Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

martedì 5 settembre 2017

1 – Il Congo non è un sogno… esiste!



Dopo l’esperienza difficile di due mesi fa, quando a giugno sono stato a spasso per quasi un mese per l’Uganda e il Rwanda, tentando invano di raggiungere Bukavu, nel Congo ex-Zaire, alla fine mettendo a posto tutto, ma anche per­dendo sei chili in un mese, dopo tutto questo la partenza era un pochino diver­sa da quelle solite, serene, tranquille forse anche un pochino spavalde di chi viaggia molto e quasi sempre in situazioni quanto meno difficili ed in posti in cui il facile proprio non esiste. D’altra parte lo dico sempre: le cose facili le fan­no tutti… e io voglio cercare di farne almeno qualcuna di quelle un po’ più diffi­cili!
Posso dire che questa volta sono partito con più prudenza ed avendo curato tutto anche nei minimi particolari, così spero di rispettare tutti gli impegni presi con beneficiari, donatori, me stesso, e quanti seguono me, le mie note di viag­gio e le piccole avventure quotidiane, pur senza partecipare direttamente ai progetti ed al loro sviluppo.

Tutto curato nei minimi particolari, a partire dal volo più economico possibile, con una sosta ad Istanbul, all’andata e al ritorno, sosta che mi fa trascorrere una notte (non so quando ci passerò le altre mille!) in più in giro, ma che mi costano forse 100 euro anziché 500 e più di differenza sul volo… Grazie anche a qualche ritardo progettuale dei beneficiari, e va bene così!
Ma una corsa a rivedere la splendida “Moschea Blu”, accanto a cui è sepolto il sultano Ahmet, da cui il nome della famosissima “piazza Sultanahmet”, me la sono fatta, utilizzando la metro dall’aeroporto ed un bel tram lungo e veloce di superficie. Insomma un “giro turistico” al prezzo del biglietto del tram!
Alla fine un ottimo kebab di pollo, patatine, insalata e due bottiglie di acqua, per un totale di 12 lire turche (circa 4 euro) nella piazza del Gran Bazar (chiuso di domenica) e quindi ritorno all’aeroporto.

All’arrivo a Kigali (Rwanda) tutto a posto: arrivo a mezzanotte, prendo un taxi per la stazione degli autobus e all’una sono “seduto” su un seggiolino corridoio di un fantastico bus da 30 posti su cui mi dondolerò avanti e indietro, a destra e a sinistra (essendo inclinato su un fianco e senza braccioli) fino a Bukavu…
Insomma quasi sei ore di bellissima strada di montagna con in tutto tre o quat­tro rettilinei di 100 metri…
Al confine tra Rwanda e Congo si cambia autobus e si fanno gli ultimi cinque chilometri, si passa il confine e si arriva al centro della capitale del Sud Kivu.
Questa volta anche il passaggio tra Rwanda e Congo è stato una passeggiata, non solo perché il mezzo chilometro che separa le strade perforate del Congo da quelle asfaltate e precisine del Rwanda diventa per quei pochi metri “terra di nessuno” e quindi peggio del peggio… ma in dogana manco mi chiedono se ho bagagli…

Finalmente arrivo al convento delle suore francescane che mi ospiteranno per queste tre settimane o poco più, piccola riunione organizzativa e rinviamo tutto a dopo pranzo.

A parte i “fatti miei”, qualche notizia in più sul viaggio e i suoi vari aspetti.

Il “Progetto Informafrica” è stato scelto dai laici francescani francesi per creare un’aula informatica a Bukavu, come richiesto dai giovani laici di questa città. La realizzazione è toccata, questa volta, a me, anche se non sono propriamente francofono, anzi…

Bukavu, capitale della regione del Sud Kivu, è al confine con il Rwanda, ma an­che vicinissimo a quello con il Burundi; situata sul lago Kivu, a 1600 msm, gode di un clima tiepido ma ora secco. L’acqua, che noi portiamo dal lago di Bracciano a Roma, qui non la portano dal lago, intorno a cui si estende la città, nemmeno ai primi piani, o forse solo a quelli, visto che i quartieri a lago sono quelli dei “mzungu” (i bianchi), che qui, soprattutto se belgi, non sono visti molto bene…
Sicuramente a noi che siamo in alto, nel convento delle Suore Francescane, non arrivano che poche gocce al giorno… e non abbiamo acqua corrente...
Così è anche per l’energia elettrica, due ore alla sera e forse qualche ora nella notte, per cui si arriva al colmo che il collegamento internet, salvo qualche in­terruzione, magari anche di un giorno, c’è (quasi) sempre e non funziona trop­po male…

