Progetto INFORMAFRICA


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martedì 7 aprile 2015

12 - La Karamoja, da Lira a Kotido e Moroto


Finito il lavoro a Ngetta, consegnati i certificati, salutati i missionari, registrato il “gemellaggio” tra “RadioIncontri Valdichiana” e la “Radio Wa” (la “nostra radio”) del vescovo Franzelli, lascio Ngetta e Lira per una settimana di viaggio ricognitivo in Karamoja, dal vescovo di Kotido, padre Giuseppe Filippi, comboniano trentino, e poi da padre Damiano Guzzetti, vescovo di Moroto, comboniano comasco.

Il primo viaggio, da Lira a Kotido, in pullman, dura circa sei ore, per fare meno di 200 km. La strada non è asfaltata, se non per i primi tre chilometri, che si scordano subito. Non è malvagia, la stagione delle piogge ancora tarda a venire e quindi le buche sono ancora poche ed il traffico è assolutamente poco, quindi anche la polvere non è poi moltissima.
Il paesaggio, passando dall'area centrale verso il nord-est, cambia assai ed in modo quasi repentino: si passa dall'Uganda lussureggiante, piena di verde, di alberi altissimi, mogani ed eucalipti, ma anche papaye e banani, ad un paesaggio che mi ricorda subito il Sud Sudan. La savana con i suoi piccoli arbusti, con tanta terra arida, con tante capre e i pastori, con i costumi simili a quelli dei pastori dinka sudsudanesi: un unico pezzo di stoffa legato ai fianchi, ma che cala da una spalla e cinge come una gonna; il bastone, o la lancia, portato dietro il collo con appese le mani; orecchini e bracciali anche per i pastori maschi, ma le donne qui non si vedono.

L'arrivo a Kotido verso sera, in tempo per fare una bella doccia prima di cena. A cena, oltre al vescovo, c'è anche un suo collaboratore italiano, Francesco, che mi ha accolto cordialmente e che domani mi accompagna nelle missioni della zona. Cena ottima, senza eccessi e con tanta cordialità. A letto presto, data anche la stanchezza del viaggio.

Martedì si fa il giro delle missioni per raccogliere i progetti per “Economia Alternativa” e conoscere meglio il territorio. Qui i problemi sono immensi: dalla produzione agricola alle scuole, dalla corrente elettrica che manca (proprio non arriva la rete), all'acqua che dipende dal padreterno e dai cambiamenti climatici, forti e sentiti anche qui, all'istruzione degli insegnanti... il Paese sta cambiando, ma il cammino è lunghissimo. Manca anche la rete telefonica del provider che uso io, così sono anche senza telefono...
Raccolgo qualche progetto agricolo e un progetto per un'aula informatica nella scuola per gli insegnanti elementari. Servono anche i pannelli solari per le pompe dei pozzi, altrimenti le donne continueranno ad essere sfruttate anche per andare a prendere l'acqua.
La sera padre Giuseppe mi concede l'intervista di rito per RadioIncontri, ed
una interessante chiacchierata sui problemi locali.

Mercoledì mattina prendo il “matato”, il pullmino a 15 posti che in un paio di ore mi porta a Moroto: la sabbia qui la fa da padrona, ma basta una doccia per tornare alla normalità. A pranzo ritrovo padre Damiano, che un paio di anni fa mi aveva portato a visitare le sorgenti del Nilo, fuori Jinjia, ma non era ancora vescovo.
Il vescovo è impegnato in un meeting con le donne, ma riesco ad incontrare il parroco di Matany, un villaggio a circa 30 chilometri, sede di un ospedale piuttosto grande gestito dai comboniani, che mi parla di un paio di progetti agricoli interessanti e che mi farà avere.
Alla sera padre Damiano mi concede la sua intervista per lo “Speciale Uganda” di RadioIncontri ed una bella chiacchierata.
Giovedì mattina una cosa che mi emoziona: il vescovo dice la Messa solo per sé e per me... inutile dire che si prega veramente per tutti!
Dopo la colazione visita alla Caritas diocesana e giro in città. Pranzo e preparazione al viaggio della prossima notte... Verso le 17 fratel Francis mi accompagna al bus per prenotare il posto: lo scelgo e do mille scellini al ragazzo che mette la sua giacca sul mio posto.
Alle 20 veloce cena e saluti di rito. Fratel Francis mi accompagna al bus e se
ne va... il posto prenotato è occupato da una signora con un bimbo piccolo. Non la disturbo nemmeno: chiamo uno dei ragazzi dell'organizzazione, si fa per dire, e gli dico che occupo un posto dei loro... Dopo una brevissima discussione decido di rimanere seduto nel posto dello “staff” creando un gran scompiglio e lamentele di tutto il personale: non mi sposto nemmeno un momento, per far capire che l'organizzazione è un'altra cosa: devono essere più seri...
Peccato che, secondo tradizione, nel posto a fianco si siede un essere da 120 chili che mi sovrasta e mi schiaccia per tre quarti del viaggio... ma quando scende... quello che prende il suo posto mi si addormenta su una spalla...
Dieci ore di viaggio di notte, con alcune fermate, nemmeno un minuto di sonno! Alle 7.30 arriviamo a Kampala e devo aspettare le 11 per andare in albergo a dormire qualche ora... ma in città io non ci riesco, anche perché l'albergo si affaccia sul più importante mercato cittadino... beh... dormirò all'arrivo al Cairo, domenica... ma siamo ancora a venerdì!


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