Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
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domenica 5 dicembre 2010

Senza limiti di proprietà... il loro sorriso ed il loro “welcome”

Approfitto di una giornata senza impegni scolastici, tra le ultime lezioni di ieri e gli esami di domani in periferia, per aggregarmi a due personaggi che vengono accompagnati ad Yirol dall’autista dell’ospedale.
So che la strada è in pessime condizioni, ma ormai non piove in modo consistente da molti giorni, per cui il viaggio, ancorché caldissimo, si preannuncia interessante.
Yirol è una cittadina poco più grande di Mapuordit, ma molto più concentrata intorno al mercato ed all’ospedale, gestito dal Cuamm, associazione di medici italiani. C’è anche una grande comunità comboniana, con una chiesa nuova, spagnoleggiante, ma molto africana; il progetto è dello spagnolo padre Parladè, che ne è tuttora il parroco.
I due personaggi con cui faccio l’andata sono un comboniano ed una ex-suora comboninana che continua ad occuparsi di Sudan da Bolzano: lui è una valanga di parole, sempre molto concrete, anche discutibili nella forma e nella sostanza, lei lo sostituisce quando lui smette un momento… Al di là delle “illazioni” sono due persone veramente interessanti e importanti, visto che riescono a finanziare moltissime attività dell’ospedale ed anche qualcuna della comunità!

Ma oggi quello che conta è ciò che vedo lungo la strada! E’ come trovarsi in un parco naturale all’aperto, senza restrizioni, senza confini, senza limiti di proprietà (le reti metalliche di difesa le usano solo le missioni e le scuole, ossia gli occidentali).
In giro la campagna è infinita, interrotta solo da scarsi alberi, sempre molto grandi; grandi estensioni di sorgo, di mais bianco, e palude in cui vivono centinaia di trampolieri ed uccelli vari, grandi come le aquile, gli avvoltoi e i pellicani o piccoli come passerotti, ma coloratissimi… in qualche stagno una bella varietà di ninfee, in giro qualche famiglia di scimmiette, per strada un cadavere di iguana lungo oltre quasi due metri, e più in là il cadavere fresco di un vitellino poco più che neonato evidentemente morto di malattia…
Il sole è fortissimo, ma non c’è umidità, per cui si sopporta benissimo, molto meglio delle buche che sono veramente tantissime, e disposte che non si può evitare di traversarne quasi la metà… si tratta solo di decidere quale metà, se a sinistra o a destra…
L’altro aspetto stagionale del viaggio sono le molte mandrie di bovini che incrociamo o superiamo, che si stanno spostando dai “cattle camp” a zone meno aride. E i pastori che vedono la macchina fotografica vorrebbero essere fotografati, magari per farsi pagare qualcosa la foto…
Al mercato di Yirol compro i biscotti per i bambini di Pan Amat e per le mie merende del mattino, quando mi vengono le crisi di calo degli zuccheri: una trattativa di mezz’ora in due negozi per comprarne uno scatolone da 120 confezioni al prezzo di 12 euro…
Al ritorno sonnecchio grazie alla guida premurosa di Madit, arabo sudanese, famoso per come corre in auto e come le scassa durante la stagione delle piogge: non ci credo!


Ieri finisce ufficialmente il corso nella “scuoletta di periferia”, con gli esami sull’hardware e su Word. Impegno tremendo per tutti. Per un giorno puntuali, attentissimi, spaventati quasi dalla prova, forse ancor più degli insegnanti della scuola secondaria.
Finisce anche qui con quattro promossi e due consigliati di riprendere il prossimo anno, se ci sarò e se ci sarà il corso, dal primo livello, per migliorarsi senza fretta.
Anche qui valgono le considerazioni della scuola: purtroppo nessuno ha un computer e quindi nessuno può esercitarsi… Vedremo di provvedere, con l’aiuto di Dio e degli amici che vorranno aiutarci.
Durante gli esami sono anche venuti i giovani ad iscriversi al prossimo corso: sei ore alla settimana, per quattro settimane, al costo di 7 euro totali per conoscere un po’ di hardware e imparare ad usare Word. Ci sono ben nove iscritti!
Alla fine “soda” (ossia bibite in bottigliette di plastica da mezzo litro) per tutti, offerta dal “professor”. Contentissimi.
Dopo che sono andati via tutti, James, il responsabile del “quartiere”, mi invita nella sua capanna, anzi fuori, a mangiare il pesce fresco che al mattino è andato a prendere al fiume. Il solito rito: lavaggio delle mani con un po’ d’acqua, pentolino da cui prendere il pesce con il sugo, un piatto su cui appoggiarlo per mangiarlo un po’ per volta e alla fine lavaggio delle mani con anche il sapone!
Il pesce è squisito, il sugo pure, la moglie di James e le altre donne sono tutte prese per questo servizio di ospitalità degno di un principe… Cosa vuol dire il loro sorriso ed il loro “welcome”!

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