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giovedì 14 ottobre 2010

La povertà

L’avvicinarsi del referendum per la definitiva divisione tra Nord e Sud Sudan, già in atto da qualche anno, sta riscaldando il Paese.
Domenica 10 ottobre, in occasione della festa di San Daniele Comboni, il card. Wako, vescovo di Khartoum, è stato oggetto di un fallito attentato personale.
Le dichiarazioni di Amin el-Bashir, presidente del Nord, di “accettare il risultato” ma solo “se sarà per l’unità del Paese” e quelle del card. Wako, che afferma che la divisione in due stati indipendenti porterà “all’interruzione dell’oleodotto che porta il petrolio dal sud al nord”, non sono bene auguranti.
Il Sud è sotto il controllo dell’esercito, che sta operando il “disarmo porta a porta”. Si trovano però circa il 30% delle armi che sarebbero rimaste nelle mani della popolazione nel 2005, alla fine della guerra civile durata oltre 20 anni. Le altre rimangono nascoste per le evenienze future e per la legittima difesa…
La povertà è estrema, soprattutto nelle zone rurali: non vi sono strade né fabbriche, non vi sono uffici, non vi sono commerci né soldi. Il guadagno di una persona che riesce a trovare un lavoro da guardiano o come lavoratore di fatica può arrivare ai 60/80 euro al mese (250 pounds sudanesi) che consentono di vivere a livelli minimi.
L’assoluta mancanza di prospettive è sicuramente la peggiore guida per la vita di uomini e donne che non hanno mai lavorato e forse mai potranno farlo.

Il Sud Sudan è indietro di oltre cinquanta anni rispetto all’Italia (in certi casi beato lui!), e la soddisfazione di poter fare e dare qualcosa, anche solo con la presenza, è grandissima, e quella di vedere dei giovani che vogliono anche solo capire cosa c’è in un PC che non potranno forse mai permettersi, è fuori dall’ordinario, commovente.

Gli interventi attuali dei paesi occidentali concernono quasi esclusivamente la sanità e l’alimentazione: giusto per farli sopravvivere al peggio.
I missionari si occupano fondamentalmente della scolarizzazione, ma la Chiesa appare molto impegnata anche nell’inculturazione politica. La posizione dei missionari a favore della divisione del Sudan non tiene forse tanto conto che l’unità aiuterebbe una “condivisione” delle risorse, molto maggiori al sud che al nord, ma forse più del fatto che il nord è islamico e sarebbe meglio una divisione di questo dalle etnie meridionali cristiano-animiste. E’ da dire però che oggi il nord assorbe e consuma la maggioranza delle risorse del sud senza pagarle in servizi e/o altre risorse e lasciando il sud in situazione precaria.
La zona di Mapuordit, dove mi trovo, a circa 80 km a est-sudest di Rumbek, è assolutamente rurale e dedita all’allevamento di vacche, capre e qualche pecora. Scarsissima la coltura di ortaggi, un po’ di mais ed arachidi, quasi nulla quella di frutta, nonostante l’ambiente sia abbastanza lussureggiante, almeno ora che siamo alla fine della stagione delle piogge.
La gente vive in capanne, raggruppate per famiglie allargate; il centro del villaggio è quello dove si svolge il mercato; intorno ci sono le scuole, quasi tutte cattoliche, e l’ospedale. Indubbiamente san Daniele Comboni e i suoi successori hanno fatto un lavoro straordinario, sia per l’alfabetizzazione, sia per la sanità: non ci sono medici locali, ma soltanto quelli stranieri, religiosi o volontari; ed anche molti ausiliari che sono qui, giovani dottori e volontari di religioni ed associazioni diverse vengono da altri Paesi.

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