L'Italia è piccola piccola, vista da lontano, dicevo nella
“nota” precedente, ma è pur sempre l'Italia, il Paese degli avi, ma anche della
cultura, della musica e del buon mangiare. Al proprio Paese si rimane
affezionati, anche quando si sente la ferita dell'oltraggio al buon senso e
della cattiveria che sopravanza la solidarietà.
Benvenuto, quindi, a Sergio Mattarella, uomo di fede, di
carità e, speriamo, di speranza. Il gioco di parole è voluto, La speranza
rimane, sempre.
Ho sentito dire un sacco di parole al vento, su Mattarella.
Le “caratteristiche” che più mi danno fiducia in questo uomo sono diverse. La
più importante è la sua sobrietà, indice di cultura, educazione e impegno
costante. Anche la sua “schiena dritta”, il fatto per esempio, da ex-ministro
della Pubblica Istruzione, di aver saputo rispondere in modo adeguato e forte
allo sfascio della medesima da parte della “Marystar” Gelmini (anche a causa di
Tremonti). La sua tradizione famigliare di lotta alla mafia è un ottimo
segnale: l'ex-cavaliere, massimo rappresentante della mafia nel potere
politico, ha ragione di essere “molto arrabbiato”... La speranza maggiore,
però, che ho in Mattarella, è che, da ottimo legislatore e costituzionalista,
metta un freno alle sciocchezze che i “ragazzi” di Renzi ed i “vecchi marpioni”
del Parlamento stanno mettendo nella nuova legge elettorale.
Auguri al Presidente, quindi, ed auguri all'Italia. Quindi a
noi.
Il primo corso, con i giovani dell'ultimo anno di scuola, è
finito. Bene. Hanno insegnanti sopra il
livello medio locale e si vedono i risultati. Un'altra speranza per il futuro.
Ora due giorni di riposo mentale, con una puntata a Kampala
per gli ultimi acquisti prima del secondo corso, agli insegnanti della scuola
tecnica, e della partenza, a metà mese, per Lira, Ngetta e la nuova scuola.
Ieri sera cena dalle suore che gestiscono la scuola primaria
e quella di “scienze domestiche ed alberghiere”.
Festeggiano i voti di due suore della comunità, giovani,
carine e veramente impegnate al servizio dei bambini e dei ragazzi della
scuola.
Nel pomeriggio la suora cuoca telefona per sapere se devono
fare la pasta. Povere!, che gentili!, ma padre Giorgio dice che siamo pronti a
tutto, cioé a mangiare “matoke” e “groundnuts” (polenta di banane e crema di
noccioline), quindi siamo pronti a quella che nell'Italia della Clerici, della
Parodi e dei tanti cuochi più o meno improvvisati e televisivi, si chiamerebbe
una “cena etnica” o a base di “piatti locali”... sorrido, perché questo è il
menu quotidiano, di tutti i giorni che Dio ci manda...
Quando arriviamo il tavolo del self-service è imbandito di
ogni ben di Dio: oltre ai due piatti di cui sopra, pollo alla brace, riso,
verdura in insalata e anche la pasta! Spaghetti tritati al sugo di pomodoro...
continuo a domandarmi perché spendiamo un sacco di soldi per fare gli spaghetti
lunghi... Poi una macedonia di mango, ananas e papaya che si potrebbe mangiare
anche solo quella e stare bene per una settimana. Il tutto accompagnato da un
succo di “passion fruit” che è veramente squisito e dissetante. Loro, le suore,
bevono per l'occasione, pepsicola, gassosa e boiate varie...
E poi si dice “accontentiamoci di quello che passa il
convento”!
Nessun commento:
Posta un commento