Progetto INFORMAFRICA


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sabato 27 novembre 2010

Ayaang

Questa domenica padre Daniele ha organizzato un incontro di “Ayaang” (quello che in occidente si chiama “wrestling”). Pare che questa disciplina marziale sia nata da queste parti, ed ancora si pratica fra i vari gruppi tribali. E’ in pratica, una specie di lotta greco-romana, contornata di danze e costumi proprio del luogo, in cui la “paura” che si fa all’avversario è di grande importanza: di qui i trucchi spaventosi, i costumi che riprendono i colori delle pelli degli animali feroci, le lance. Ma la lotta vera e propria deve essere perfettamente leale, e gli arbitri sono i capi anziani delle tribù, con tanto di frustino di erbe per punire i propri contendenti sleali (e quelli che perdono!).
I due gruppi si schierano su fronti contrapposti di un grande piazzale: al centro gli arbitri e almeno qualche soldato e poliziotto armati (semmai si passasse alla lotta vera e propria!); poi uno per parte si scontrano in combattimenti assai veloci della durata di pochi minuti: chi vince viene esaltato dalla sua parte, chi perde viene, ovviamente, ignorato.
Dopo una decina di combattimenti le squadre decidono che sia finita ed i gruppi si uniscono in uno spettacolo di danze al rullo dei tamburi. Festa di musica, di colori e di polvere.

In mattinata i padri “Apostoli di Gesù” mi avevano invitato ad andare a fare un giro in auto fino a Mvolo, un villaggio all’incrocio di due strade, su un fiume. All’andata abbiamo passato il vicino villaggio di Aguran, completamente invisibile dalla strada, salvo il mercato: è completamente immerso nella savana ed il sorgo, il bambù ed il mais lo nascondono a qualsiasi vista; l’unico motivo per pensare ad un villaggio vicino, sono le donne e i ragazzini che si vedono lungo la strada portare sulla testa le loro mercanzie di ogni genere. A Mvolo ci sono ben due antenne di ripetitori telefonici, così si potrebbe anche telefonare… Il fiume è molto sporco di terra e sabbia, ma i ragazzi ci fanno il bagno nudi; un camion si è rovesciato qualche tempo fa dal ponte e nessuno lo ha ancora recuperato; il ponte di ferro, danneggiato, è senza spallette di alcun genere.
Ci fermiamo a fare qualche foto sul fiume; tiriamo fuori dai guai uno sprovveduto che si è messo a lavare il suo “landcruiser” in riva al fiume, ma non gli parte più, a rischio di finirci dentro. Alla fine ci sediamo ad un bar per bere una “soda”, come chiamano qui le bevande gasate. La scelta qui, come a Rumbek, è tra Pepsi, CocaCola, SevenUp, Mango e acqua. Incontriamo anche un prete diocesano che si sta occupando delle registrazioni per il Referendum. Qui siamo nella provincia dell’Ovest.
Al ritorno padre Mark decide di farci passare attraverso la savana, su una pista che arriva direttamente a Mapuordit: è veramente bello il paesaggio, anche se semidesertico. Ci sono grandi pezzi di terreno pieni di “case” delle termiti, che qui imperversano.

Veramente una mattinata interessante!

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