Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

lunedì 2 settembre 2019

2 – Un mese di viaggi per riprendere le fila


Arrivare ad Entebbe quasi a metà luglio e sentire il bisogno di un maglioncino per il fresco e l’umidità non è normale, siamo quasi all’Equatore… Ma tant’è, i cambiamenti climatici, nonostante l’abitudine di molti italiani di rivolgersi al meteo anziché al Padreterno, ma impegnati a non fare nulla per avere un governo sensibile all’ambiente, sono attivissimi anche qui, come in ogni parte del mondo… I signori che si definiscono “sovranisti”, non vedendo al di là del proprio naso, non si rendono conto che se si rade al suolo la foresta amazzonica il clima cambia ovunque, come se si bruciassero le foreste del Trentino o dell’Appennino Centrale, o si allagasse il deserto del Sahara...

Pochi giorni a Kasaala, ospite del buon padre Giorgio, poi comincio a girare per i miei progetti, vecchi e nuovi.
Passato il “Visitation Day”, di cui ho parlato nella scorsa “nota”, vado a Kampala per due giorni, abbastanza per perdere per la seconda volta in due anni il telefono… in effetti lo volevo cambiare, se n’è accorto ed è scappato prima che potessi regalarlo a qualcuno,che magari poteva amarlo più di me!
A parte la spesa, che con 80 euro riesci a comprare uno smartphone cinese sufficiente all’uso che ne posso fare io, per riavere la SIM si devono assolvere alcune pratiche burocratiche che fanno trascorrere una domenica diversa dal quotidiano…

La prima tappa, già raccontata nella nota precedente, è naturalmente Ruti, dove con Jackie incontriamo Aggrey, il direttore di una delle scuole in cui mandiamo i bimbi, Sandra ed i bimbi.
Tornerò presto con la spedizione delle ragazze di ISF (Informatici Senza Frontiere).

Al ritorno mi fermo a Masaka per parlare con la ex “headteacher” di Bukunda per un progetto di una scuola nel suo villaggio di origine, a circa 25 km di strada in costruzione da Masaka. Posto bellissimo che visiteremo anch’esso con le ragazze italiane e con Jackie.
Due giorni di riposo a Kasaala e venerdì riparto per Moyo con il bus notturno.
Prenotato il posto, pagato il biglietto e lasciato un bagaglio alla biglietteria al mattino, mi resta qualche commissione da fare. Verso sera vado alla stazione dei bus, una breve cenetta in una delle tante cucine con un tavolo e quattro sedie, una birra per dormire meglio, almeno fino al Nilo, e poi vado al bus. Trovo il posto e rimango in piedi fuori dal bus davanti alla porta, visto che ho messo dentro il bagaglio…
Si parte… pronti, via! Sedendomi mi accorgo che al posto del mio zainetto ce n’è uno diverso, ma c’è la valigetta da cabina. Mi guardo in giro, chiamo il conduttore, cerchiamo dappertutto, ma sicuramente qualcuno se lo è messo in uno zaino più grande.
Durante la notte proviamo a fare ancora un paio di giri, ma senza risultato. Ok! Domenica il telefono, stasera, venerdì, lo zainetto…
Praticamente mi hanno portato via la storia di una vita: computer, disco fisso con tutti i dati appena aggiornati, audioregistratore, cappellino, occhiali da sole, spazzolino da denti con dentifricio, un po’ di altre cose che manco mi ricordo, documenti cartacei… Faccio buon viso a cattivo gioco, pensando anche che così doveva essere e per fare il bene qualche sacrificio si deve pur fare… Pazienza!  Almeno la macchina fotografica si è salvata…
Arrivato a Moyo la mattina mi rendo conto che nello zainetto c’era anche il passaporto! E qui anche io cedo un po’ al pessimismo, almeno per qualche minuto…
Passo tre giorni a Moyo pensando al passaporto ed a quanto dovrò fare appena rientrato a Kampala… ma intanto vado a visitare i fratelli comboniani di Palorynia, dove si trovano i due maggiori “Refugees Camps” per la gente che è fuggita dalla guerra civile del Sud Sudan: seicentomila rifugiati… come gli abitanti di Bologna… La guerra è finita in realtà da qualche giorno, anche se i contendenti si erano impegnati con Papa Francesco, dopo due giorni di ritiro spirituale, nella Settimana Santa, a s. Marta, la casa del Papa, terminato con il “bacio dei piedi” da parte del Papa implorante per il popolo Sudsudanese.
Organizzo anche altri due incontri per progetti scolastici nei villaggi di Lefori e Moipi, vicini a Moyo, per la visita con le ospiti di ISF. Sarà proprio un viaggio interessante per le ragazze!

Il ritorno a Kampala è in funzione del rifacimento del passaporto. Dopo aver chiesto alla compagnia dei bus se fosse stato ritrovato, vado alla centrale della polizia con le fotocopie del passaporto perso, e in meno di venti minuti mi fanno il documento di smarrimento da portare all’Ambasciata. Mi viene un coccolone pensandoci…
La prima e ultima volta che ci sono stato, lo scorso anno, sono stato trattato abbastanza bruscamente, poi mi hanno inserito nella mailing list e mi hanno invitato allo Sheraton o in luoghi simili, per presentazioni ad alto livello di spesa, con zero di contenuto, per cui ho scritto che non avendo cravatta, camicia bianca e tanto meno una giacca da pinguino, potevano risparmiarsi di invitarmi a qualsiasi manifestazione nazionalpopolare in cui si ossequia un Ambasciatore e la sua madama. I guardiani del cancello dello Sheraton non mi avrebbero fatto nemmeno dire dove avrei dovuto andare!
Miracolo italiano a Kampala: questa volta mi fanno entrare, mi accompagnano alla porta di un ufficio in cui un gentilissimo impiegato mi spiega in dieci minuti che deve fare la denuncia ad Arezzo e che quando gli daranno l’ok dalla mia Questura di competenza mi chiamerà: questione di pochi giorni, più due foto e 131 US$ e venti minuti per avere il passaporto nuovo! Sono contento, si fa per dire: 500.000 scellini ugandesi sono qui uno stipendio di un dirigente scolastico!
E’ martedì e spero che in settimana si risolva il tutto…
Puntuale. Venerdì mattina mi arriva la telefonata del funzionario… “Buongiorno! Sono il funzionario dell’Ambasciata, per il passaporto… E’ stato ritrovato ed è dalle suore comboniane di Mbuya! Provvedo ad annullare l’indagine alla questura di Arezzo!”
Mi riprendo dallo choc e gli dico “Grazie! Continui la sua indagine… si sa mai!”…
La mattina alle nove ero uscito dalla guesthouse delle suore… Ma la cosa è ancora più strana: il contenitore del “malloppo” è stato ritrovato a quattrocento chilometri da Kampala, da una diversa compagnia di autobus!
Tutto è bene quel che finisce bene, per quanto “bene” possa essere stato!


R I C O R D A T E !!!

Il 20 settembre, uscirà nelle librerie “La Grotta della Pace”, un romanzo per ragazzi (9-16 anni) a firma di Roberto Morgese e mia, ambientato durante la guerra civile in Sud Sudan, conclusasi almeno nominalmente, un paio di mesi fa. Editore “Ediz. Messaggero Padova”.

IL RICAVATO SARA’ COMPLETAMENTE DEVOLUTO ALLA
“FONDAZIONE BRIDGET EVALYN”

Attraverso i soliti canali IBAN:         
Paolo MERLO                     IT47N 06175 14110 000009 206470
BOZEN SOLIDALE             IT77N 08081 11610 000306 006043


Nessun commento:

Posta un commento