Nilo ed alle decine di corsi d'acqua diversi, per non parlare del lago Vittoria, fa una grandissima differenza!
Partenza il pomeriggio del 1° maggio, in moto-taxi, per Moyo, primo centro cittadino oltre frontiera: una trentina di chilometri di strada sterrata e sentieri, buche e pozzanghere e sabbia e polvere. Circa un'ora e mezzo per valicare anche i due posti di frontiera, sud-sudanese in uscita e ugandese in entrata, con firme e "visti" e controlli vari.
Notte a Moyo, in un "lodge" (albergo) molto carino, con ristorante e centro per congressi, gestito da un prete diocesano. Ottima doccia fredda e ottima cena: pollo arrosto con patatine fritte ed una bella birra locale!
Sveglia alle 5 per essere alla stazione del bus alle 6. A piedi, visto che non piove, circa due chilometri di strada in mezzo al frastuono della sveglia degli uccellini sugli altissimi alberi di tek e di eucalipto. Il bus è puntuale, almeno alla partenza: alle 6.30, con le luci dell'alba, si parte; fortuna che mi hanno dato un posto in seconda fila! Con le buche e le strade che ci sono, ci sarebbe mancato il posto in coda...
Dopo un'ora si attraversa con un "ferry-boat" il Nilo: tutti giù dal bus a godersi le luci dell'alba su questo immenso fiume che apre le porte della mente ai ricordi storici, alle leggende, ai faraoni; la fantasia corre e la traversata dura pochi minuti...
Poi ancora strada e buche e polvere e pozzanghere che sembrano laghi, fino ad Atiak, dove si raggiunge la strada principale tra Uganda e Sud Sudan: qui passano i TIR ("lorries") e le buche diventano fossati infernali... fino a Gulu, capoluogo dell'omonima provincia.

Prima visita al Centro Laboratorio dell'associazione "Comboni Samaritans", con suor Dorina, italiana, che mi fa fare un rapido giro della struttura, con i laboratori tessili e di artigianato (molto simili a quello di "Lady Lomin" a Kajo Keji), con il negozio per i visitatori ed una bella organizzazione. I dirigenti della struttura e dell'associazione sono ragazzi cresciuti in orfanotrofio e sostenuti dall'associazione negli studi, e diventati piano piano dirigenti! Oggi l'associazione sostiene oltre 1.200 tra disabili di tutti i tipi, orfani e bimbi abbandonati. Ottanta di questi non hanno nemmeno "genitori adottivi a distanza" e sono sulla strada dell'università: qualcuno dei miei amici cercherà di aiutarli, veroooo???
Pomeriggio a visitare la sorella di un operaio che ora è a Kajo Keji e che, abbandonata dal marito con quattro figlie e di nuovo incinta, sempre grazie al marito, collabora con il nostro laboratorio facendo collane e braccialetti per guadagnare il minimo sostentamento per la famiglia. Africa... e purtroppo non solo Africa!

Giovedì di lavoro per le mie associazioni (Economia Alternativa di Roma, dei Comboniani, e Informatici Senza Frontiere).
Pomeriggio al mercato. Mi compro un paio di infradito di gomma: sono ritagliati dai copertoni dei trattori, dei camion e delle jeep e riciclati. Con 5.000 UGX (pari a poco più di 1 euro) me ne fanno un paio su misura! Sicuramente sarà difficile venire qui in caso di foratura, ma credo che dureranno almeno una cinquantina di anni, dati anche i pochi chilometri che faccio...
Poi visita al "fratello della sorella" di ieri, o meglio alla loro famiglia, fuori città, in una campagna che ricorda la Brianza di un tempo, verde, con i laghetti con le ninfee, fiori bellissimi e libellule che ti ricordano come nessun architetto al mondo possa fare certe cose ed il "caso" tanto meno!
Accoglienza spettacolosa, come solo in campagna si riceve...

Venerdì ancora lavoro ed altri incontri umani veramente toccanti. Faccio amicizia con Leonardo, un uomo nero, grande e grosso, con la barba bianca, che fa il sarto sulla strada con una vecchia Singer a pedali: vede la mia barba bianca e l'amicizia è immediata! Lui ha 54 anni. Quando gli dico che ha un nome importante, mi dice di sì, per via di Leonardo da Vinci! Mi invita, quando tornerò, ad andare a trovarlo: spero proprio di poterlo incontrare di nuovo!

Sabato il viaggio di ritorno a Moyo, con la pioggia, e seduto sul bus in ultima fila, quella che da ragazzo si faceva a botte per averla, ma che a 67 anni sarebbe meglio evitare... finestrini chiusi per la pioggia o la polvere, ma non cambia il risultato: arrivo a Moyo con la "polo" bianca, ormai color ruggine (sabbia rossa) lavata dal sudore e dall'acqua... se non faccio la doccia e mi cambio penso che non faranno andare a cena!
Notte con breve sparatoria nelle vicinanze, ma al mattino nessuno sa nulla...
E domenica rientro tranquillo, dopo la Messa ed il pranzo, ospite del prete. In moto... altri 30 chilometri di polvere, per arrivare e riposare almeno due giorni!
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