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sabato 13 novembre 2010

Gli alberi di Mapuordit

Qualche giorno fa è rientrato dalle sue ferie fratel Rosario Iannetti, medico e direttore sanitario dell’ospedale. Con lui sono arrivati anche due suoi amici, padre e figlio, napoletani anche loro, per fare un po’ di esperienza africana: Antonio, il padre fa parte di un Gruppo Missionario da molti anni e quindi ha deciso, nonostante qualche problema di salute, di mettersi alla prova. Lo accompagna il figlio, che darà una mano a fratel Rosario, sistemando il magazzino dei farmaceutici ed altre incombenze.
Sono napoletani veramente simpatici, anche se le loro idee sui problemi ecologici, igienico-sanitari e certe le loro osservazioni ci fanno sorridere molto... qui non si va molto per il sottile: l’acqua viene filtrata e messa in bottiglie che si lavano ogni due o tre mesi... il frigorifero si spegne la sera e si riaccende al mattino, se non ci si dimentica... la pasta potrebbe essere scaduta da qualche mese, ma se non ci sono i tarli... e loro hanno portato i coperchietti di tela da mettere sul pane e su qualche avanzo perché non ci vadano le mosche, peraltro qui rarissime!
Meno male che hanno portato anche qualche porzione di salame piccante, di bresaola, di grana, di funghi secchi...!

Francesco, il figlio, dottore in scienza dell’alimentazione, è preoccupato non solo per l’acqua, ma soprattutto per il fatto che qui si bruciano tutti i rifiuti all’aria aperta, se va bene in grandi buche, altrimenti in mucchi nel prati... siccome ci vanno dentro anche qualche bottiglietta di plastica e altri materiali che, bruciati, non producono propriamente aria sana, lui sente l’odore della diossina... ma se qui vivono duemila persona in un raggio di un chilometro ed è tutto pieno di alberi e arbusti, e non circolano mezzi a motore, e non ci sono fabbriche di alcun tipo (a parte quella dei bambini e delle vacche, che però sono sanissime) come fa ad esserci inquinamento???
Ultimo problema del giovane è suo padre: per evitare i bicchieri si è comprato una bottiglietta di acqua minerale e beve con quella l’acqua filtrata... ma non lo sa, Antonio, che dopo un po’ la plastica rilascia delle sostanze nocive???

Non ho detto questo per parlare male di due amici veramente ottimi, servizievoli e disponibili ad aiutare tutti in qualsiasi momento, ma solo per far capire al nostro mondo occidentale alcuni degli errori di fondo che abbiamo commesso e continuiamo a commettere!
Ci fasciamo la testa per cose assurde! La plastica delle bottigliette rilascerà sicuramente qualche sostanza nociva, ma dopo quanto tempo di uso, contenendo quali prodotti? Non saranno le schifezze della coca-cola che corrodono la plastica al punto di rilasciare sostanze che il buon Dio, a ragion veduta e conoscendo la chimica meglio di tanti premi Nobel, nell’acqua non si è sognato di mettere?

Non sarà che gli alberi di Mapuordit, veramente tanti e stupendamente immensi, sotto cui il villaggio vive la sua vita sociale, riescono ad annullare gli effetti nocivi di dieci chili di plastica che vengono bruciati ogni giorno su una superficie di oltre 4 chilometri quadrati e dei gas di scarico di una cinquantina di moto, quasi sempre ferme per la mancanza di soldi per comprare il carburante?

Sotto gli alberi di Mapuordit si vive...
In ogni “cortile” c’è almeno un albero “lulu” e sotto a questo... le donne più giovani pestano il mais o il miglio o il sorgo per la polenta... e gli uomini si radunano a parlare di donne e di vacche, e del tempo... a maggio si raccolgono i vicini per recitare insieme il santo Rosario...
Ma di alberi “lulu” nel villaggio ce ne sono tanti: per fare ombra ai commercianti del mercato... per fare ombra agli anziani ed ai saggi ed alle autorità per le loro riunioni... per celebrare i “processi” che prevedono multe o questioni di famiglie o etnie o greggi... per raccogliere le registrazioni per le elezioni o il Referendum... la vita ruota molto intorno a questi mastodontici ombrelli parasole e parapioggia!

L’odore della diossina di Francesco, secondo me, è l’odore di questa terra, dei suoi abitanti, delle sue piante... un odore un po’ acre a cui ci si abitua presto (e quando atterri all’aeroporto, in qualsiasi aeroporto) lo senti subito! Certo, con un po’ di fastidio iniziale, data l’abitudine all’odore del sudore e dei deodoranti delle metropolitane, dei gas di scarico di migliaia di auto e moto per terra e di centinaia di aerei che scaricano di tutto e di più sulle nostre teste unte di prodotti per perdere prima i capelli, delle cacche dei cani puliti e lavati dei cittadini sporcaccioni... Con il caldo che c’è qui, anche le grandi cacche delle vacche si seccano in pochi minuti e non emanano alcun “profumo di campagna” come lo chiamano i nostri cittadini...

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