Gli esami sono finiti, i promossi sono
contenti, gli altri un po’ meno… ma si sa che gli esami non finiscono mai… Mi
stupisco ripensando agli insegnanti delle primarie, che non riescono ad aprire
la loro mente a nuove conoscenze…
In realtà dovrei stupirmi del mio stupore…
Come si può pensare che una persona che finisce un corso di studi, dal giorno
dopo possa insegnare quelle materie che ha appena finito di “conoscere”, senza
il benché minimo approfondimento? Ecco. L’informatica interessa a tutti perché
ci si rende conto della velocità del suo sviluppo e della possibilità di
aprirsi al mondo, ma nello stesso tempo si ha forse paura del mondo che ci può
venire incontro e magari anche travolgerci… Fanno così anche gli struzzi…
Ripasso ancora per il centro di Yirol e,
vedendo i pastori nella caratteristica casacca blu e le loro bellissime
ragazze, ripenso al “cattle camp” e a Rebecca, una ragazza di 16 anni del campo
che studia ed è già alla seconda superiore, e mi ha fatto un po’ da interprete
mentre facevo le fotografie… Ma quanti giovani ci sono in questa zona! Vero che
è difficile invecchiare, yista la malnutrizione e le malattie, ma se di bambini
ce ne sono un’infinità è pur vero che anche i giovani, ragazzi e ragazze sono
moltissimi. Una bella speranza per il nuovo Stato che si sta attrezzando per
crescere!
Rebecca prepara la polenta
La notte dopo gli esami è stata quanto meno
agitata… il calo di tensione mi ha provocato un paio di attacchi intestinali e
di stomaco, che si sono poi ripetuti al mattino. Alle 8 padre Giovanni telefona
all’”agenzia viaggi”, si fa per dire, per notizie sul volo che ho prenotato per
oggi. Risposta: “venite in ufficio per comunicazioni”… Andiamo con le valigie
pronte… Le “comunicazioni”? “Non sappiamo ancora nulla, vi chiamiamo noi verso
le 12”… Alle 15,30 torniamo all’ufficio: “Penso che per le 15 dovrebbe arrivare
l’aereo!”. Alla constatazione che sono passate da mezz’ora, l’impiegato
risponde senza una piega: “allora o arriva più tardi o domani! Vi chiamo io!”…
Torniamo in missione, tolgo il pc dalla borsa e mi preparo a fare qualcosa… Ho
da mandare un articolo a Unimondo.org, ho da registrare l’editoriale per
“Reflex”, il settimanale di Radio Incontri Cortona e da scrivere qualche nota
come questa…
Ho appena acceso il pc che sento l’aereo
atterrare… dall’altra parte padre Giovanni mi urla: “Se non sei pronto, perdi
l’aereo!”.
Dopo dieci minuti siamo al campo di volo…
Mentre corro verso l’aereo gli addetti mi prendono la valigetta rimanente, di tre con cui sono arrivato, e la imbarcano,
mentre un altro mi fa salire in cabina di pilotaggio: “il tuo posto è a fianco
del pilota!”… Mi viene da ridere…
Da giovane avevo pilotato il
Piper-idrovolante sul lago di Como… ora, se ci fossero stati problemi avrei
avuto la forza e il coraggio di prendere io in mano la cloche? Dieci minuti per
rivedere i comandi e mi sento a casa... Se anche il primo pilota dovesse stare
male… Per fortuna mia, del pilota e della quindicina di passeggeri, è andato
tutto a regola…
Certo che da cinquanta anni a questa parte
i comandi non sono cambiati molto, ma la strumentazione non finisce più!
Arrivo a Juba contento e felice del breve
volo, ma non mi aspettavo di dover fare oltre un chilometro a piedi per
arrivare all’uscita…
Quando arrivo alla casa dei Padri
Comboniani mi rifocillo, doccia e cena. La camera mi sembra quella di un hotel
a 12 stelle… altro che Grillo! Il letto mi aspetta poco: ci casco e dormo per
dieci ore filate, fino a quando la sveglia non mi ci tira giù.
Quando sono arrivato a Juba, per prima cosa
ho saputo della morte di un padre Comboniano sud-sudanese che conoscevo bene e
che, un mese fa, avevo visto e salutato, ma mi era apparso in condizioni
pessime… Venerdì trascorre nella scelta del posto per la tomba, in una delle prime
missioni del Sud Sudan, a Rajaf, pochi chilometri da Juba, lungo il Nilo; poi
l’arrivo della salma dall’ospedale di Gulu, in Uganda; i discorsi, i parenti,
le urla, gli svenimenti, il folklore annesso alla cerimonia, il lato religioso,
la preghiera e la veglia notturna accompagnata dalla musica religiosa locale,
guidata dal tamburo; sabato mattina ultima benedizione, ultima preghiera, poi
il funerale nella grande chiesa parrocchiale e al cimitero… Non partecipo, sono
ancora stanco e con sintomi che ancora consigliano riposo e… vicinanza al bagno!
Dopo la partenza della salma per la
cerimonia finale tutto si calma, tutto rimane per due giorni in silenzio e si
può riposare e meditare tranquillamente. Per fortuna i Comboniani non hanno
impegni di parrocchia!
Nessun commento:
Posta un commento