Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

giovedì 27 marzo 2014

Istanbul: multi... tutto!




Una volta si diceva di alcune città che erano “cosmopolite”, cioè intrise di una cultura cosmica, globale, universale. Oggi questo termine non è più in uso e si dice che tutto è “globalizzato”... anche la lingua peggiora e non si rifà tanto alle radici quanto al linguaggio della finanza, della borsa, dello “spread” e dei “si­gnori del mondo”.
Preferirei, anzi preferisco!, non essere un “signore”, almeno in questo senso, e valutare una città, una nazione, un popolo con termini meno finanziari è più culturali.

Quando dovevamo partire per l'Uganda con Benny, 32enne figlio del mondo fi­nanziario (lavora al Monte dei Paschi di Siena), avevamo valutato le varie com­pagnie aeree che vanno dall'Italia all'Uganda. Egypt Air era la più economica in assoluto ed anche, a parer mio, la migliore nel rapporto prezzo-prestazioni, ma Benny mi ha chiesto di poter utilizzare Turkish Airlines, appena di poco più cara, ma con grosse limitazioni per il bagaglio. Abbiamo scelto quest'ultima per poter fare il biglietto “a circuito” con sosta a Istanbul, lui perché aveva degli amici, io per poter fare il viaggio di andata con lui e perché Istanbul mancava al mio carnet di città conosciute e che molti mi avevano consigliato vivamente di visitare. Con la stessa metodologia avevo visitato due anni fa il Cairo e mi ri­prometto di visitare in futuro Addis Ababa, la città dell regina di Saba e magari anche Dubai, negli Emirati o Doha, in Qatar...

Arrivo ad Istanbul la domenica mattina ed in albergo dopo mezzogiorno. Dopo una doccia ed un po' di riposo comincio ad appropriarmi del territorio: a guar­dare una piantina e cercare di capire cosa posso fare e cosa devo vedere.

Domenica pomeriggio in centro: da Taksim, la piazza delle “rivoluzioni” (con analogia fonetica con Tahrir, la piazza del Cairo), a spasso fino alla torre di Ga­lata... ma a Genova esiste, in centro, via Galata, e qui c'è anche il quartiere e la squadra di calcio del Galatasaray! Ovviamente non è una coincidenza: i ge­novesi hanno posseduto questa città e la torre di Galata domina tutta la città dalla parte del Bosforo, verso l'Asia Minore. Splendido panorama, splendida cit­tà, dalle mille moschee e dai mille minareti... ed anche delle “mille e una not­te”!

Lunedì parto, dopo un lungo riposo, con una parvenza di bella giornata. La mo­schea di “Sultanahmet” (la “moschea blu”) è la prima tappa: una specie di San Pietro dei musulmani, dove si entra con le scarpe in un sacchetto di plastica, ed in cui si sente caldo l'Islam, con ori e decorazioni fantastici. Ed il mondo che la visita, purtroppo non in religioso silenzio...
Visto che “Aya Sofia”, proprio di fianco alla grande moschea, ex-chiesa cristia­na, poi moschea ed ora moschea-museo, è chiusa per riposo vado a visitare la “basilica dell'acqua”. Una basilica pre-romanica sotterranea diventata pozzo e sorgente per tutta l'acqua che viene distribuita in città: un monumento enorme per estensione, ma anche per gli effetti delle colonne sull'acqua, con capitelli dorici, romanici e corinti e il passaggio per i turisti a pelo d'acqua. Il tutto illu­minato poco ma ottimamente: si riesce a fare le foto senza flash con colori veramente stupendi.
E' veramente difficile trasmettere certe sensazioni... ma chi ha visto certe crip­te di basiliche romaniche può capire... A me torna in mente quella dell'abbazia di Abbadia San Salvatore, sul Monte Amiata... una selva di colonne (in questo caso piccole!) ed una suggestione che riporta ai primordi della cristianità, alle catacombe, al “nascondimento della preghiera”, quasi in contrasto con la “pub­blicità” del “muro del pianto” di Gerusalemme. E Gerusalemme assomiglia in molte cose ad Istanbul.
Poi passeggiata lungo il Bosforo, nella parte nuova della città.

