Siamo all’inizio, si fa per
dire, di febbraio, e ricominciano le scuole! Come da noi a settembre…
e la città, ma soprattutto le periferie in cui le scuole si trovano,
si riempiono dei ragazzi che vengono dai villaggi, ed anche da altre
città, per frequentare le scuole primarie superiori (la nostra
“secondaria inferiore”) e le scuole secondarie…
Qui la scuola funziona sulla base
di tre “terms”, periodi di tre mesi ciascuno, a cui poi segue un
breve periodo di vacanza per i primi due periodi e due mesi di
vacanza per l’ultimo, quello che porta al passaggio alla classe
successiva. Quest’ultimo periodo corrisponde alla stagione asciutta
e calda che va, all’incirca, dal 10 dicembre al 10 febbraio, salvo
esami.
Data la distanza da cui vengono la
maggioranza degli studenti, le scuole sono quasi tutte organizzate
con dormitori per ragazzi e ragazze, e con un servizio di pensione
che prevedere la merenda del mattino ed il pranzo (riso e fagioli),
oltre al controllo notturno. I ragazzi più vicini vanno invece a
dormire nelle loro case e pagano ovviamente meno. E’ divertente
vedere come gli studenti, arrivano con i moto-taxi (i famosi
boda-boda) con tutto il loro equipaggiamento: il materasso, un bidone
ed un catino per l’acqua, e una specie di baule di ferro con il
lucchetto che contiene vestiario e stoviglie: una tazza grande per
bere, ed un piatto fondo che serve per mangiare, ma anche per
tagliare il “pocho” (la polenta) quando questa sostituisce il
riso…
Ai tre periodi corrisponde anche
il pagamento delle rette scolastiche… Bisogna sapere che le scuole
qui sono particolarmente care, ovviamente in rapporto ai salari che
vengono dati ai lavoratori: un anno delle prime classi elementari,
con servizio anche di “boarding” (pensione), costa circa 300
euro, pari ad uno stipendio di un insegnante delle superiori, o a due
stipendi di un operaio… e se pensiamo che a scuola potrebbero
andare anche 5 o 6 fratellini…
Aumentando il livello delle
classi, aumenta in proporzione anche il costo annuale degli studi, a
cui occorre aggiungere, come ben sappiamo tutti, i “costi
aggiuntivi” di libri, quaderni, trasporti, cancelleria, e
quant’altro. E qui i ragazzi non hanno lo “smartphone”, ma solo
il cellulare che caricano magari con 15 centesimi di euro alla
settimana… giusto per avvisare la famiglia in caso di necessità!
Da oggi iniziano anche le primarie
e si vedono le prime “catene umane” di bimbi coloratissimi, con
zainetti stracolmi e pesantissimi, andare per mano a scuola… uno
spettacolo veramente gioioso che mi riporta lontano, ai trascorsi
romani, quando facevo, con altri compagni che si univano nel
percorso, una cosa analoga a Roma, andando da piazza Salerno a via
Alessandria (per circa un chilometro e mezzo…). Altri tempi e altre
abitudini! Altro che mamma in SUV che vuole parcheggiare accanto alla
classe del figlio!
Continuando a parlare di scuola,
ma “da grandi”, bisogna dire che qui le scuole sono quasi tutte
private, la maggioranza appartengono a congregazioni religiose di
tutte le religioni e sette possibili ed immaginabili… ogni “guru”
che ha racimolato un po’ di soldi potrebbe venire qui e farsi una
bellissima scuola, farla pagare una cifra e raccogliere adepti per la
sua setta…
Le scuole sono però controllate
dallo stato, o meglio dal governo, perché devono esprimere sempre il
“Museveni-pensiero” ed essere sempre “allineate” al potere
centrale… Di soldi però, lo stato ugandese ne passa all’educazione
proprio poco o nulla… Forse è passato da queste parti il nostro
“illuminato” ministro (Tremonti?) che disse che “con la cultura
non si mangia”… invece con i soldati sì, aggiungo io… ma solo
per la mia malignità congenita…
La scorsa settimana ho dovuto fare
un po’ di avanti/indietro da Lira per l’internet point, a cui
devo accedere per spedire e scaricare gli allegati delle email…
Lira è a circa 8 chilometri, 20 minuti con la moto, che costa poco
meno di 1 euro per viaggio. In totale sono poco più di due euro di
costo globale… pazienza… riesco ancora ad affrontare questo
sforzo economico.
Mio cugino sarà felice di sapere
che ho imparato a “fare il passeggero” portando anche lo zaino e
qualche borsa della spesa: peccato che in Italia non ci sono i
“boda-boda”… Sarebbe bello scendere da Lucignano alla “cooppe”
(la Coop in dialetto tosco-chianino) e ritornare senza prendere
l’auto… Mi sentirei ancora più africano di ora!
In una delle “escursioni” a
Lira ho fatto visita ad un paio di “supermercati” tenuti da
indiani. In uno di questi, dietro uno scaffale, inatteso, mi è
comparso davanti un gigante bianco, vestito di bianco, giovane ma con
la barba alla Federico II (Barbarossa)... da una parte stavo per
ridergli in faccia, dall’altra mi sono sentito bianco anche io…
veramente un effetto strano! Quando sono in chiesa, o al mercato, o
dovunque, non vedo e non percepisco la differenza del colore della
pelle, ma quando vedo un altro bianco, allora mi rendo conto che non
è un animale diverso, ma è solo come me e che diversi siamo tutti
due, dall’altro, che in questa situazione è anche il padrone di
casa, di cui noi siamo graditi ospiti se portiamo qualcosa a favore.
Penso però che ne farebbero volentieri a meno, visto che siamo
pochini a portare solo conoscenza e futuro positivo: gli altri come
noi portano è vero da mangiare, ma il riso e il mais che potrebbero
prodursi da sé se non venisse loro regalato, impedendo quindi lo
sviluppo di una economia reale… insomma, come già detto più
volte, un bel guazzabuglio!
Questa settimana è l’ultima a
Lira: venerdì ci sono gli esami e sabato si consegnano i
“certificati”. Domenica ritorno a Kasaala, poi un po’ di giri
in attesa di andare definitivamente a Kampala fino almeno alla fine
del mese.
Tornerò la prossima settimana con
altre “notizie” da Kasaala o da Kampala. A presto!
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