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lunedì 15 ottobre 2012

Africa... cosa avrai di più?


 Dopo soli tre mesi a casa, in Italia, nella splendida Italia che amo vedere e rivedere e rivedere ancora, e partendo dalla Toscana medievale si può ben capire!, eccomi di nuovo in Africa, questa volta con qualche meta in più in cui andare e soltanto un mese e mezzo di tempo per fare tutto...

All'arrivo all'aeroporto di Entebbe (la Malpensa di Kampala, capitale dell'Uganda) l'Africa mi riaccoglie, nonostante siano le 4 del mattino, con il calore della terra e della polvere, la sua brezza calda e con tutti i suoi odori tanto diversi.
Dentro di me sento di essere come a casa, magari la casa in campagna, o al lago, visto che qui c'è il Lago Vittoria, uno dei maggiori del mondo, e la campagna è tutto o quasi. Roberto, da buon toscano, al ritorno mi dirà con moltissime ragioni, che la sua terra chianina è la più bella del mondo e che devo stare lì e non qui, per stare bene!

Sicuramente la terra di Toscana, della Valdichiana, della terra di Siena e di Arezzo, del Palio e di Piero della Francesca, dei Medici e degli Strozzi, nulla ha a che vedere con questa terra arida, bruciata, ma anche verde e rigogliosa...
I vigneti e gli oliveti belli precisi come si vedono da noi, come i meleti del Trentino-Alto Adige, qui non ci sono. I campi con tanti colori diversi, soprattutto al cambio di stagione e di coltura, oro vecchio ancora da dissodare, marrone scuro quelli appena preparati, magari qualcuno già con il primo verde chiaro chiaro, o i vigneti rosso ruggine dopo la vendemmia, quelli qui non ci sono. I "giganti bianchi" della razza chianina qui sono povere mucche affamate alla ricerca di qualcosa da brucare, come le capre e qualche pecora...

Qui al centro commerciale, dove solo i bianchi possono permettersi di entrare con l'idea e la possibilità di comprarsi uno shampoo dell'Oreal o la crema Nivea, sono ancora e sempre i ragazzi neri che chiedono di riportare il carrello in cambio di una misera mancia, visto che nei carrelli non si deve mettere la monetina...
Qui il bianco lo chiamano "musungu" (senza offesa!): il "diverso" qui è lui! E' lui che con grandi macchine pulitissime (dai ragazzi neri) va in giro con una certa arroganza, potendosi permettere qualsiasi cosa, ma soprattutto di vivere "alla grande" con poca spesa, sfruttando i bassi costi della vita africana con i lauti guadagni del mondo occidentale.

Tutto vero, il nostro benessere, come ormai lo chiamano solo i benestanti e gli economisti, che stanno ancora meglio dei benestanti!, è sicuramente una meta raggiunta, "abbiamo" tutto o quasi, e chi non ha ancora tutto si fa in quattro per arrivarci prima degli altri... ma come viviamo? Quando ci fermiamo per la strada a chiacchierare con un ragazzo nero, o una ragazza cinese a chiedere da dove viene, come mai si trova da noi, cosa fa?
Abbiamo paura degli altri uomini, temiamo che ci rubino il portafoglio o il posto di lavoro, o la religione o la donna...
Vado in giro per città grandi due, tre, quattro volte Roma, tanti mi salutano, tanti mi chiamano "musungu" con un sorriso, i bambini chiedono "how are you?" sperando che mi giri a guardarli rispondendo "I'm ok!" o "I'm fine!" per farsi una bella risata...
Stamattina alla Messa a Gulu, una bimba in braccio alla mamma mi ha visto, mi ha indicato alla mamma, poi mi ha fatto un sorriso e un ciao con la manina: mi ha fatto sentire "diverso", e non solo nel colore della pelle!
Come il saluto caloroso, all'arrivo al Centro dei "Comboni Samaritans", delle donne handicappate che si ricordavano di avermi visto a maggio e mi hanno ringraziato di essere tornato...

Forse è qui la differenza. Anche noi sappiamo essere bravi e generosi, in mille occasioni, ma non riusciamo che raramente a sorridere all'altro, abbiamo paura... qui si sente la differenza che fa l'uomo, diciamo pure "all'antica", con la sua semplicità d'animo, con la sua povertà materiale e la sua ricchezza interiore!




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