Tra lunedì e mercoledì sono ricominciate tutte le scuole.
Kasaala si è improvvisamente trasformata da tranquillo villaggio sparso - soprattutto nella zona dove vivo io, dove
ci sono la parrocchia, la missione dei Comboniani, le suore, ed un miniospedale
- in un centro giovanile globale: dalla scuola materna, alle primarie, a due
scuole tecniche ed una secondaria, in totale ci sono oltre un migliaio di bimbi
e ragazzi che ci tengono compagnia.
Una caratteristica delle scuole di questi villaggi è il
fatto che la maggioranza di esse dà anche alloggio a ragazzi e ragazze: già da
sabato scorso avevano cominciato ad arrivare i “boda-boda” (mototaxi) con
ragazzi, materassi e cassa metallica degli indumenti e degli accessori. Vengono
dai villaggi vicini, che però, in mancanza di mezzi di trasporto di qualsiasi
genere, sono irraggiungibili.
Ragazzi e ragazze vivono separati, ovviamente, e controllati
a vista da personale addetto: gli alloggi sono grandi cameroni con letti a
castello o senza letti, in cui i giovani dormono su uno stuoino o sul materasso
di gommapiuma che si sono portati. Il pasto abituale fornito dalla scuola è a
base di riso e fagioli. L'acqua la prendono al pozzo... mica come noi che la
filtriamo! I servizi igienici, per chiamarli con una certa enfasi, sono il
minimo essenziale: wc senza tazza e con un semplice buco che va al biologico, e
docce.
Come era del resto anche in qualche missione in Sud Sudan...
ma anche come è nella maggior parte dei villaggi qui e altrove.
E' iniziato il secondo corso per cercare di preparare
qualche nuovo insegnante di informatica, ma le speranze sono minime: la voglia
di imparare a conoscere bene il pc è tantissima, ma le basi sono sempre molto
labili.Ci sono anche due ragazze che insegnano alla scuola femminile di
“scienze domestiche” (che ora, peraltro, è aperta anche ai maschi)... Speriamo!
Martedì mi telefona da Kampala il fornitore italiano dei
pannelli solari: verranno domani a portarli e giovedì verrà il tecnico per
l'installazione.
African time... Macché! Mercoledì alle due del pomeriggio mi
richiamano: sta arrivando il tecnico con i pannelli solari, se gli date una
mano li installa subito e domani finisce. Riattacco il telefono e arriva l'uomo
dei pannelli da Kampala. Lo aiutano i ragazzi della scuola tecnica: smette di
lavorare alle 19, dopo aver installato i quattro pannelli sul tetto, le
batterie e altri attrezzi nell'aula. Giovedì mattina alle dodici è pronto per
andarsene: tutto installato e funzionante! Nel pomeriggio si fa la prima
lezione con la corrente elettrica sicura ed ecologica e risparmiosa...
C'è anche il “battesimo dell'acqua”... Tra le 15.30 e le 16
scoppia il finimon-do: mezz'ora di tempesta equatoriale che mette subito a dura
prova i pannelli e la loro stabilità. Tutto è bene quel che finisce bene!
E' veramente una grande soddisfazione, almeno per una volta,
essere presenti e testimoni del coronamento di un progetto fino all'ultimo
spillo! Finalmente riesco a rilassarmi e la notte dormo dieci ore filate. Dopo
tutto basta andare a letto alle nove!
Fino a un paio di anni fa in Uganda non esisteva il
“bancomat”: si doveva andare in banca e fare file incredibili; se poi eri uno
straniero non facevi molta fila, ma pagavi uno sproposito il prelevamento con
conseguente cambio da euro o dollari USA a scellini ugandesi.
Praticamente non esistono negozi che hanno il “POS” per
pagare con bancomat o carta di credito.
Ad oggi, a Luweero, si trovano tre “ATM”, come li chiamano
loro, 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, come dice la
pubblicità. Alla fine ti rendi conto che una parte funziona solo per i loro
clienti, una parte funziona o meno a seconda del giorno e della salute
dell'attrezzo o magari è pubblicizzato per un servizio che non supporta, e il
terzo è il solo funzionante in una cittadina che conta circa cinquantamila
abitanti... Però funziona, ed è normale, dandoti scellini ugandesi: il
massimale per la mia carta di credito è di seicento mila scellini (UGX o Ush)
pari a meno di duecento euro.
Ma va bene così!
Quello che conta, lo dici anche tu, è che i pannelli diano elettricità, che tu possa continuare il tuo lavoro senza più giustificarti per la mancanza di corrente; adesso devi lavorare, basta scuse per fare la dolce vita.
RispondiElimina