Questa “nota” è l’ultima,
per questo giro, da Kasaala… Domani mi trasferisco a Lira, come
avevo anticipato, ma ho voluto raccontarvi “a caldo” la fine del
corso agli insegnanti del “St. Daniel Comboni College”.
Mentre dall’Italia arriva la
notizia di Pateh, il ragazzo gambiano che non ha resistito,
probabilmente dopo mesi o anni di viaggio, prima a piedi o con mezzi
di fortuna attraverso il deserto, poi la sosta di mesi in Libia in
campi di concentramento che nulla hanno da invidiare a quelli
nazisti di europea memoria, poi la traversata della speranza, o della
morte per i meno fortunati, l’arrivo e l’accoglienza,
chiamiamola così almeno per un momento, ecco… arriva questa
doppiamente tragica notizia… tragica per Pateh, che non ha
resistito all’ennesima discriminazione, alla scarsa accoglienza,
alla mancanza forse anche solo di un gesto di affetto… ma tragica
anche per l’Italia che ha visto suoi cittadini mostrare ancora
una volta il peggio di se stessi!
Ecco mentre questo accade nella
“civile Italia” (stavo per scrivere Padania, ma mi è sembrato di
fare pubblicità al “male” in se stesso, e l’Italia non è
quella di quei pochi idioti), qui in Uganda, mi è successo un
episodio quasi irreale, anche se ho letto di un paio di episodi
analoghi avvenuti negli scorsi mesi in Congo e in Burkina-Faso, se
non sbaglio.
Cerimonia di consegna dei
certificati agli insegnanti che hanno partecipato al corso e passato
gli esami. Durante il corso è mio compito raccogliere i soldi della
partecipazione al corso stesso (circa 12 euro ogni insegnante, che ne
guadagna 60/90 al mese). D’altra parte il corso ha dei costi che la
scuola non po' sostenere e il corso è un aggiornamento professionale
molto importante. Prima della cerimonia consegno al direttore della
scuola i soldi ricavati, a meno del piccolo conto delle spese
sostenute. In totale si tratta di circa 60 euro di saldo positivo.
Durante i reciproci discorsi di
ringraziamento e di commiato, prima della consegna, il direttore
della scuola mi riconsegna i soldi avanzati: “Ti siamo grati per il
corso e ti ringraziamo per quanto hai fatto. Questi soldi te li
restituiamo: noi li abbiamo già spesi e a te servono per continuare
il tuo progetto di insegnamento. Li utilizzerai per il progetto
di un’altra scuola!”. Senza parole…
Sono troppo sensibile a queste
cose e devo dire che non sono riuscito a trattenere una piccola
lacrima di commozione. Mentre noi sperperiamo un capitale di civiltà
con gesti da abbruttimento totale, quelli che Salvini chiama, nella
sua lingua e con la sua infinita ignoranza e volgarità “oranghi”,
mi hanno “finanziato” una piccola, infinitesima parte di un
nuovo progetto: la vedova del vangelo di Marco (Mc 12, 38-44) si
materializza in questo villaggio ugandese.
Per me è come se avessero pagato
un intero impianto a pennelli solari… che devo fare? Mi sento tanto
“buonista”…
I salmi finiscono con un “gloria”,
i miei piccoli e modesti corsi di informatica finiscono con dei
certificati che spero aiutino sempre a trovare un lavoro o una
posizione migliore a coloro che li frequentano, e che soprattutto
sappiano redistribuire quel poco di “conoscenza” in più ai
loro studenti.
L’ultimo giorno serve per
rimettere in ordine le idee, organizzare la partenza e il viaggio
verso Lira: circa 280 chilometri di strada finalmente buona, circa 4
ore di pullman, o, se Dio me la manda buona, un passaggio in auto in
tre ore si riesce ad arrivare…
Anche lì la comunità comboniana
mi aspetta a braccia aperte, come sempre e dovunque: padre Cosimo,
chiamato “il gesuita” per i suoi studi, padre Luis, il parroco, e
fratel Gilberto, che dirige la scuola e l’amministrazione.
Questo ultimo giorno serve però
anche ad aggiornare tutti i PC della scuola tecnica, portati tre anni
fa. Contrariamente a Microsoft o Apple, usando Linux e LibreOffice
(“sistema operativo” il primo, “office automation” il
secondo), si continuano ad aggiornare PC anche vecchi e con poca
memoria che lavorano magnificamente in una scuola. L’investimento
funziona, i ragazzi che vanno in una scuola dove c’è un’aula di
informatica sono felici e noi non abbiamo da rottamare i pc
portatili, ma li ricicliamo dove vengono “sfruttati al meglio”,
nel senso che meglio di così non è possibile!
Nel discorso di commiato gli
insegnanti-studenti mi hanno ringraziato per aver fatto loro
conoscere questo software “molto semplice e altrettanto efficace”
di quello a pagamento.
Una piccola soddisfazione in più
per chi si batte da sempre a favore del software libero!
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