Rientrato da Rushere, ho dovuto e voluto fare una breve pausa, prima
di tornare a Bukunda ed andare a rivedere alcune delle scuole in
cui ho installato le “computer’s rooms”.
Quale occasione migliore per raccontare qualche “colore africano”?
Alla fine del corso a Rushere, padre Jean Bosco mi ha voluto portare
a fare n giro nel Parco Nazionale di Mburro. Qui si trovano, in
assoluta libertà, e senza alcun confine, zebre, gazzelle, cinghiali,
vacche dalle corna lunghe e quelle dalle corna corte, una specie
di scoiattoli con la coda poco pelosa, ma velocissimi e tanti altri
animali che non si trovano sicuramente in Europa, se non in stato di
“detenzione”…
Fare un giro in un parco così è ancora più interessante se si ha
una guida che conosce e “vede” gli animali anche quando io ci
sarei andato a sbattere o non li avrei assolutamente visti: Jean
Bosco ha gli occhi del cacciatore e del pastore… in mezzo alla
savana, guidando fra sterpi, mezzi tronconi di alberi e così via, mi
diceva: “Hai visto là quante zebre?”, ed io mi guardavo intorno
e non vedevo nulla, lui rallentava e mi faceva vedere un gruppo di
una decina di zebre o di gazzelle o qualsiasi altro animale, ad oltre
cento metri, in mezzo alle piante… Partita persa…
Ad un certo punto si vede spuntare un lago piuttosto grande: è al
confine con la Tanzania. Mi rendo conto, a questo punto, che anche il
mio fenomenale senso di orientamento ha perso un colpo… in effetti,
chiedendo lumi a Jean Bosco, realizzo che, ad un certo punto,
abbiamo preso la strada che unisce Masaka e Mbarara, le due grandi
città del sud: io ero convinto si stesse andando vero Masaka,
invece andavamo nella direzione opposta, per cui il sud era il nord e
viceversa… che stia invecchiando? Meno male che i leoni a cui
mi voleva dare in pasto Jean Bosco non c’erano e non erano
affamati… e non ditemi che “basta guardare il sole!”… giusto…
ma qui siamo all’Equatore ed il sole, a quest’ora e di questa
stagione, è quasi verticale sulle nostre teste!
“Colore africano” sono anche i viaggi di cui più volte ho
parlato in queste mie “note”… Colore sono i vestiti delle donne
e le magliette casual dei ragazzi, come le camicie degli uomini…
colore sono i piccoli taxi che la gente riconosce anche se sono tutti
uguali, per cui sa già se uno va da una parte o dall’altra…
colore sono i “boda boda” che stanno lottando per mantenere la
libertà della loro organizzazione (di stampo mafioso) contro un
governo che vorrebbe mettere un po’ di ordine (obbligo del casco
per conducente e passeggero, non più di due persone su una moto,
pettorina con numero del conducente e telefono di soccorso e
così via, come in Rwanda).
Colore è andare al “taxi park”, dove decine e decine di taxi da
15 o 40 posti sono parcheggiati, in funzione della loro dimensione e
della destinazione, fino al momento in cui non si riempiono e allora,
ma solo allora, partono! Tutto intorno l’andirivieni frettoloso di
decine di donne e ragazzi che cercano di vendere qualche
quotidiano, le batterie per i telefonini, i fazzoletti di stoffa, le
banane arrostite o i “mandassi”, specie di piccoli bomboloni
non ripieni, o ancora bibite calde o fredde, biscotti di varie
specie, cinture o orologi che non funzionano, ma fanno effetto al
polso scoperto (sono tutti imitazioni di rolex o swatch!)…
Colore è anche trovarsi al check point della polizia, in cui si
controllano bus e passeggeri, soprattutto come numero. Presso questi
check point si sono creati veri e propri “mercati” per frutta,
verdure, generi di conforto (bibite, biscotti, banane arrostite,
spiedini di carne e polvere (fegato, carne bovina o di capra o di
pollo) veramente buoni, se si fa finta di dimenticarsi che sono in
mezzo ad una strada asfaltata, ma pur sempre piena di polvere, magari
anche da un’ora…
Ci sono anche le immancabili moto-taxi in attesa di clienti che
potrebbero scendere dal bus con un sacco alto un metro e venti
pieno di carbone o uno scatolone pieno di ananas, o un “mazzo”
di galline legate per le zampe e tenute nel bagagliaio per il
percorso fatto…
Colore è anche l’alba sul Nilo, con il pescatore che cerca di
prendere qualcosa andando avanti e indietro da una sponda all’altra
su una piccolissima barchetta (piroga)…
Colore è il mercato “on the road” del sabato e domenica in pieno
centro a Kampala, ma anche a Ouagadougou o Yaoundé o Juba…
Ognuno occupa uno spazio grande come il lenzuolo che si porta e su
cui mette scarpe, o vestiti nuovi o usati, borse o artigianato,
magari cinese, dove trovi di tutto e di più ed in cui ognuno ti
chiama per convincerti a comprare qualcosa che non potrai mai
metterti o potrebbe non funzionare dal momento in cui paghi…
lo spazio per passare, tra un “lenzuolo” e l’altro è
quasi impercettibile, forse quaranta centimetri, qualche volta
potresti trovare un passaggio di un metro, ma è molto raro!
Indiscutibile diventa quindi la “precedenza”: è di chi se
la prende!
Domenica mattina ho comprato una camicia con le maniche corte a
1,20€…
Colore infine, ma non è detto, perché qui i colori sono veramente
infiniti, è scendere dal “matato” all’inizio del temporale
quotidiano, rifugiarsi sotto una pensilina precaria e traforata,
insieme ad altre trenta persone e tre motociclette, e dopo venti
minuti capire che sei già fradicio e tanto vale fare i 500 metri che
mancano a piedi ed andare direttamente sotto la doccia dopo aver
sistemato ciò che, con tanta acqua si potrebbe anche rovinare…
Già, esistono anche gli ombrelli e gli stivali… ma qui non si
usano: ci si bagna e ci si asciuga, e negli infradito l’acqua
scorre via…
Anche questo è colore africano… rosso mattone… come la polvere e
la sabbia…
Cari Amici, molto a malincuore devo chiedere a ciascuno di voi,
ancora una volta, di sostenere questo progetto, come avete già
generosamente fatto finora, per portarlo rapidamente a termine!
GRAZIE A TUTTI!
P. Merlo - Alba sul Nilo - Laropi (Uganda) – 14/01/18
Per
AIUTARE la scuola
e
i bimbi di BUKUNDA:
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