Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

sabato 13 febbraio 2016

6 – Il territorio e la sua vita



La scorsa domenica, al pomeriggio, padre Giuseppe Parladè, un anziano padre spagnolo, di Siviglia, mi invita ad accompagnarlo in un villaggio a circa 30 chilometri per farmi vedere dove lui vive buona parte della missione e un paio di chiese in villaggi sparsi.
La strada è sempre in mezzo alla savana, lasciando appena intravvedere le cime dei tetti di erba dei tucul, per il resto qualche capra, qualche persona che va a piedi portando legna o acqua o altro, con un andamento lento, dovuto anche al caldo, ma soprattutto alla convinzione che il tempo e la vita vanno avanti senza bisogno del nostro impegno assiduo e stressante per noi stessi.
Il primo villaggio è costituito da una ventina di capanne, una chiesetta, una piccola casa in muratura (una camera e niente più) per il padre e un servizio igienico esterno, sempre in muratura… Qui passa molte notti padre Giuseppe.
Il prossimo villaggio, Nyang, lo troviamo dopo aver superato un accampamento di soldati dove si vedono i cingolati passati al mattino, mentre Padre Giovanni celebrava la messa al villaggio dei lebbrosi. Anche qui una bella cappella, una camera e una toilette in muratura per il padre Giuseppe. La chiesa è arricchita da una bella pittura che un artista locale sta terminando.
Come sempre ed ovunque qui, Cristo e tutti i personaggi delle Scritture sono neri ed è bello vedere l’ambientazione tra palme e tucul…

La settimana passa veloce: è l’ultima serie di lezioni e pratica, foglio elettronico, presentazioni, ripasso, internet…
Sabato pomeriggio però, mantenendo l’impegno della scorsa settimana, padre Pedro mi accompagna al “cattle camp” a fare le foto. Se non ci fosse lui a trattenere e organizzare i bambini avrei fatto foto solo a loro, che, ovunque mi giri, mi si mettono davanti per farsi riprendere in pose guerresche e di lotta… uno spettacolo nello spettacolo di questo campo, quasi al tramonto, tra la cenere e la sabbia, le vacche, qualche cane, qualche capra, tanti bambini, qualche anziana, e diverse splendide ragazze che attendono alle faccende domestiche: cucinare, pestare il mais bianco per fare la polenta (“sida” in lingua dinka) e allattare i figli…
La fotografia (“sura”) attrae tutti e tutti si vogliono far fotografare, ma solo dopo essersi “truccati” con la cenere… ne nasce un “album” che vedrò, in qualche modo e con l’aiuto di qualche amico, di pubblicare…

Domenica dedicata alla preparazione degli esami che si tengono martedì e mercoledì, con la consegna, nel pomeriggio, dei famosi “certificati”.
Gli esami vanno come da copione… tre che riescono ad emergere (due studenti ed un insegnante), gli altri che seguono a distanza e due o tre che proprio non riescono a quadrare, ma a cui rilascio un certificato di presenza e di risultato sufficiente. Tra questi il direttore della scuola primaria, che alla fine chiede a me e a padre Giovanni (io ho evitato di rispondergli) come mai non gli è stato dato il massimo dei voti, data l’anzianità…






La situazione politica è in evoluzione, come da tempo, un giorno avanti e due indietro, ma la speranza che si arrivi ad una conclusione positiva cresce, quasi alla stessa velocità della svalutazione e della fame… Nei prossimi giorni si attendono evoluzioni positive…
Come sempre dobbiamo sperare…



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