Finito
il lavoro a Ngetta, consegnati i certificati, salutati i missionari,
registrato il “gemellaggio” tra “RadioIncontri Valdichiana” e
la “Radio Wa” (la “nostra radio”) del vescovo Franzelli,
lascio Ngetta e Lira per una settimana di viaggio ricognitivo in
Karamoja, dal vescovo di Kotido, padre Giuseppe Filippi, comboniano
trentino, e poi da padre Damiano Guzzetti, vescovo di Moroto,
comboniano comasco.
Il
primo viaggio, da Lira a Kotido, in pullman, dura circa sei ore, per
fare meno di 200 km. La strada non è asfaltata, se non per i primi
tre chilometri, che si scordano subito. Non è malvagia, la stagione
delle piogge ancora tarda a venire e quindi le buche sono ancora
poche ed il traffico è assolutamente poco, quindi anche la polvere
non è poi moltissima.
Il
paesaggio, passando dall'area centrale verso il nord-est, cambia
assai ed in modo quasi repentino: si passa dall'Uganda
lussureggiante, piena di verde, di alberi altissimi, mogani ed
eucalipti, ma anche papaye e banani, ad un paesaggio che mi ricorda
subito il Sud Sudan. La savana con i suoi piccoli arbusti, con tanta
terra arida, con tante capre e i pastori, con i costumi simili a
quelli dei pastori dinka sudsudanesi: un unico pezzo di stoffa legato
ai fianchi, ma che cala da una spalla e cinge come una gonna; il
bastone, o la lancia, portato dietro il collo con appese le mani;
orecchini e bracciali anche per i pastori maschi, ma le donne qui non
si vedono.
L'arrivo
a Kotido verso sera, in tempo per fare una bella doccia prima di
cena. A cena, oltre al vescovo, c'è anche un suo collaboratore
italiano, Francesco, che mi ha accolto cordialmente e che domani mi
accompagna nelle missioni della zona. Cena ottima, senza eccessi e
con tanta cordialità. A letto presto, data anche la stanchezza del
viaggio.
Martedì
si fa il giro delle missioni per raccogliere i progetti per “Economia
Alternativa” e conoscere meglio il territorio. Qui i problemi sono
immensi: dalla produzione agricola alle scuole, dalla corrente
elettrica che manca (proprio non arriva la rete), all'acqua che
dipende dal padreterno e dai cambiamenti climatici, forti e sentiti
anche qui, all'istruzione degli insegnanti... il Paese sta cambiando,
ma il cammino è lunghissimo. Manca anche la rete telefonica del
provider che uso io, così sono anche senza telefono...
Raccolgo
qualche progetto agricolo e un progetto per un'aula informatica nella
scuola per gli insegnanti elementari. Servono anche i pannelli solari
per le pompe dei pozzi, altrimenti le donne continueranno ad essere
sfruttate anche per andare a prendere l'acqua.
La
sera padre Giuseppe mi concede l'intervista di rito per
RadioIncontri, ed
una
interessante chiacchierata sui problemi locali.
Mercoledì
mattina prendo il “matato”, il pullmino a 15 posti che in un paio
di ore mi porta a Moroto: la sabbia qui la fa da padrona, ma basta
una doccia per tornare alla normalità. A pranzo ritrovo padre
Damiano, che un paio di anni fa mi aveva portato a visitare le
sorgenti del Nilo, fuori Jinjia, ma non era ancora vescovo.
Il
vescovo è impegnato in un meeting con le donne, ma riesco ad
incontrare il parroco di Matany, un villaggio a circa 30 chilometri,
sede di un ospedale piuttosto grande gestito dai comboniani, che mi
parla di un paio di progetti agricoli interessanti e che mi farà
avere.
Alla
sera padre Damiano mi concede la sua intervista per lo “Speciale
Uganda” di RadioIncontri ed una bella chiacchierata.
Giovedì
mattina una cosa che mi emoziona: il vescovo dice la Messa solo per
sé e per me... inutile dire che si prega veramente per tutti!
Dopo
la colazione visita alla Caritas diocesana e giro in città. Pranzo e
preparazione al viaggio della prossima notte... Verso le 17 fratel
Francis mi accompagna al bus per prenotare il posto: lo scelgo e do
mille scellini al ragazzo che mette la sua giacca sul mio posto.
Alle
20 veloce cena e saluti di rito. Fratel Francis mi accompagna al bus
e se
ne
va... il posto prenotato è occupato da una signora con un bimbo
piccolo. Non la disturbo nemmeno: chiamo uno dei ragazzi
dell'organizzazione, si fa per dire, e gli dico che occupo un posto
dei loro... Dopo una brevissima discussione decido di rimanere seduto
nel posto dello “staff” creando un gran scompiglio e lamentele di
tutto il personale: non mi sposto nemmeno un momento, per far capire
che l'organizzazione è un'altra cosa: devono essere più seri...
Peccato
che, secondo tradizione, nel posto a fianco si siede un essere da 120
chili che mi sovrasta e mi schiaccia per tre quarti del viaggio... ma
quando scende... quello che prende il suo posto mi si addormenta su
una spalla...
Dieci
ore di viaggio di notte, con alcune fermate, nemmeno un minuto di
sonno! Alle 7.30 arriviamo a Kampala e devo aspettare le 11 per
andare in albergo a dormire qualche ora... ma in città io non ci
riesco, anche perché l'albergo si affaccia sul più importante
mercato cittadino... beh... dormirò all'arrivo al Cairo, domenica...
ma siamo ancora a venerdì!
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