Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

martedì 19 ottobre 2010

Requiem

Domenica con Padre Daniele siamo andati a fare un lunghissimo giro di parte della parrocchia; praticamente 120 km di pista e buche: negli ultimi 20 km, rientrando, abbiamo forato una gomma e siamo rimasti affossati in una buca di fango... Eravamo, da un lato fortunatamente, in undici persone su un Toyota Land Cruiser, con gomma di scorta buona (sostituita) e riduttore funzionante (che ci ha tirati fuori dal fango)!
La Messa è stata celebrata sotto un albero: iniziata sotto uno scroscio di pioggia benedi-cente, e proseguita sotto l’acqua che pioveva dai rami…

Ma cosa faccio io in questo posto? Insegno informatica, con corsi diversi nella dislocazione e nel tempo, ma analoghi nella sostanza: a ragazzi non scolarizzati, agli insegnanti della scuola secondaria, ai preti di una missione e presto anche alle autorità del villaggio, che me lo hanno chiesto espressamente. Il corso più bello lo tengo in una capanna fuori dal villaggio, con il generatore a benzina, un proiettore ed un notebook, con le finestre e la porta tappate con assi di legno per poter vedere quello che faccio sulla parete di canne coperta da un lenzuolo a fiori... e se non c’è il proiettore… all’aperto, come don Milani, senza voler fare paragoni! Occorre proprio una foto della mia “scuola di informatica"...
In più faccio il tecnico informatico per chiunque, dall’ospedale alle scuole a qualche raro ragazzo che ha un portatile.

Ieri ho preparato la programmazione per la scuola secondaria e nel pomeriggio ho iniziato alle 15 le lezioni in periferia. Alle 16 abbiamo dovuto terminare: poco distante c'è stata una sparatoria tra allevatori con due morti e cinque feriti e qualcuno degli allievi era interessato direttamente...
Superfluo commentare: il posto è interessante e non ci si annoia!

Stamattina le scuole sono chiuse per motivi di sicurezza. E’ arrivato un “commissario” da Juba per tenere sotto controllo la situazione: c’è la paura che si ricominci con le vendette e le controvendette.
Dal 2005, dopo la pace tra nord e sud e la divisione amministrativa, c’è stata una lunga scia di “eventi” tra allevatori e tra questi e l’esercito. L’anno passato i soldati hanno ucciso due giovani pastori, pare senza motivo (ma qui i condizionali sono sempre obbligatori!); dopo qualche mese gli allevatori hanno fatto saltare per aria quattordici soldati. Per reazione i soldati hanno messo a ferro e fuoco alcuni villaggi, ancora oggi abbandonati.
La gente cambia spesso casa, per vari motivi: dall’acqua alle vendette, dalla guerra civile agli spostamenti per via degli animali; non si riesce nemmeno a sapere a grandi linee quanti sono i residenti in una zona piuttosto che in un’altra.

Sono in ospedale, perché in comunità la corrente elettrica c’è solo la sera. Sono quasi le 11 e si sente urlare e piangere disperatamente in uno dei padiglioni. Deve essere morto qualcuno. Dopo qualche minuto torna il silenzio. La vita continua.
Torno a casa, di fronte all’ospedale. E’ quasi l’una e il sole è fortissimo. Ricominciano i lamenti e le urla. In ospedale è morto un bambino.
Chiedo a padre Antoine, il parroco, se non va a dare una benedizione e dire una preghiera o una parola ai parenti. La risposta è tranquilla: no, non mi hanno chiamato. Intanto esce dall’ospedale un uomo con in braccio il bimbo avvolto in una coperta e seguito dalle donne urlanti: lo portano a casa per il funerale e la sepoltura; dato il clima i morti si seppelliscono subito nel cortile di casa.
Rimango senza parole e mi viene da piangere nel vedere quel fagottino, mi faccio il segno della Croce, dentro di me recito un “Requiem” e me ne vado in cappella a pregare per il bimbo e per i suoi. L’”Angelus domini” è una preghiera delle più belle e l’ora è questa…

Dopo cena si torna in ospedale per scaricare la posta elettronica. Siamo in tre, padre Daniele, padre Antoine ed io…
Vedo subito che c’è una e-mail di mia sorella, senza oggetto… mi ha scritto ieri… strano… Quando l’apro, capisco tutto… è mancata la mamma.
Leggo anche l’altra posta e comunico la notizia a qualche amico, oltre a rispondere a mia sorella e tramite lei anche al resto della famiglia.
Per il resto della sera rimango in cappella a pregare, cercando di unire la mamma al piccolo Marc, morto stamattina.

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