Dopo la fine dei corsi a Kasaala
mi ero programmato una settimana di “vacanza” in alcune zone dell'Uganda che
non conosco. Avrei voluto andare in Karamoja, ma il vescovo di Kotido, Filippi,
è in Germania. Così ho limitato il mio giro all'ospedale di Aber ed alla
diocesi di Lira, Uganda del nord, a poco più di cento chilometri da Gulu.
Lunedì mattina, il giorno 3, padre Giorgio mi accompagna alla “bus station” di Luweero, dove i venditori di banane crude e cotte, di bibite, di ananas, di spiedini, assaltano i bus, i “matato” (i pullmini piccoli) e le auto private per vendere qualcosa ai passeggeri... C'è un signore di mezza età con un libretto e il telefonino in mano che mi chiede dove devo andare: a Lira, oppure anche a Kamdini, sulla strada di Gulu, dove si devia per Lira, ma che è a pochi chilometri da Aber. Mi dice subito che sta arrivando il primo bus per Lira, poi si ferma a chiacchierare anche un poliziotto e conferma.
Arriva il primo autobus, ma
nonostante l'intercessione del signore di mezza età è pieno e non può eccedere,
per legge, i 67 passeggeri. Aspetto il prossimo. Questo è quello delle “poste”
(come in Svizzera!): va a Gulu, ma è pieno anche lui...
Attraverso la strada per sostare
all'ombra ad aspettare: sono le 9.30 ma il sole è già caldissimo! Mentre
osservo gli arrivi e le partenze dei “matato” e delle auto private ripenso
all'autostop praticato per anni in gioventù... potrei provarci... magari alla
mia tenera età hanno pietà! Attraverso la strada e il signore di mezza età mi
chiama perché c'è un pullmino di “musungu”, ma vanno per un'altra strada. Dopo
due minuti un ragazzo che vende gli ananas mi fa cenno di andare verso un'auto
ferma: il signore di mezza età mi ha trovato il passaggio fino a due chilometri
dall'ospedale di Aber! Mi sa che quando torno dovrò pagargli almeno il caffè!L'ospedale di Aber è su una strada in terra battuta che va verso la savana: il villaggio però si chiama Ataparà. Ospedale bello, in via di ricostruzione, con diversi reparti: maternità, pediatria, chirurgia, medicina interna, AIDS, laboratori di analisi e altro... E' di proprietà della diocesi e gestito dalla stessa con una supervisione dell'Onlus italiana “Medici per l'Africa - CUAMM” di Padova, e con la nuova presenza di “Informatici Senza Frontiere” per la supervisione del sistema informatico in fase di installazione.
L'accoglienza di Marco e Maria
Grazia, con i loro bimbi (Francesco, 4 anni, biondo e Samuel, 3 anni, ugandese,
quasi adottato), è veramente degna della loro veste di “laici comboniani”.
Dormo nella guest-house dell'ospedale, ma per due giorni mi tengono a mangiare
con loro e con Marta, un'altra ragazza volontaria italiana appena arrivata per
la prima esperienza africana. Per sdebitarmi, riesco a regalare ai bimbi un pacchetto
di biscotti secchi e una bustina di “banana-chip”, bananine fritte, a cui fanno
una festa eccezionale! Quanto mi ero portato per il viaggio non ripensando alle
banane arrosto di Kaffu-Bridge, questa volta fornite in sacchettino di
plastica!
Dopo il pomeriggio di riposo e
conoscenza, alle nove si va a nanna. Domani ho già programmato un incontro con
il softwarista dell'ospedale e con due suoi colleghi che si occupano del
software applicativo usato dall'ospedale, di cui si dovrà occupare fra una decina
di giorni il mio collega di ISF Alessandro.
Mercoledì mattina Marco mi porta
a Lira, dove devo trovarmi con l'amico padre Cosimo da cui mi fermerò fino a
fine settimana. Prima tappa a casa del vescovo italiano, comboniano, mons.
Franzelli, bresciano come lo era mons. Mazzolari, il vescovo di Rumbek morto
tre anni fa.
La “casa del vescovo” è un
insieme di tre stanze: una in cui riceve gli ospiti, la seconda in cui lavora e
l'ultima, dove dorme; tutto nell'ambito della casa della cattedrale. Marco gli telefona per strada: “Ciao, bishop (vescovo)! Stiamo arrivando!”...
Alla fine della brevissima telefonata chiedo a Marco la conferma della mia sensazione: “Puzza di pecora, vero?”...
Incontro di un'oretta per
conoscerci e invito per il giorno dopo per aiutarlo a risolvere un po' di
problemi. Accetto ricattandolo: io vengo a mettere a posto i suoi computer, ma
lei mi concede un'intervista per RadioIncontri Cortona!Affare fatto: “vengo
stasera nella comunità dove vai a dormire, ceniamo insieme e registriamo”. Sic
et simpliciter. Puzza di pecora...
Mons. Franzelli è laureato in
giornalismo, ha installato una radio e una tv diocesane, spero mi insegni
qualcosa...
Il giovedì mattina lo trascorro
al “Centro Catechetico Pastorale” di Ngetta, con i comboniani, che mi fanno
girare tutta la scuola tecnica, la scuola primaria, la vecchia sede della
“Radio Wa” (“la nostra radio”). Una bella aula informatica manca del tutto! Ce
n'è una con dei “Pentium II” del 1998 con caricato Windows XP, che, ovviamente,
blocca tutto! Buttiamo via tutto, per carità!
Alle 15 appuntamento “operativo”
con il vescovo: sistemazione di qualche problema sul suo portatile, di qualche
altro su quello del segretario, e poi su un altro piccolo suo... poi visita
alla “Radio Wa”, nuova sede, proprio mentre ci sono tre canadesi che l'hanno in
parte finanziata e che hanno una radio privata in Canada. Ottimo. Il mondo è
piccolo...
Lancio l'idea di un gemellaggio
tra RadioIncontri Cortona e Radio Wa... staremo a vedere cosa ne dicono in
Italia...
Alla sera intervista-colloquio
con padre Cosimo sulle funzioni del Centro Catechetico: la formazione dei
“catechisti”, laici formati a fare da “vice-preti” nelle aree periferiche delle
parrocchie. Veramente molto interessante. Domani la spedisco via internet, al
pomeriggio “sant'Andrea da Fratticciola” (il tecnico di RadioIncontri) la
monterà e sabato si va in onda...
La settimana finisce...
lavorando...
Al mattino vado a Lira perché
voglio fare due spese, vedere il mercato e spedire la trasmissione da un internet-cafè.
Poi devo andare dal vescovo a consegnare un “file” ed a rispondere a qualche
altra domanda... finisce con il vescovo che mi dice: “Domani vai via e non ci
sono... vengo a salutarti stasera!”... “Ma, eccellenza... scusa... padre
Giuseppe: “ubi maior, minor cessat”... ci salutiamo ora!”... Ma sa bene che ora
di stasera ha da farmi altre quattro o cinque domande... e così sia!
Domani, sabato, rientro a Kasaala
con il bus. Bella la vacanza!!! Spero di riuscire a dormire la prossima
settimana: Kasaala è molto più fresca!!!
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