I primi giorni di lavoro sono stati intensissimi. In pratica ho dovuto quasi co­minciare da zero: acquistare una dozzina di PC portatili, un KW di pannelli so­lari (non di cipolle o di pane!), farmi fare tavoli e sedie per l’aula, discutere con i miei colleghi/amici di Bukavu se nasce prima l’uovo o la gallina, stabilire di comune accordo orari ed intervalli del corso e così via, fino a scoprire che l’aula non è di 4m x 7m, ma irregolare: da 2.5m a 3.5 m di larghezza e 5.80 di lun­ghezza, che significa “solo” avere 18 mq anziché 28 con un massimo di 10 po­sti invece di 12, ma così è la vita, se ti fidi di chi prende le misure con i suoi passi invece che con il metro…

Andando per “shopping” ho conosciuto la struttura del centro della città: una specie di anfiteatro con saliscendi continui: non so se ci sono sei o dodici o mil­le colli, so che da qualche punto si vedono diverse colline tutte abitate e co­struite… D’altra parte i seicentomila abitanti da qualche parte devono pur esse­re!

I trasporti sono fatti dai “boda”, che però mi hanno detto che costano cari, e da vetture grige che fungono da taxi e che in città portano fino a cinque persone una davanti e quattro dietro: la polizia è attentissima e presente in mille posti.
Mica come in Uganda dove i minitaxi portano da 14 persone grandi a 20 pic­colo-medie!
Il costo del taxi è fisso: 500 franchi congolesi, vale a dire circa 0,30€ a corsa. Ma fanno la corsa anche con una sola persona e ne cercano altre nel percorso: questa cosa è buona, in quanto per cercare clienti non corrono troppo e il traf­fico risulta abbastanza ordinato... come a Roma o a Napoli...

Dopo una settimana ho detto alla suora cuoca che mi ha messo all’ingrasso… in effetti non è proprio così, ma cucina bene e ne fa in abbondanza. Solo che il collega tedesco di una organizzazione che si occupa di “forestazione” ha 36 anni, altissimo e magrissimo, mangia il doppio di me e la suora pensa che deb­ba fare lo stesso!
Colazione scarsina per me che amo il “dolce” al mattino: the, formaggio e frit­tata, pane sempre fresco e buono (non certo il pane di Lucignano!), miele.
A pranzo per noi fanno la pasta al pomodoro con il grana grattugiato dentro e gli spaghetti spezzati, poi carne, contorno di verdure o fagioli o insalata di po­modori, carote e cipolle e frutta. Per la cena si scende ad un sano minestrone di verdure in cui io metto il riso lessato che loro usano come contorno al posto del pane. Formaggio e frutta non mancano mai!

Il resto alla prossima puntata!…

Ma prima di lasciarvi… devo ricordare a tutti che sono aperti i conti per realizzare il sogno dei bambini di Bukunda, nel sud dell’Uganda, che aspettano per l’inizio delle scuole, a fine gennaio, una scuola che li ac­colga!
Aspettano la “scuola italiana” intitolata a don Lorenzo Milani!

Verso la fine di settembre, passerò da Bukunda, prima di rientrare, per lasciare loro i primi 2.500.= euro, raccolti tra tutti voi e tanti altri, a prezzo di tanti pic­coli sacrifici. In questa occasione inizieranno i lavori delle fondamenta della nuova struttura e contemporaneamente il villaggio inizierà anche la ristruttura­zione della vecchia scuola, per arrivare ad avere 8/10 classi, tante quante ne servono per i bimbi, diventati quest’anno oltre 200!
Per raggiungere il minimo di 8 classi occorrono ancora 7.500.= euro! Siamo forti, andiamo bene ed abbiamo ancora tempo!
Posso chiedervi di parlarne con i vostri amici, organizzare qualche incontro, qualche raccolta spot prima della fine dell’anno? Se lo farete… verrò volentieri!

I “giovani francescani” di Lucignano hanno fatto uno spettacolo per bambini, quest’estate, ed hanno raccolto una bella cifra… così gli amici di RadioIncon­triInBlu di Cortona… ma poi tutto aiuta e i bimbi di Bukunda saranno grati per sempre: li stiamo aiutando nella loro crescita in istruzione, che significa educa­re alla pace, alla democrazia, alla libertà.

Un grande grazie a tutti!

Bonifico bancario su uno di questi due IBAN:
BANCA CARIGE : Merlo Paolo – Progetto Bukunda
Codice IBAN: IT72Q 06175 14110 00000 9208370
Codice IBAN: IT96T 06175 49790 000000 193580

NON IMPORTA QUANTO… MA… AIUTATECI/MI!!

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