Martedì la visita ad “Aya Sofia”, al “gran Bazar” ed al palazzo del sultano di “Domahbace”. La ex-cattedrale di Bisanzio è veramente “gemella” della grande “Moschea Blu”: ori e affreschi per tutti i gusti; un'imponenza di dimensioni che lascia senza fiato, anche se, purtroppo o per fortuna, una parte è sotto restau­ro e quindi non visibile.
Il mercato ricorda anche lui il “suk” di Gerusalemme e quello di “Bab-al-Yama­ni” nella “vecchia Sana'a” in Yemen... da perderci la testa (e la borsa!) e il pa­lazzo reale fa tornare alla mente l'Europa austro-ungarica o italiana o francese delle grandi ville (dalla reggia di Caserta al “Belvedere” di Vienna al palazzo Reale di Monza): giardini all'italiana, ricchezza ed ostentazione, oro e colori meravigliosi: proprio da tornare ai racconti delle “Mille ed una notte” o al “gran valzer delle debuttanti”.

Alla fine si rimane senza fiato... come potrebbe succedere a Roma o Firenze o Verona... ma la caratteristica maggiore è proprio la multiculturalità, la moltepli­cità di razze e lingue e colori di pelle che si incontrano per strada, nei mercati, sui mezzi pubblici (tanti, puliti, funzionanti!), ma anche poco chiasso, nono­stante i caratteri e le persone estremamente diverse, si ha l'impressione di una grande calma, di una serenità di fondo e della conoscenza che si vive in un grande museo all'aperto, in cui non si può urlare, non si deve disturbare la quiete di tutti. Ed anche nei mercati, pur nella ricerca di clienti, c'è sempre solo un accenno di offerta, senza insistenza, lasciando all'ospite la decisione se en­trare a contrattare o solo guardare...
Mi è sembrato di trovare un grande rispetto per il visitatore, ospite gradito ed accompagnato, ma solo con lo sguardo, da negozianti, guide, tassisti; quindi una sintesi di etnie diverse in piena e tranquilla convivenza.

Una bella visita turistica a compimento di un viaggio assai poco turistico. Ma, come diceva il titolo di un libro di Bruno Zevi, critico e studioso di arte, bisogna “saper vedere”...

Ringrazio tutti coloro che mi hanno seguito, poco o tanto, e che mi hanno dato suggerimenti di ogni tipo. Non ho messo foto, avete ragione. Ma quando stam­però la raccolta di queste note, nel libretto ci sarà anche un CD con le foto: il ricavato sapete bene dove andrà!



sabato 22 marzo 2014

Ultima notte a Warlock... anzi a Kasaala!



Chissà come mai mi è rimasto impresso indelebilmente nella memoria il titolo di questo film western, se non ricordo male con Richard Widmark, ed ogni vol­ta che trascorro un'”ultima notte” da qualche parte (devo dire che capita anche spesso!) mi torna in mente la scena del treno che parte all'alba...

Bene. E' quasi finita la settimana. Oggi abbiamo fatto l'ultima “cerimonia”, si fa per dire, con la consegna al direttore della scuola tecnica “St. Kizito” della sua aula informatica (“computer room”) ampliata e riempita di tavoli e computer. Alla consegna-inaugurazione c'erano anche i neo-do­centi di informatica, la suo­ra direttrice della scuola tecnica femminile, an­che lei interessata all'aula per le sue allieve di “economia domestica”, ed alcuni studenti che avevano partecipa­to ai corsi. Promessa di tutti: cominciamo al più presto i nuovi corsi! Sanno bene che se non lo facessero, i ragazzi delle scuole si arrabbierebbero molto...
Fuori dall'aula anche la targa a ricordo dei “donors”!

In effetti questo progetto si conclude nel migliore dei modi, grazie soprattutto proprio alla volontà dei giovani studenti ed insegnanti, anche se padre Giorgio e i direttori delle due scuole tecniche hanno fatto sicuramente in modo egregio la loro parte.
Proprio gli studenti e gli insegnanti che hanno fatto il corso mi hanno salutato dicendo che “è l'ora di piangere...”, voglia di pianto stemperata dalla promessa che tor­nerò il prossimo anno a fare un corso di aggiornamento ed un altro cor­so per preparare nuovi insegnanti. Speriamo di poter mantenere...

