Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 18 gennaio 2018

1 – La “perla d’Africa”



Carissimi Amici,

torno a tutti voi, vecchi e nuovi, e comunque sempre di più, con le mie nuove “cronache africane”: le “note di viaggio” con cui mi e vi tengo, forse, compa­gnia, raccontando le mie brevi e lunghe esperienze di viaggio in questo che qualcuno chiama, molto a ragion veduta, il “continente VERO”.

Effettivamente ho pensato più volte a questa definizione data dai “Padri Bian­chi”, nella loro rivista “Africa” (molto bella, come “Nigrizia” dei Padri Combonia­ni, e “Missione Oggi” dei Padri Saveriani).
Soprattutto guardando l’Africa al sud della fascia sahariana, fino al tropico del Sud, questo è proprio un “continente” speciale: le sue caratteristiche, naturali, geografiche, umane sono molto simili ovunque ed un paesaggio è quasi sempre confondibile con gli altri simili di posti anche molto diversi. Ciò che accomuna sempre i popoli africani, pur nelle loro specificità, nelle loro fisionomie anche molto diverse tra loro, nelle loro lingue che però si assomigliano dovunque, è quella che si potrebbe, per semplicità, chiamare l’”africanità”.
Non si può spiegare. Bisogna esserci, viverci, stare nei villaggi, partecipare alla vita ed alla morte, andare al mercato e intorno alle scuole, oppure avere a che fare con gli uffici statali… In ognuno di questi posti in cui si sviluppa la vita quo­tidiana, si trova sempre e comunque l’”africanità”.

I primi giorni di questo nuovo periodo africano sono stati quasi improvvisati… All’arrivo a Kampala ho avuto giusto il tempo di riposare un giorno ed una notte dopo il lungo viaggio da Roma, via Cairo.
Sabato ho deciso di approfittare di qualche giorno di preparazione per fare una “gita” al nord, al confine con il Sud Sudan, dove avrei potuto incontrare un paio di fratelli comboniani con cui avevo lavorato anni fa, proprio in Sud Sudan, al di là del confine.

Moyo è la capitale del distretto del nord Uganda, in cui vivono gli ugandesi di etnia Madi e rimane ad ovest del Nilo. Il suo confine a nord è con il Sud Sudan (Kajo Keji) e ad ovest con il distretto di Arua. Ad est del Nilo si trova la zona di Gulu, abitata dagli Acholi che arriva a nord fino al Sud Sudan.

Come scriverò in un articolo fra qualche giorno, tutta questa terra, che già ri­sente di una vegetazione subsahariana, è terra di “salvezza” per i civili del Sud Sudan in fuga dalla guerra civile che dura ormai da quasi cinque anni.
Nella provincia di Moyo si trovano “campi” per oltre duecentomila sfollati, at­trezzati dall’ONU (con l’UNHCR e l’Unicef). In tutta l’area a nord di Gulu e fino ai confini del Sud Sudan questi sfollati salgono ad oltre 1.200.000…
Tanto per dare un’idea numerica, gli abitanti di questa zona sono meno di 10 milioni: come se ci fossero 1.200.000 profughi nelle provincie della Lombardia del nord… Non riesco ad immaginare le idiozie che riuscirebbero ad uscire dalla bocca del neocandidato alla presidenza della lombardia… (quella minuscola, le­ghista, ignorante e razzista)…
Bene, per fortuna di tutti, qui le teste, nonostante il caldo, funzionano molto meglio e l’accoglienza è salvaguardata ma anche accettata come rispetto per i fratelli che soffrono la guerra. Come successe negli anni ‘80 e ‘90 qui…

Africanità è anche questo saper essere “vicini” di tutti. Ma è anche ritrovarsi ad un funerale di una persona cara ad un amico, in un villaggio sperso nella cam­pagna, con quasi cinquecento persone che partecipano, e sentirsi chiamare per nome… “Paul! Non ti ricordi di me? Ero uno dei professori della scuola di Kajo Keji, quando ci hai tenuto il corso di informatica!”…
Troppo difficile commentare senza retorica, cinque anni dopo…

Africanità è anche un altro episodio, decisamente “strano”, se non si sono letti i libri di Tiziano Terzani e Riszard Kapuscinsky.
Notte, nemmeno tardi, ma già addormentato sul bus notturno che parte alle 22 da Kampala e arriva a Moyo alle 8 del mattino dopo. Ad un certo momento mi sveglio con un occhio e vedo alcune luci… Siamo a Luweero-Kasaala, dove sono stato per diversi mesi ed ho preparato due scuole… “Sento” aria di casa… Nor­male…
Dopo forse un paio di ore, una nuova sveglia interiore, forte, incredibile: apro un occhio… sto per passare il Nilo, sul ponte di Karuma, dove ci sono le rapide… dove ci sono le famiglie di scimpanzé lungo la strada… dove il Nilo, culla del no­stro esistere di Uomini, razza umana, “human beeing”, ti ricorda, anche sve­gliandoti all’improvviso, che qui è la nostra, la mia, la vostra culla, l’origine del­la vita di “homo erectus”… Forse le stesse sensazioni, ma in forma assai diver­sa, si provano alle sorgenti del Nilo, a Jinjia, sul lago Vittoria…

Questo risveglio mi ha fatto pensare a lungo, nel dormiveglia, al lungo percorso di questo fiume, alle sorgenti, appunto, al museo Egizio, alla maschera di Ram­sete, al ponte di Karuma ed al “ferry-boat” che avrei preso poco più tardi, a La­ropi, per tornare ad ovest del suo corso…
Brividi veri, come quelli che mi sono venuti quando, prima ancora dell’aurora, fermi ad attendere il battello per l’attraversamento del Nilo, ho visto in un cielo a 360° miliardi di stelle luminosissime, dall’Orsa Maggiore, quasi all’orizzonte a nord, ad Orione, nel bel mezzo della Via Lattea, alle stelle del Sud, quelle che noi non vediamo quasi mai… e circa un’ora dopo sorgere, prima del sole, un filo di luna…

Buona giornata! Arriva il primo battello (che è poi l’unico che fa avanti e indie­tro come “Caron dimonio dagli occhi di bragia”…) ma qui il Nilo è stanco e quasi fermo ed al di là non c’è l’Inferno, ma una terra pacifica, brulla, arida, ma tanto tanto cordiale ed umana…





Nessun commento:

Posta un commento