Progetto INFORMAFRICA


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lunedì 11 ottobre 2010

Mapuordit

Dopo un week-end passato alle costole di padre Daniele per via della festa di ieri di san Daniele Comboni, oggi si comincia a programmare il lavoro, a conoscere la gente del posto e con cui dovrò collaborare.

La comunità comboniana è costituita, oltre che da padre Daniele, superiore, anche da un sacerdote togolese, parroco, padre Antoine Kondo, che è, come è piccolo il mondo!, cugino del mio amico don Ambroise Atakpa, parroco a Potenza. Poi ci sono due “fratelli”: fratel Andres, messicano, medico qui all’ospedale, e fratel Rosario Iannetti, napoletano verace, medico, direttore sanitario dell’ospedale stesso.
A fianco alla comunità comboniana, che si trova di fronte all’ospedale, c’è una piccola comunità di suore australiane, che si occupa dell’istruzione (la superiora, suor Philippa, dirige la scuola secondaria) e dei volontari, che si trovano anch’essi in questa zona. Con le suore vive anche Pauline, una laica dedita alla direzione organizzativa dell’ospedale.

La comunità comboniana ha, come qui ogni cosa, larghi spazi: una casa in muratura per il parroco e qualche ospite importante; due case in legno di due camere, per gli altri padri e confratelli; due casette di una camera per gli ospiti come me. I servizi igienici sono in comune per tutti, esclusa la casa del parroco; due docce, una turca, una specie di water su un’altra turca e un water vero e proprio, tutto in tre casottini di lamiera in giardino. Il “lavandino” è una fontanella in giardino e chi vuole lo specchio se lo porta, ma non può appenderlo! Poi ci si chiede perché i missionari hanno la barba lunga…
Ci sono poi altri “locali”: una capanna-refettorio, una capanna-magazzino, una capanna-cucina, la cappella, questa in muratura!, e qualche “gazebo” coperto di canne, per chiacchierare o leggere all’ombra.
Qualche grande albero orna il giardino e crea zone di frescura relativa, oltre a dare alloggio a qualche gallinella americana, mentre le papere e le chiocce dormono nel pollaio.
Altri “ospiti” della comunità sono una miriade di rospetti piccoli e simpatici e una micia che ora sente la mancanza del “padrone”, fratel Rosario, in vacanza per due mesi…

Torniamo alla grande festa per san Daniele Comboni.
Padre Daniele ha organizzato un “festival” per argomenti: preghiera e poesia, musica leggera, musica folk e spettacolo. Buona la partecipazione, anche se la qualità lascia un po’ a desiderare, qualcuno cerca di prevaricare gli altri e le regole di partecipazione, e qualche ubriaco fa sfoggio del risultato della sua sbronza.
Alla fine della festa, premiazione di rito da parte delle autorità del villaggio e “cena comunitaria” offerta dalla comunità comboniana. Arrivano le ragazze con l’acqua per farci lavare le mani, poi portano a tutto il villaggio, seduto in un grandissimo cerchio, il “piatto unico” di riso e carne in umido, che si mangia con le mani; alla fine ritornano con l’acqua per sciacquarsi le mani… Onestamente mi sono fatto portare solo un po’ di riso lessato e ho mangiato quello, con le mani, ovviamente!

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