Sono
in Uganda già da tre settimane e solo oggi riesco a trovare il tempo
di raccontare, a me stesso, ai miei nipotini ed a tutti i miei amici
che, sapendomi qua, mi sollecitano a dare notizie e spunti per
immaginare quanto, per i più svariati motivi, non possono vivere in
prima persona, anche se poi partecipano anche generosamente alle mie
“avventure” nella creazione di qualcosa di utile per questi
popoli che sono costretti a fare della propria povertà una virtù ed
un “modello di vita solidaristica” che noi non sappiamo più
nemmeno immaginare.
Un
piccolo episodio alla Messa. Ad un bimbo cade una caramella e si
rompe. Dopo un po’ un bimbo dalla fila accanto vede la caramella
rotta e ne raccoglie il pezzo più grande: al primo momento fa per
metterselo in bocca, ma cambia subito idea e lo da al bimbo a cui era
caduta; la mamma di quest’ultimo raccoglie l’altro pezzo e lo da
al bimbo che ha raccolto il primo. Bravo il bimbo e brava la mamma!
Africa...
Il
viaggio è andato bene, come di norma, salvo un ritardo di un’ora e
mezzo nella partenza da Fiumicino e relativo ritardo all’arrivo al
Cairo. Ho aspettato un’ora e mezzo di meno al Cairo… Visione
positiva delle cose, come nella migliore tradizione africana!
Unica
variante sul viaggio: alle 4 del mattino della domenica di arrivo,
andando dall’aeroporto a Kampala, il taxi che mi portava è rimasto
senza carburante, dopo aver superato almeno sei distributori aperti…
Attesa di circa venti minuti sul taxi, finché il driver non è
tornato, su un moto-taxi, con il carburante…
Tanto dovevo solo andare a dormire…
Tanto dovevo solo andare a dormire…
I
primi giorni li trascorro a Kampala, per organizzare quanto deve
ancora essere portato a Kalongo per rifinire ed attivare l’aula di
computer della parrocchia che l’ecuadoregno padre Ramon ha voluto
per raccogliere ed educare i giovani della piccola cittadina del
nord, cresciuta moltissimo dopo la nascita del dispensario
comboniano, nel 1934.
Devo
anche attendere l’arrivo di una neofita dell’Africa: Nicole,
giovane informatica pisana, che ha chiesto ad Informatici Senza
Frontiere di fare, a sue spese, una prima esperienza con uno di noi,
maggiorenne e vaccinato a climi, usi e costumi diversi…
Kalongo
ci attende. Al margine della Karamoja, questo piccolo centro non
supera le dimensioni di un villaggio, ed è costruito lungo tre
direttrici che si incontrano davanti al viale di ingresso a quello
che era il “dispensario” del 1934, segno evidente che il
villaggio si è espanso dopo la nascita dell’ospedale stesso, ed in
maniera assolutamente ordinata.
All’inizio
degli anni ‘50, il missionario che dirigeva il locale dispensario,
sentito che Giuseppe Ambrosoli, studente nel seminario comboniano,
medico, in procinto di diventare sacerdote, desiderava esercitare la
professione in Africa, gli chiede di venire a lavorare come medico a
Kalongo. Il padre comboniano chiede al vescovo di Milano, all’epoca
mons. Montini, di accelerare i tempi per il sacerdozio di padre
Giuseppe ed in tre mesi, nel 1955, riesce ad ottenere la
consacrazione e l’anno dopo la partenza per la terra degli Acholi
(Gulu e nord-est dell’Uganda).
Padre
Ambrosoli, figlio del fondatore della fabbrica di caramelle al miele,
aveva deciso di donare la sua vita e i suoi studi alla cura degli
ultimi, nello stile di padre Daniele Comboni; il medico-missionario,
rimarrà in questo ospedale durante le varie guerre ugandesi fino a
pochissimi giorni prima della sua morte, avvenuta per le conseguenze
della guerra, a Lira, il 27 marzo 1987.
Storia
veramente bella ed esemplare per tutti coloro, missionari e non, che
si sentono chiamati “all’altro”.
La
Chiesa lo ha già inserito nei “venerabili”, coloro che hanno
dato esempio di vita santa e legata agli ideali evangelici.
Oggi
questo splendido ospedale, riaperto nel 1989 grazie a padre Tocalli,
con la continuazione dei finanziamenti da parte della famiglia
Ambrosoli (e della omonima Fondazione) e di tanti altri, continua ad
essere un fiore all’occhiello dei missionari comboniani, come gli
altri due, altrettanto famosi, di Gulu (Lachor Hospital) e di
Matanyi, in Karamoja.
Siamo
venuti qui con Nicole, per allestire la nuova “computer room” di
cui parlavo sopra e preparare alcuni giovani all’insegnamento
dell’informatica, con un corso di tre settimane. Appena arrivati
siamo stati presentati ai volontari italiani che lavorano
nell’ospedale e siamo stati coinvolti anche qui per cercare
soluzioni e miglioramenti informativi. Informatici Senza Frontiere ha
realizzato un pacchetto software proprio sulla gestione ospedaliera e
lo ha appena revisionato con la consulenza e l’analisi
dell’associazione “CUAMM, medici per l’Africa” di Padova.
Vedremo cosa si può fare, ma sarebbe una cosa bellissima tornare qui
per dedicarsi a questo tipo di applicazione!
Questo
dell’aula di informatica a Kalongo è il primo lavoro che farò nei
tre mesi di permanenza in Uganda. Poi tornerò alla scuola secondaria
di Rushere, per vedere come funziona ed a Bukunda per i passi
successivi alla costruzione della stessa, ormai terminata.
Non
temete, Amici!
Conto sempre sulla generosità di tutti e vi chiederò ancora aiuto, per questa scuola e per altri progetti che si stanno materializzando: un’altra scuola, un orfanotrofio e così via… Questo è ciò di cui la gente di qui ha bisogno, questi sono gli unici motivi per cui verrebbero via di qua!
Conto sempre sulla generosità di tutti e vi chiederò ancora aiuto, per questa scuola e per altri progetti che si stanno materializzando: un’altra scuola, un orfanotrofio e così via… Questo è ciò di cui la gente di qui ha bisogno, questi sono gli unici motivi per cui verrebbero via di qua!
Da
qualche tempo, con qualche amico, stiamo pensando di costituire una
Associazione che ci consenta di far detrarre dalle tasse tutte le
offerte che ci arrivano, ovviamente escludendo gli importi minimi. In
questo modo sarebbe possibile anche arrivare a “mantenere agli
studi” alcuni tra i ragazzi più meritevoli con cifre piuttosto
esigue….
Gradirei
che ognuno di voi che leggete queste note mi esprimesse il suo parere
e il suo consiglio. Inutile dire che questa idea va oltre la mia
associazione ad ISF, con cui non ci saranno possibilità di
conflitto, in quanto questa associazione si occuperebbe di aiutare
direttamente i ragazzi studenti e solo nelle scuole primarie e
secondarie.
Per
AIUTARE la scuola
e
i bimbi di BUKUNDA:
Bonifico
bancario sul seguente IBAN:
BANCA CARIGE : Merlo Paolo - Progetto Bukunda
Codice IBAN: IT72Q 06175 14110 000009 208370
NON
IMPORTA QUANTO e COME… MA… AIUTATECI!!
Per
ulteriori informazioni:
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