La settimana è trascorsa piuttosto calma, con l'unico impegno di incontrare per due volte i cinque migliori ex-alunni di informatica per chiarimenti e risposte ai loro quesiti, ma anche per dare loro un'idea su come organizzare i prossimi corsi.
In compenso ho avuto tempo di andare un paio di volte a Luweero, la “città” più vicina. Il mercato è grandissimo e si svolge per strada, con banchi e tova­glie per terra, vestiti, frutta, sementi, materassi, scarpe cinesi, ciabatte di ogni colore e forma...
Volevo fare una bella targa-ricordo, ma i vari negozi che stampano, plastificano ecc. chi aveva la stampante senza cartuccia, chi non aveva la corrente elettri­ca, chi non funzionava la plastificatrice! Ad ognuno mancava qualcosa: alla fine andiamo in diocesi, dove avevo fatto stampare i “certificati” e lì avevano tutto funzionante... Detto e fatto!
Ma devo ricordarmi che, anche se sono in partenza, sempre in Africa sono e quindi questo tipo di cose è normalissimo.

Oggi mi sono trasferito a Kampala e stanotte partirò per Istanbul, alle 5 del mattino: il taxi, prenotato già da Kasaala, arriverà all'una e mezzo a prendermi per portarmi in aeroporto. La serata la passo a M'Buya, dai comboniani, perché ho chiesto un incontro con padre Silvester, padre provinciale dell'U­ganda, che mi ha anche invitato a cena.

Con padre Silvester ci siamo sempre “sfiorati”: non eravamo mai riusciti ad in­contrarci. Quando il mese scorso era a Roma, tramite amici, gli avevo fatto avere per la firma, la richiesta di pannelli solari per l'alimentazione dell'aula di informatica all'Onlus dei laici comboniani “Economia Alternativa”. Ora mi faceva piacere incontrarlo e conoscerlo finalmente di persona.
L'incontro è stato veramente molto cordiale. Non ho fatto fatica a capire quan­to sia preparato e, essendo ugandese, anche molto aperto all'ascolto delle ra­gioni, poche, e dei torti, tanti, del governo ugandese che sta preparando leggi assai poco popolari e poco orientate alla libertà dei cittadini, anche a livello personale.

In un salottino aspetto il taxi fino all'una e mezzo, passeggiando e chiacchie­rando con altri padri che rientrano dopo cena e mi raccontano delle loro missio­ni e mi fanno venire voglia di tornare per andare a trovarli nelle varie zone del­l'Uganda, come padre Vidori, che risiede a Kotido, dove c'è anche il vescovo comboniano italiano padre Filippi.

Arriva anche in anticipo il taxi... si parte!

Ciao Uganda! Speriamo di rivederci il prossimo anno... se non si può prima!



domenica 9 marzo 2014

Una “vacanza” lavorativa...


Dopo la fine dei corsi a Kasaala mi ero programmato una settimana di “vacanza” in alcune zone dell'Uganda che non conosco. Avrei voluto andare in Karamoja, ma il vescovo di Kotido, Filippi, è in Germania. Così ho limitato il mio giro all'ospedale di Aber ed alla diocesi di Lira, Uganda del nord, a poco più di cento chilometri da Gulu.

Lunedì mattina, il giorno 3, padre Giorgio mi accompagna alla “bus station” di Luweero, dove i venditori di banane crude e cotte, di bibite, di ananas, di spiedini, assaltano i bus, i “matato” (i pullmini piccoli) e le auto private per vendere qualcosa ai passeggeri... C'è un signore di mezza età con un libretto e il telefonino in mano che mi chiede dove devo andare: a Lira, oppure anche a Kamdini, sulla strada di Gulu, dove si devia per Lira, ma che è a pochi chilometri da Aber. Mi dice subito che sta arrivando il primo bus per Lira, poi si ferma a chiacchierare anche un poliziotto e conferma.

