Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

sabato 22 marzo 2014

Ultima notte a Warlock... anzi a Kasaala!



Chissà come mai mi è rimasto impresso indelebilmente nella memoria il titolo di questo film western, se non ricordo male con Richard Widmark, ed ogni vol­ta che trascorro un'”ultima notte” da qualche parte (devo dire che capita anche spesso!) mi torna in mente la scena del treno che parte all'alba...

Bene. E' quasi finita la settimana. Oggi abbiamo fatto l'ultima “cerimonia”, si fa per dire, con la consegna al direttore della scuola tecnica “St. Kizito” della sua aula informatica (“computer room”) ampliata e riempita di tavoli e computer. Alla consegna-inaugurazione c'erano anche i neo-do­centi di informatica, la suo­ra direttrice della scuola tecnica femminile, an­che lei interessata all'aula per le sue allieve di “economia domestica”, ed alcuni studenti che avevano partecipa­to ai corsi. Promessa di tutti: cominciamo al più presto i nuovi corsi! Sanno bene che se non lo facessero, i ragazzi delle scuole si arrabbierebbero molto...
Fuori dall'aula anche la targa a ricordo dei “donors”!

In effetti questo progetto si conclude nel migliore dei modi, grazie soprattutto proprio alla volontà dei giovani studenti ed insegnanti, anche se padre Giorgio e i direttori delle due scuole tecniche hanno fatto sicuramente in modo egregio la loro parte.
Proprio gli studenti e gli insegnanti che hanno fatto il corso mi hanno salutato dicendo che “è l'ora di piangere...”, voglia di pianto stemperata dalla promessa che tor­nerò il prossimo anno a fare un corso di aggiornamento ed un altro cor­so per preparare nuovi insegnanti. Speriamo di poter mantenere...

La settimana è trascorsa piuttosto calma, con l'unico impegno di incontrare per due volte i cinque migliori ex-alunni di informatica per chiarimenti e risposte ai loro quesiti, ma anche per dare loro un'idea su come organizzare i prossimi corsi.
In compenso ho avuto tempo di andare un paio di volte a Luweero, la “città” più vicina. Il mercato è grandissimo e si svolge per strada, con banchi e tova­glie per terra, vestiti, frutta, sementi, materassi, scarpe cinesi, ciabatte di ogni colore e forma...
Volevo fare una bella targa-ricordo, ma i vari negozi che stampano, plastificano ecc. chi aveva la stampante senza cartuccia, chi non aveva la corrente elettri­ca, chi non funzionava la plastificatrice! Ad ognuno mancava qualcosa: alla fine andiamo in diocesi, dove avevo fatto stampare i “certificati” e lì avevano tutto funzionante... Detto e fatto!
Ma devo ricordarmi che, anche se sono in partenza, sempre in Africa sono e quindi questo tipo di cose è normalissimo.

Oggi mi sono trasferito a Kampala e stanotte partirò per Istanbul, alle 5 del mattino: il taxi, prenotato già da Kasaala, arriverà all'una e mezzo a prendermi per portarmi in aeroporto. La serata la passo a M'Buya, dai comboniani, perché ho chiesto un incontro con padre Silvester, padre provinciale dell'U­ganda, che mi ha anche invitato a cena.

Con padre Silvester ci siamo sempre “sfiorati”: non eravamo mai riusciti ad in­contrarci. Quando il mese scorso era a Roma, tramite amici, gli avevo fatto avere per la firma, la richiesta di pannelli solari per l'alimentazione dell'aula di informatica all'Onlus dei laici comboniani “Economia Alternativa”. Ora mi faceva piacere incontrarlo e conoscerlo finalmente di persona.
L'incontro è stato veramente molto cordiale. Non ho fatto fatica a capire quan­to sia preparato e, essendo ugandese, anche molto aperto all'ascolto delle ra­gioni, poche, e dei torti, tanti, del governo ugandese che sta preparando leggi assai poco popolari e poco orientate alla libertà dei cittadini, anche a livello personale.

In un salottino aspetto il taxi fino all'una e mezzo, passeggiando e chiacchie­rando con altri padri che rientrano dopo cena e mi raccontano delle loro missio­ni e mi fanno venire voglia di tornare per andare a trovarli nelle varie zone del­l'Uganda, come padre Vidori, che risiede a Kotido, dove c'è anche il vescovo comboniano italiano padre Filippi.

Arriva anche in anticipo il taxi... si parte!

Ciao Uganda! Speriamo di rivederci il prossimo anno... se non si può prima!



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