Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 15 giugno 2017

12 – La burocrazia è una religione


Un altro viaggio verso l’Africa, un nuovo inizio per nuovi progetti, ma anche or­mai una “prassi”, quella dei viaggi, anche piacevole…
Sul volo “Egypt Air”, ancor prima del decollo da Roma, la responsabile dello staff viaggiante si avvicina e mi chiede il nome… un po’ sorpreso confermo e mi dice: “sig. Merlo, lei è benvenuto a bordo. Per qualsiasi problema si rivolga pure a me!”…
Mi sono sentito tra il cospiratore, lo spiato e l’agente speciale. Poco dopo, quando ripassa, scopro l’arcano: sono un cliente “fidelizzato”, “viaggiatore fre­quente”… va bene così. Poi il mangiare è lo stesso e il servizio pure, e posso dire meno male, perché (e finisco lo “spot”) con Egypt Air ho sempre volato benissimo!

Arrivo alle 4 del mattino ad Entebbe. In dogana mi chiedono come mai ho quattro o cinque “laptop”: sono per una scuola… Tutto ok! Il taxi chiamato tra­mite amici arriva quasi subito.
Passo la giornata preparando i bagagli per ripartire la sera per il Congo, pas­sando dal Rwanda e alle 18 vado alla stazione dei bus per partire. Invece che alle 20 si parte alle 21.30, ma va bene lo stesso…
Verso le 3.30 del mattino arriviamo al confine rwandese e qui… La mia organiz­zazione quasi teutonica del viaggio viene annientata dalla burocrazia rwandese. Non ho il visto sul passaporto. “Devo transitare: a Kigali prendo il bus per il Congo…” “In frontiera non si rilasciano visti!”… “Ma in tutti i Paesi Africani...” “Il Rwanda non è uno dei Paesi africani… Il Rwanda è il Rwanda!”…
Dal tono di questa risposta capisco che proprio non esistono alternative…
Devo tornare a Kampala (6/8 ore di viaggio), fare domanda via internet del vi­sto di transito e aspettare tre giorni…
Bene. Comincio ad occuparmi degli altri progetti e del programma di incontri del mese.
Arriva il visto, ma con il nome della dogana sbagliato: devo entrare da un’altra frontiera. Intanto ho deciso di cambiare il programma di viaggio e rinvio il Con­go a fra due settimane.
Intanto anche dal Congo mi danno buone notizie, si fa per dire… Si sono di­menticati la “lettera di invito”, che però mi mandano via email. In dogana pos­so fare il visto, ma costa 300$ per una settimana (in Uganda 50$ per 3 mesi, e in Rwanda 30$ per un mese)… ma all’ambasciata congolese sono gentilissimi e il visto qui costa molto meno… Meno male che ho rinviato!

Mi sono quindi trovato una settimana di mezza vacanza a Kampala, con i Padri Comboniani che mi hanno accolto e tenuto con la solita benevolenza, gentilez­za e cordiale ospitalità.

Nei primi giorni c’è stato un bel via vai di missionari: c’era stato un convegno di tutti i vescovi e alcuni erano in ritiro spirituale, per cui ho incontrato un sac­co di amici con cui abbiamo fatto progetti negli scorsi anni.
Molti sono anche coloro che hanno chiesto di poter portare avanti anche le loro scuole e le loro attività lavorative per i giovani e per gli abitanti di alcuni villag­gi in cui bisogna promuovere il lavoro e offrire la prima “spinta” per far partire il volano economico che li aiuterà a sopravvivere anche in situazioni di siccità, come ora.

Come sempre, alla fine del viaggio, mi troverò con un paio di progetti che pos­sono partire e altri quattro o cinque da studiare di nuovi e per cui bisognerà la­vorare alla realizzazione, cominciando dal reperimento dei fondi...

Un progetto di cui andrò a discutere negli ultimi giorni di permanenza qui, ma di cui ho già raccontato nelle “note precedenti”, è quello dell’ampliamento di una scuola primaria in un villaggio rurale: la scuola ha ora sette classi più l’asi­lo, un’aula ogni due classi… e i bimbi sono come i nostri… immaginate come possono essere lezioni ed insegnamento!
Il costo dell’ampliamento ad otto aule sarà intorno ai 10.000 euro… amici che leggete, pensateci un momento… con solo 20/50 euro per uno… SI PUO’ FARE!




Nessun commento:

Posta un commento