Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

sabato 9 settembre 2017

2 – L’aula di informatica di Bukavu lavora


Finita la settimana dell’arrivo e delle corse a trovare i materiali per fare l’aula di informatica, in questi giorni, finalmente!, sono cominciate le lezioni a dieci tra ragazzi e ragazze della “JeFra” (Jeunesse Franciscaine), e altri appartenenti alla “Famiglia Francescana”, due suore e il responsabile regionale dell’OFS: per questa volta gioco in casa...

La prima settimana l’ho corsa (Sì, CORSA!) a farmi fare preventivi, decidere e andare a confermare ordini, pagare e ritirare o farmi installare computer porta­tili, pannelli solari, tavoli e sedie fatti su misura, impianto elettrico e chi più ne ha più ne metta…

Bukavu, o Bukavo, come ho già detto nella prima “nota”, è sparpagliata sulla montagna che circonda il lato meridionale del lago Kivu e conta oltre seicento­mila abitanti, ma offre un’immagine molto bella, variopinta e sonora di vita vis­suta, nonostante i molti edifici fatiscenti, quelli in costruzione e le strade cen­trali asfaltate ma quelle periferiche non asfaltate, con buche e voragini che ri­cordano quelle che ogni tanto abbiamo visto aprirsi in quel di Napoli e altrove.
Ma la mattina, tutti i giorni, lungo le strade, anche non proprio centrali, ci sono gli addetti alla pulizia delle stesse, che in pratica diventa uno spostamento del­la polvere da un punto all’altro… anche questa è Africa!

L’aula che ho preparato e dove sto tenendo il corso è all’interno di un comples­so scolare gestito dalle suore Francescane di S. Maria del Monte di Genova, e si trova nell’ambito della scuola materna. L’intervallo è un momento quasi di pa­nico: i bimbi scorrazzano, danzano e ballano con i loro insegnanti e giocano tutti insieme… immaginiamo il fracasso!

Qualche breve aneddoto sulla settimana di “inizio lavori”...

Lunedì: arrivano i tavoli e i pannelli solari, i computer li ho a casa delle suore, salvo uno che devo usare per provare il proiettore e mettere a punto il pro­gramma del corso; insomma ormai manca poco… le sedie e i computer… ma domani arriveranno i PC e due panche in sostituzione temporanea delle sedie.
Mercoledì si comincia finalmente il corso! Come dice un mio amico, ma l’ho sentito dire anche qui: “tutto a posto, niente a posto...”
L’orario è motivo di accesa discussione: gli allievi vogliono, per motivi di tra­sporto, cominciare alle dieci e finire alle 17, che poi però diventano le 16… chiedono di non fare intervalli o solo pochi minuti alle 13. Chi viene dall’Euro­pa, dalle leggi a difesa dei lavoratori, dalle metodologie di insegnamento, dalla tempistica dell’essere umano non riesce a capire come si possa lavorare per 5 ore su sei, avendo solo brevissimi intervalli per sgranchirsi gambe, braccia e cervello, andare in bagno e senza il tempo per mangiare qualcosa.
A guardarla dalla parte africana… Si mangia solo la mattina presto e la sera e, di conseguenza anche le necessità fisiologiche sono molto ridotte… quanto allo sgranchirsi ed alla curva di rendimento del cervello… la prima è meglio che non si muovano troppo visti i chilometri a piedi che fanno ogni giorno, e per la se­conda pochi conoscono cosa significa un lavoro mentale ed intellettuale, per cui non conoscono tempi e le curve di rendimento: i “tempi e metodi” di una volta!
Cerco di dare una spiegazione, poi mi arrendo e modifichiamo l’orario cercando una convergenza: 1h30’, 15’ di riposo, 1h15’, 30’, 1h15’, 15’, 1 ora… così riduco i tempi di lavoro progressivamente e forse si riuscirà a lavorare bene, sempre nell’attesa della dimostrazione pratica del primo giorno…
Ride bene chi ride ultimo, dice il proverbio… Il programma prevede per i primi due giorni teoria, quindi impegno totale del cervello. Dopo 55’ i primi segni di abbiocco di qualcuno, dopo un’ora e un quarto qualcuno chiede se si può fare un break… allora “l’europeo” interviene spiegando che quanto detto il giorno prima non erano frottole o desideri speciali personali! Ci si fa una risata, ma si va avanti con gli orari previsti in comune accordo.
Arrivati al venerdì sera l’aula è pienamente funzionante: arrivate anche le se­die, sostituito qualche alimentatore dei PC che non funzionava, messe le luci per quando si lavora al computer e già iniziata la parte della videoscrittura, quindi le mani sul PC, quindi la caduta di tensione psicologica del dover pren­dere nota e stare sempre attenti… e vissero tutti felici e contenti, per ora… ma speriamo in bene!

Alla prossima!


BUKUNDA NEWS

I bambini di Bukunda, nel sud dell’Uganda, aspettano per l’inizio delle scuole, a fine gennaio, una scuola che li accolga!

Aspettano la “scuola italiana” intitolata a don Lorenzo Milani!

Per raggiungere il minimo di 8 classi occorrono ancora 7.500.= euro!
Siamo forti, andiamo bene ed abbiamo ancora tempo!
Posso chiedervi di parlarne con i vostri amici, organizzare qualche incontro, qualche raccolta spot prima della fine dell’anno? Se lo farete… verrò volentieri!
Tutto aiuta e i bimbi di Bukunda ce ne saranno grati per sempre: li stiamo aiutando nella loro crescita in istruzione, che significa educare alla pace, alla democrazia, alla libertà.

Un grande grazie a tutti!

Bonifico bancario su uno di questi due IBAN:
BANCA CARIGE : Merlo Paolo – Progetto Bukunda
Codice IBAN: IT72Q 06175 14110 00000 9208370
Codice IBAN: IT96T 06175 49790 000000 193580

NON IMPORTA QUANTO… MA… AIUTATECI/MI!!


Nessun commento:

Posta un commento