Progetto INFORMAFRICA


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sabato 15 aprile 2017

8 – “Razzismo civile” e “generosità povera” - 170128


Questa “nota” è l’ultima, per questo giro, da Kasaala… Domani mi trasferisco a Lira, come avevo anticipato, ma ho voluto raccontarvi “a caldo” la fine del cor­so agli insegnanti del “St. Daniel Comboni College”.

Mentre dall’Italia arriva la notizia di Pateh, il ragazzo gambiano che non ha re­sistito, probabilmente dopo mesi o anni di viaggio, prima a piedi o con mezzi di fortuna attraverso il deserto, poi la sosta di mesi in Libia in campi di concentra­mento che nulla hanno da invidiare a quelli nazisti di europea memoria, poi la traversata della speranza, o della morte per i meno fortunati, l’arrivo e l’acco­glienza, chiamiamola così almeno per un momento, ecco… arriva questa dop­piamente tragica notizia… tragica per Pateh, che non ha resistito all’ennesima discriminazione, alla scarsa accoglienza, alla mancanza forse anche solo di un gesto di affetto… ma tragica anche per l’Italia che ha visto suoi cittadini mo­strare ancora una volta il peggio di se stessi!

Ecco mentre questo accade nella “civile Italia” (stavo per scrivere Padania, ma mi è sembrato di fare pubblicità al “male” in se stesso, e l’Italia non è quella di quei pochi idioti), qui in Uganda, mi è successo un episodio quasi irreale, anche se ho letto di un paio di episodi analoghi avvenuti negli scorsi mesi in Congo e in Burkina-Faso, se non sbaglio.

Cerimonia di consegna dei certificati agli insegnanti che hanno partecipato al corso e passato gli esami. Durante il corso è mio compito raccogliere i soldi della partecipazione al corso stesso (circa 12 euro ogni insegnante, che ne guadagna 60/90 al mese). D’altra parte il corso ha dei costi che la scuola non po' sostenere e il corso è un aggiornamento professionale molto importante. Prima della cerimonia consegno al direttore della scuola i soldi ricavati, a meno del piccolo conto delle spese sostenute. In totale si tratta di circa 60 euro di saldo positivo.
Durante i reciproci discorsi di ringraziamento e di commiato, prima della conse­gna, il direttore della scuola mi riconsegna i soldi avanzati: “Ti siamo grati per il corso e ti ringraziamo per quanto hai fatto. Questi soldi te li restituiamo: noi li abbiamo già spesi e a te servono per continuare il tuo progetto di insegna­mento. Li utilizzerai per il progetto di un’altra scuola!”. Senza parole…

Sono troppo sensibile a queste cose e devo dire che non sono riuscito a tratte­nere una piccola lacrima di commozione. Mentre noi sperperiamo un capitale di civiltà con gesti da abbruttimento totale, quelli che Salvini chiama, nella sua lingua e con la sua infinita ignoranza e volgarità “oranghi”, mi hanno “finanzia­to” una piccola, infinitesima parte di un nuovo progetto: la vedova del vangelo di Marco (Mc 12, 38-44) si materializza in questo villaggio ugandese.
Per me è come se avessero pagato un intero impianto a pennelli solari… che devo fare? Mi sento tanto “buonista”…

I salmi finiscono con un “gloria”, i miei piccoli e modesti corsi di informatica fi­niscono con dei certificati che spero aiutino sempre a trovare un lavoro o una posizione migliore a coloro che li frequentano, e che soprattutto sappiano redi­stribuire quel poco di “conoscenza” in più ai loro studenti.

L’ultimo giorno serve per rimettere in ordine le idee, organizzare la partenza e il viaggio verso Lira: circa 280 chilometri di strada finalmente buona, circa 4 ore di pullman, o, se Dio me la manda buona, un passaggio in auto in tre ore si riesce ad arrivare…
Anche lì la comunità comboniana mi aspetta a braccia aperte, come sempre e dovunque: padre Cosimo, chiamato “il gesuita” per i suoi studi, padre Luis, il parroco, e fratel Gilberto, che dirige la scuola e l’amministrazione.

Questo ultimo giorno serve però anche ad aggiornare tutti i PC della scuola tecnica, portati tre anni fa. Contrariamente a Microsoft o Apple, usando Linux e LibreOffice (“sistema operativo” il primo, “office automation” il secondo), si continuano ad aggiornare PC anche vecchi e con poca memoria che lavorano magnificamente in una scuola. L’investimento funziona, i ragazzi che vanno in una scuola dove c’è un’aula di informatica sono felici e noi non abbiamo da rot­tamare i pc portatili, ma li ricicliamo dove vengono “sfruttati al meglio”, nel senso che meglio di così non è possibile!

Nel discorso di commiato gli insegnanti-studenti mi hanno ringraziato per aver fatto loro conoscere questo software “molto semplice e altrettanto efficace” di quello a pagamento.
Una piccola soddisfazione in più per chi si batte da sempre a favore del soft­ware libero!



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