Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

mercoledì 20 giugno 2012

Volontari "fai da te"




Non sono abituato a "sparare a zero" su nessuno, salvo se qualcuno mi legittima a farlo sperperando il denaro pubblico o distruggendo il "bene comune" o massacrando l'italica "sana e robusta Costituzione", o magari generalizzando dove proprio non si può e non si deve, per onestà morale.

Questa volta però, senza sparare, devo raccontare due episodi carini, perché ciò può servire a tutti coloro che sono "portati ad aiutare gli altri", che si sentono in dovere di farlo, ma che non conoscono le regole del gioco, necessarie anche in questa attività, soprattutto quando non si tratta di andare semplicemente in una casa di riposo ad assistere un anziano...
Ricordo che quando ho iniziato a fare volontariato in carcere mi dissero subito che dovevo "prepararmi bene" a conoscere questo ambiente prima di fare disastri! Vale ancor più per l'Africa, che è un mondo completamente diverso dal nostro.

Un paio di settimane fa ha annunciato il suo arrivo una signora americana che aveva incontrato padre Victor anni prima. Chiedeva di poter essere prelevata al confine con l'Uganda, che dista da noi una decina di chilometri, dove l'avrebbero portata le suore che l'avevano ospitata per qualche giorno.
Andiamo a prenderla e la portiamo in Comunità, dove le viene data una camera e viene invitata a mangiare con noi i pasti quotidiani. Con il passare dei giorni la signora "invade" la Comunità e parte del villaggio, parla con tutti, si fa conoscere... Su alcuni punti però non ci troviamo proprio d'accordo... è favorevole alla pena di morte, e quando ne abbiamo parlato è scoppiata in una risata fragorosa che ha fatto alzare da tavola me ed il parroco... poi ha sconcertato tutti generalizzando sul fatto che in Vaticano ci siano solo persone disoneste... Conosce tutti e chiede di tutti e si arrabbia con un vescovo che non le ha parlato di una comunità di suore... lei dice che sta cercando fondi per aiutare le suore e le comunità religiose che hanno bisogno di aiuti... ma alla fine dice che lei non ha soldi, viaggia a sbafo delle comunità religiose e si fa portare in giro da chiunque senza programmi o mete precise...
Quando, dopo una settimana di vita comunitaria, se ne va a Juba, senza lasciare nemmeno un'offerta in cambio di vitto e alloggio, chiede un passaggio a fratel Erich sul camion che porta gli operai e i banchi di una scuola, senza pensare che gli operai sono costretti dalla sua presenza a viaggiare in cima al carico, nel cassone, e lei si lamenta delle buche della strada in cabina...
Dopo due giorni si scopre che doveva andare altrove, ma non aveva voluto accettare il passaggio giusto, da sola, con un un autista locale... La filantropa!

Due giorni fa sono arrivati due ragazzi austriaci, giovanissimi, lui al secondo viaggio in Africa, lei al primo... Di buon mattino vanno in ospedale a presentarsi al direttore che sapeva del loro arrivo, ma vengono cacciati dalla polizia... nessuno dice loro che è presente il ministro della sanità e che gli stranieri non possono accedere per un giorno... tornano sbigottiti e spaventati, tanto che decidono di rientrare immediatamente a Juba e poi vedere il da farsi!
Per fortuna padre Victor ed io riusciamo a convincerli che le cose vanno meditate meglio, che le decisioni emozionali non sono sagge e che è meglio che si riposino ancora un giorno! Poi andranno dal direttore dell'ospedale, che sapeva del loro arrivo e ne era anche contento, a sentire cosa possono fare!
L'ospedale aveva già fatto sapere che "i volontari sono ben accetti se si procurano loro da mangiare, da dormire e se magari possono anche portare gli strumenti e gli attrezzi e le medicine": l'ospedale, come le scuole, come tutti, non ha nulla di nulla. Solo qualche letto per i malati gravi!

Ancora una volta si verifica che, per finanziare l'esercito al confine con il Sudan, tutti rinunciano a tutto: non ci sono più carburanti per le vetture, per le fabbriche, per i generatori di corrente; il petrolio arriva dal Congo e dall'Uganda, perché i pozzi sono fermi; il cibo diminuisce di quantità ed aumenta di prezzo; le scuole e gli ospedali mancano di tutto, anche degli stipendi per chi ci lavora e ci insegna.
Tutto è ufficialmente definito "a disposizione delle forze armate" per essere utile alla "difesa del Sud Sudan".

Qualcuno dice che "non vuole la guerra", ma nel frattempo tutti si attrezzano per l'eventualità... il popolo povero si sta attrezzando mangiando sempre meno! I soldati si stanno attrezzando comportandosi con l'arroganza di chi "difende il suolo patrio"... che non si sa nemmeno esattamente quale sia, vista la mancanza di confini stabiliti a priori dell'indipendenza!



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