Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
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sabato 8 febbraio 2014

Kasaala Technical School: un buon inizio!


 
Lunedì ho iniziato i miei corsi, ma sono anche iniziate le scuole per tutti, così Kasaala si è rivitalizzata all'improvviso: bambini e ragazzini tutto intorno alla missione, perché le scuole primarie, che durano sette anni, si comincia a sei anni, sono tutte intorno alla comunità, come pure le scuole tecniche. La mattina, alla messa delle 7 ci sono sempre un paio di classi. E oggi, sabato, la direttrice del coro aveva forse 10-11 anni... magnifico!

Dopo una settimana dei due corsi posso cominciare a fare qualche valutazione.
Durante la preparazione avevo avuto qualche dubbio sull'efficacia della “promozio­ne” fatta da padre Giorgio, ma a bocce ferme, a corsi iniziati, devo dire che ha centrato pienamente gli obbiettivi e la scelta delle persone che avrebbero potu­to partecipare.
Come ho già avuto modo di dire, la selezione è stata buona, anche se ho dovuto scartare almeno quat­tro ragazzi e altrettanti lavoratori. Oltre ai giovani che fanno il corso al mattino, ci sono sette tra lavoratori e insegnanti e un imprenditore, che fanno il corso al pomeriggio. Gli insegnanti dovranno poi proseguire i corsi di informatica per il villaggio e per la scuola tecnica, che ha ora solo i set­tori di meccanica, falegnameria e carpenteria metallica.

Alla fine della selezione mi sono reso conto che erano quasi tutti maschi. Solo un paio di donne... Pazienza! Lunedì sera, intervistando padre Giorgio per “Radio Incontri” di Cortona (www.radioincontri.org per chi volesse ascoltare le trasmissioni di “Volontariando” in streaming) mi ha detto che qui ci sono due scuole tecniche, una maschile ed una femminile. A questo punto ho avanzato la richiesta che i prossimi corsi di informatica siano accessibili ad ambo i sessi... la risposta è stata un “ovviamente!” che non ha lasciato spazio a dubbi, ma su­bito seguita da: “... domenica alla Messa, quando ho presentato te e il nuovo direttore della scuola tecnica ora maschile, lui ha detto che spera che alle prossime iscrizioni si iscri­vano anche le ragazze!”. A dire la verità tutto questo era stato detto in lingua “luganda” ed io, altrettanto ovviamente, non avevo capito nemmeno una paro­la!

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Giovedì a pranzo e cena abbiamo ospiti: passano a trovare padre Giorgio quattro trentini che vengono in Uganda da molti anni e aiutano nella costruzione di scuole e chiese. Parlano quasi solo dialetto e ci offrono un goccio di “medicina trentina”... una specie di grappa fortissima e buonissima!
Se ne vanno dopo cena, via di corsa, con una macchina strapiena di loro e dei bagagli, per partire nella notte da Entebbe.

Chissà perché da Entebbe gli aerei partono solo di notte... Anche sr. Lily parte stanotte per l'Italia e ci si ferma almeno tre mesi... spero di poterla incontrare di nuovo: l'ho conosciuta in Sud Sudan ed è veramente una suora speciale!
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La fatica si sente, ma dipende dal fatto che nella prima settimana si fa teoria e quindi sto in piedi tutto il tempo della lezione, in totale sei ore al giorno... quando finisco ho voglia di andare a passeggiare per sgranchirmi! Per fortuna in questi giorni non ha fatto il caldo della settimana precedente ed ha anche piovuto un paio di volte, ma senza esagerare come usa di solito qui! Sabato solo un'ora per gruppo al mattino per lasciare un po' di spazio alla pratica ed al recupero di chi è già in difficoltà. Poi … festa!
 
Oggi pomeriggio, sabato appunto, in città (si fa per dire...), a Luweero, centro commerciale (nel senso che c'è un mercato), sede di diocesi (nel senso che c'è un vescovo), ma soprattutto la fermata dei pullman di linea che vanno a nord, verso Gulu, Moyo e il Sud Sudan, ma anche verso Lira e Arua, due tra le maggiori città dell'Uganda.

Già, la fermata degli autobus è sostanziale per la vita di queste cittadine: quando arriva il pullman, come già raccontato in altre “note”, c'è l'assalto al viaggiatore affamato, un po' il contrario di quanto succede nei nostri autogrill, in cui sono i viaggiatori ad assaltare bar e toilette, qui sono i venditori di spiedini, banane cotte e crude, kassawa (manioca), acqua e bibite ad assalire i viaggiatori sugli autobus. Per le toilette... bisogna scendere e ci sono anche le toilette a pagamento! Se si ha bisogno durante il viaggio... si avvisa l'autista che si ha da fare una “short-call”, ossia una chiamata breve... tutto il mondo è paese: quanti da noi, in circostanze analoghe, dicono di dover andare a fare una telefonata?
Mi accompagna con un vecchio fuoristrada Suzuki uno dei miei “studenti”, che lavora nell'officina della scuola di meccanica.

La cittadina si estende lungo le due strade parallele, vecchia e nuova, con una serie infinita di negozi e negozietti che vendono di tutto, ma soprattutto ricariche telefoniche... Il mercato vero e proprio c'è solo al lunedì, quindi acquisti rinviati al primo lunedì in cui avrò tempo, cioè tra un mesetto...

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L'altro ieri è arrivato un camion attrezzato di gru: si è portato via una moto Guzzi 250, rossa, tipo “galletto”, che era appartenuta a padre Giannino, che è mancato lo scorso anno. Mi ha stretto il cuore... ma padre Giorgio ha detto che ha incassato una bella cifra, che serve per finire una scuola nuova. Giusto, ma forse vendendola in Italia si sarebbero ricavati soldi per tutta una scuola qui!
Ora in garage è rimasta sola una Fiat 850 Special rossa... sempre di padre Giannino!

Mi hanno detto che tempo fa, a Kasaala, in una missione dei “padri bianchi”, c'era un padre che aveva anche lui una grande moto bianca... chissà le corse in moto fra i due missionari per guadagnarsi più anime!

 

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