Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 16 dicembre 2010

Comincio a pensare di comprarmi un tucul...

Oggi, finalmente, riunione con Fratel Rosario, nuovo superiore della Comunità Comboniana e direttore sanitario dell’ospedale: dobbiamo valutare la possibilità del mio ritorno a Mapuordit il prossimo anno, Referendum e “secessione” permettendo.
Alla fine sono tutti contenti della mia idea di tornare: l’unico problema, non da poco, è quello dell’alloggio, per i comboniani devono costruire qualche camera, ma verrà pronta a fine del prossimo anno, e le altre sono delle suore australiane. Visto però che devo venire per la scuola, devo contattare suor Philippa, appena partita per l’Australia, che dobrevve prendermi “in carico”; per il vitto ci penserà l’ospedale, a fronte della disponibilità a risolvere i loro problemi.
Comincio a pensare di comprarmi un tucul, o farlo costruire nuovo: il problema più grande sarà quello dell’acqua. Bisognerà costruire un “tank”, come chiamano qui il serbatoio, e portare l’acqua a mano; con una piccola pompa si manda nel serbatoio e si può utilizzare anche per la doccia… Il servizio igienico sarà come ai vecchi tempi nostri ed a quelli attuali di qui: pozzo biologico ad accesso diretto, senza sifoni e marchingegni vari! Un filtro per l’acqua la renderà potabile. Ultimo, ma non meno importante per una vita sufficientemente “europea”, un pannello solare a batteria, per produrre quel minimo di corrente elettrica per far funzionare un computer e due lampadine. Pare che il costo di tutto questo possa rientrare nei 5-6 mila euro!

I ragazzi di Pan Amat mi dicono però che sarebbe bene che mi procurassi una moglie, per tenere pulita la casa, andare a prendere l’acqua, far da mangiare e magari darmi ancora qualche figlio… ma io non ho le vacche, e nemmeno i soldi, e sono già sposato! Mi sa che dovrò cambiare progetti!

Il fatto è che loro, i “dinka”, ancorché cattolici o cristiani, sono innanzi tutto poligami, ed in secondo luogo la donna vale solo in quanto può produrre figli, ma soprattutto figlie, che, quando arrivano alla maturità fisica possono essere “vendute” per venti, trenta, cinquanta vacche del valore in media di settecento dollari l’una.
John, un giovane maestro, ha avuto, dicono i fratelli di lei, ma gli interessati negano, un rapporto con una ragazza di quindici anni: la ragazza è stata allontanata e lui licenziato dalla scuola, e ha dovuto pagare una bella somma alla famiglia di lei.
Noi stiamo a discutere sul “burqua-sì” o “burqua-no”… impicciandoci di usi, costumi e tradizioni per noi inconcepibili, ma per gli interessati assai importanti!

Nessun commento:

Posta un commento