Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

domenica 8 febbraio 2015

6 – Scuole e pannelli solari




Tra lunedì e mercoledì sono ricominciate tutte le scuole. Kasaala si è improvvisamente trasformata da tranquillo villaggio sparso  - soprattutto nella zona dove vivo io, dove ci sono la parrocchia, la missione dei Comboniani, le suore, ed un miniospedale - in un centro giovanile globale: dalla scuola materna, alle primarie, a due scuole tecniche ed una secondaria, in totale ci sono oltre un migliaio di bimbi e ragazzi che ci tengono compagnia.

Una caratteristica delle scuole di questi villaggi è il fatto che la maggioranza di esse dà anche alloggio a ragazzi e ragazze: già da sabato scorso avevano cominciato ad arrivare i “boda-boda” (mototaxi) con ragazzi, materassi e cassa metallica degli indumenti e degli accessori. Vengono dai villaggi vicini, che però, in mancanza di mezzi di trasporto di qualsiasi genere, sono irraggiungibili.
Ragazzi e ragazze vivono separati, ovviamente, e controllati a vista da personale addetto: gli alloggi sono grandi cameroni con letti a castello o senza letti, in cui i giovani dormono su uno stuoino o sul materasso di gommapiuma che si sono portati. Il pasto abituale fornito dalla scuola è a base di riso e fagioli. L'acqua la prendono al pozzo... mica come noi che la filtriamo! I servizi igienici, per chiamarli con una certa enfasi, sono il minimo essenziale: wc senza tazza e con un semplice buco che va al biologico, e docce.
Come era del resto anche in qualche missione in Sud Sudan... ma anche come è nella maggior parte dei villaggi qui e altrove.

E' iniziato il secondo corso per cercare di preparare qualche nuovo insegnante di informatica, ma le speranze sono minime: la voglia di imparare a conoscere bene il pc è tantissima, ma le basi sono sempre molto labili.Ci sono anche due ragazze che insegnano alla scuola femminile di “scienze domestiche” (che ora, peraltro, è aperta anche ai maschi)... Speriamo!

Martedì mi telefona da Kampala il fornitore italiano dei pannelli solari: verranno domani a portarli e giovedì verrà il tecnico per l'installazione.
African time... Macché! Mercoledì alle due del pomeriggio mi richiamano: sta arrivando il tecnico con i pannelli solari, se gli date una mano li installa subito e domani finisce. Riattacco il telefono e arriva l'uomo dei pannelli da Kampala. Lo aiutano i ragazzi della scuola tecnica: smette di lavorare alle 19, dopo aver installato i quattro pannelli sul tetto, le batterie e altri attrezzi nell'aula. Giovedì mattina alle dodici è pronto per andarsene: tutto installato e funzionante! Nel pomeriggio si fa la prima lezione con la corrente elettrica sicura ed ecologica e risparmiosa...
C'è anche il “battesimo dell'acqua”... Tra le 15.30 e le 16 scoppia il finimon-do: mezz'ora di tempesta equatoriale che mette subito a dura prova i pannelli e la loro stabilità. Tutto è bene quel che finisce bene!

E' veramente una grande soddisfazione, almeno per una volta, essere presenti e testimoni del coronamento di un progetto fino all'ultimo spillo! Finalmente riesco a rilassarmi e la notte dormo dieci ore filate. Dopo tutto basta andare a letto alle nove!

Fino a un paio di anni fa in Uganda non esisteva il “bancomat”: si doveva andare in banca e fare file incredibili; se poi eri uno straniero non facevi molta fila, ma pagavi uno sproposito il prelevamento con conseguente cambio da euro o dollari USA a scellini ugandesi.
Praticamente non esistono negozi che hanno il “POS” per pagare con bancomat o carta di credito.
Ad oggi, a Luweero, si trovano tre “ATM”, come li chiamano loro, 24 ore al giorno per sette giorni alla settimana, come dice la pubblicità. Alla fine ti rendi conto che una parte funziona solo per i loro clienti, una parte funziona o meno a seconda del giorno e della salute dell'attrezzo o magari è pubblicizzato per un servizio che non supporta, e il terzo è il solo funzionante in una cittadina che conta circa cinquantamila abitanti... Però funziona, ed è normale, dandoti scellini ugandesi: il massimale per la mia carta di credito è di seicento mila scellini (UGX o Ush) pari a meno di duecento euro.
Ma va bene così!



1 commento:

  1. Quello che conta, lo dici anche tu, è che i pannelli diano elettricità, che tu possa continuare il tuo lavoro senza più giustificarti per la mancanza di corrente; adesso devi lavorare, basta scuse per fare la dolce vita.

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