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lunedì 20 dicembre 2010

Sono seduto su un tubo di ferro... non ho più l’età per certe cose!

Questo week-end è stato veramente impegnativo: il Convegno Giovanile Diocesano ad Yirol ha comportato non poca fatica e lavoro, per tutti.
Ho avuto la “consegna” da padre Daniele di portare da Mapuordit ad Yirol una trentina di ragazzi e ragazze, con un camion che doveva essere pronto dopo la messa, circa alle 8.30.
La disposizione è di non caricare nessuno oltre agli iscritti che hanno pagato.
Alle 10 il camion ancora non si vede: i ragazzi che hanno pagato sono assolutamente tranquilli, una decina di abusivi, che non ha pagato e non vuole pagare, comincia a lamentarsi su quando arriverà il camion, se è vero e soprattutto perché non vengono date risposte, e perché non viene data la colazione!

Verso le dieci e mezza, finalmente, si parte: ho delegato a mantenere l’ordine un ragazzo nero, facendogli anche un bel discorso: d’ora in poi i ragazzi dipendono da te, perché tu sei dei loro e parli la loro lingua. Sei tu il responsabile per loro, per quelli in più che non hanno pagato e per quanto succede!
Io rimango in cabina, davanti siamo in quattro e nella parte dietro ce ne sono altri due; nel cassone, alla fine, oltre quaranta. Sono seduto su un tubo di ferro, battendo la spalla contro la portiera, dovendo stare attento alle buche per evitare qualche botta più dura…
Arrivo con lividi pesanti sul sedere e sulla spalla, oltre ad essere completamente massacrato: non ho più l’età per certe cose…
 
Il Convegno si svolge nella gioia e nella serenità: sono presenti quasi tutti i parroci della Diocesi, o gli assistenti giovanili, comboniani e diocesani, il vescovo mons. Mazzolari e per la serata del sabato e la Messa della domenica c’è anche il Nunzio Apostolico, arrivato appositamente da Khartoum. Durante una chiacchierata “a ruota libera” garantisce, tra molta diffidenza, che il Referendum andrà in porto senza problemi e senza incidenti: quasi tutti pensano che si tratti di una mera speranza fideistica, ma il tono della sua voce è sicuro e pare assolutamente certo di quanto afferma. Speriamo in bene!
Poi spara a zero sulle autorità governative di Khartoum, che nei cinque anni di pace dalla fine della guerra civile ad ora, non hanno fatto assolutamente nulla per il Sud, e che sono corrotte fino all’osso! Sembra quasi un discorso di un “diplomatico a fine mandato”, che può finalmente togliersi tutti i sassi dalle scarpe.

L’unico discorso che fa sorridere i giovani, e a dire il vero anche i missionari e gli altri preti, è quello sui matrimoni in chiesa, che il Nunzio auspica caldamente, come nuove vocazioni religiose: i giovani sono poligami e non pensano assolutamente a sposarsi in chiesa, se non altro per non essere ipocriti fino in fondo!
 
Lo svolgimento del Convegno è articolato tra incontri, testimonianze di missionari e sacerdoti, incontri sportivi tra le parrocchie, relazioni dei leader delle singole parrocchie sulle attività pastorali svolte e sulle speranze futuribili. La sera gara-spettacolo tra i gruppi parrocchiali: danza e musica etnica e moderna.
Veramente rilevante l’attenzione di tutti i gruppi e la partecipazione attenta ed attiva di tutti questi giovani, oltre 500, venuti anche da molto lontano: la diocesi si estende quasi dal confine con il Sudan del Nord, all’estremo est ed a sud con la diocesi di Juba.

I discorsi sul Referendum e sulla secessione, ormai vicinissimi, la fanno da padrone: se ne parla con gioia e con serietà, con impegno e desiderio di uscire da una situazione ormai insostenibile di dipendenza da qualcuno che non considera assolutamente il Sud come una nazione o un popolo facenti parte di un’unica nazione. Inutile dire che le notizie che vengono dall’Italia, sulle vicende personali dei nostri governanti, fanno ancora più male: viene l’idea che la gente di qui, ancorché senza cultura e senza storia, sia molto più seria e pulita dentro.

La domenica pomeriggio, ancora mezzo acciaccato dal viaggio di venerdì, decido di tornare a Mapuordit approfittando di un passaggio di padre Mark, degli Apostoli di Gesù; così avrò un giorno intero per riposare e riorganizzarmi anche mentalmente l’ultima settimana di lavoro.
Si parte al tramonto, con la prospettiva di non cuocere al sole, ma anche di prendere qualche buca in più: padre Mark corre molto, ma conosce anche tutte le strade e i sentieri più impensati della regione. Riusciamo ad arrivare a Mapuordit, traversando la savana per parecchi chilometri, in meno di due ore! Gli altri, per la strada normale, attraverso Agany ed Aluakluak ci mettono almeno tre ore…
Lo spettacolo notturno della savana è notevole: uccelli ed animali notturni, qua e là, e poi si attraversa qualche piccolo villaggio con i fuochi accesi per cucinare il mais bianco o il riso o raccontare le favole ai bimbi per farli dormire.

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