La
scorsa domenica, al pomeriggio, padre Giuseppe Parladè, un anziano padre
spagnolo, di Siviglia, mi invita ad accompagnarlo in un villaggio a circa 30
chilometri per farmi vedere dove lui vive buona parte della missione e un paio
di chiese in villaggi sparsi.
La
strada è sempre in mezzo alla savana, lasciando appena intravvedere le cime dei
tetti di erba dei tucul, per il resto qualche capra, qualche persona che va a
piedi portando legna o acqua o altro, con un andamento lento, dovuto anche al
caldo, ma soprattutto alla convinzione che il tempo e la vita vanno avanti
senza bisogno del nostro impegno assiduo e stressante per noi stessi.
Il
primo villaggio è costituito da una ventina di capanne, una chiesetta, una
piccola casa in muratura (una camera e niente più) per il padre e un servizio
igienico esterno, sempre in muratura… Qui passa molte notti padre Giuseppe.
Il
prossimo villaggio, Nyang, lo troviamo dopo aver superato un accampamento di
soldati dove si vedono i cingolati passati al mattino, mentre Padre
Giovanni celebrava la messa al villaggio dei lebbrosi. Anche qui una bella
cappella, una camera e una toilette in muratura per il padre Giuseppe. La
chiesa è arricchita da una bella pittura che un artista locale sta terminando.
Come
sempre ed ovunque qui, Cristo e tutti i personaggi delle Scritture sono neri ed
è bello vedere l’ambientazione tra palme e tucul…
La
settimana passa veloce: è l’ultima serie di lezioni e pratica, foglio
elettronico, presentazioni, ripasso, internet…
Sabato
pomeriggio però, mantenendo l’impegno della scorsa settimana, padre Pedro mi
accompagna al “cattle camp” a fare le foto. Se non ci fosse lui a trattenere e
organizzare i bambini avrei fatto foto solo a loro, che, ovunque mi giri, mi si
mettono davanti per farsi riprendere in pose guerresche e di lotta… uno
spettacolo nello spettacolo di questo campo, quasi al tramonto, tra la cenere e
la sabbia, le vacche, qualche cane, qualche capra, tanti bambini, qualche
anziana, e diverse splendide ragazze che attendono alle faccende domestiche:
cucinare, pestare il mais bianco per fare la polenta (“sida” in lingua dinka) e
allattare i figli…
La
fotografia (“sura”) attrae tutti e tutti si vogliono far fotografare, ma solo
dopo essersi “truccati” con la cenere… ne nasce un “album” che vedrò, in
qualche modo e con l’aiuto di qualche amico, di pubblicare…
Domenica
dedicata alla preparazione degli esami che si tengono martedì e mercoledì, con
la consegna, nel pomeriggio, dei famosi “certificati”.
Gli
esami vanno come da copione… tre che riescono ad emergere (due studenti ed un
insegnante), gli altri che seguono a distanza e due o tre che proprio non
riescono a quadrare, ma a cui rilascio un certificato di presenza e di
risultato sufficiente. Tra questi il direttore della scuola primaria, che alla
fine chiede a me e a padre Giovanni (io ho evitato di rispondergli) come mai
non gli è stato dato il massimo dei voti, data l’anzianità…
La situazione politica è
in evoluzione, come da tempo, un giorno avanti e due indietro, ma la speranza
che si arrivi ad una conclusione positiva cresce, quasi alla stessa velocità
della svalutazione e della fame… Nei prossimi giorni si attendono evoluzioni
positive…
Come sempre dobbiamo
sperare…
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