Arriva il primo autobus, ma nonostante l'intercessione del signore di mezza età è pieno e non può eccedere, per legge, i 67 passeggeri. Aspetto il prossimo. Questo è quello delle “poste” (come in Svizzera!): va a Gulu, ma è pieno anche lui...
Attraverso la strada per sostare all'ombra ad aspettare: sono le 9.30 ma il sole è già caldissimo! Mentre osservo gli arrivi e le partenze dei “matato” e delle auto private ripenso all'autostop praticato per anni in gioventù... potrei provarci... magari alla mia tenera età hanno pietà! Attraverso la strada e il signore di mezza età mi chiama perché c'è un pullmino di “musungu”, ma vanno per un'altra strada. Dopo due minuti un ragazzo che vende gli ananas mi fa cenno di andare verso un'auto ferma: il signore di mezza età mi ha trovato il passaggio fino a due chilometri dall'ospedale di Aber! Mi sa che quando torno dovrò pagargli almeno il caffè!

L'ospedale di Aber è su una strada in terra battuta che va verso la savana: il villaggio però si chiama Ataparà. Ospedale bello, in via di ricostruzione, con diversi reparti: maternità, pediatria, chirurgia, medicina interna, AIDS, laboratori di analisi e altro... E' di proprietà della diocesi e gestito dalla stessa con una supervisione dell'Onlus italiana “Medici per l'Africa - CUAMM” di Padova, e con la nuova presenza di “Informatici Senza Frontiere” per la supervisione del sistema informatico in fase di installazione.

L'accoglienza di Marco e Maria Grazia, con i loro bimbi (Francesco, 4 anni, biondo e Samuel, 3 anni, ugandese, quasi adottato), è veramente degna della loro veste di “laici comboniani”. Dormo nella guest-house dell'ospedale, ma per due giorni mi tengono a mangiare con loro e con Marta, un'altra ragazza volontaria italiana appena arrivata per la prima esperienza africana. Per sdebitarmi, riesco a regalare ai bimbi un pacchetto di biscotti secchi e una bustina di “banana-chip”, bananine fritte, a cui fanno una festa eccezionale! Quanto mi ero portato per il viaggio non ripensando alle banane arrosto di Kaffu-Bridge, questa volta fornite in sacchettino di plastica!

Dopo il pomeriggio di riposo e conoscenza, alle nove si va a nanna. Domani ho già programmato un incontro con il softwarista dell'ospedale e con due suoi colleghi che si occupano del software applicativo usato dall'ospedale, di cui si dovrà occupare fra una decina di giorni il mio collega di ISF Alessandro.

Mercoledì mattina Marco mi porta a Lira, dove devo trovarmi con l'amico padre Cosimo da cui mi fermerò fino a fine settimana. Prima tappa a casa del vescovo italiano, comboniano, mons. Franzelli, bresciano come lo era mons. Mazzolari, il vescovo di Rumbek morto tre anni fa.
La “casa del vescovo” è un insieme di tre stanze: una in cui riceve gli ospiti, la seconda in cui lavora e l'ultima, dove dorme; tutto nell'ambito della casa della cattedrale.
Marco gli telefona per strada: “Ciao, bishop (vescovo)! Stiamo arrivando!”...
Alla fine della brevissima telefonata chiedo a Marco la conferma della mia sensazione: “Puzza di pecora, vero?”...

Incontro di un'oretta per conoscerci e invito per il giorno dopo per aiutarlo a risolvere un po' di problemi. Accetto ricattandolo: io vengo a mettere a posto i suoi computer, ma lei mi concede un'intervista per RadioIncontri Cortona!Affare fatto: “vengo stasera nella comunità dove vai a dormire, ceniamo insieme e registriamo”. Sic et simpliciter. Puzza di pecora...
Mons. Franzelli è laureato in giornalismo, ha installato una radio e una tv diocesane, spero mi insegni qualcosa...

Il giovedì mattina lo trascorro al “Centro Catechetico Pastorale” di Ngetta, con i comboniani, che mi fanno girare tutta la scuola tecnica, la scuola primaria, la vecchia sede della “Radio Wa” (“la nostra radio”). Una bella aula informatica manca del tutto! Ce n'è una con dei “Pentium II” del 1998 con caricato Windows XP, che, ovviamente, blocca tutto! Buttiamo via tutto, per carità!

Alle 15 appuntamento “operativo” con il vescovo: sistemazione di qualche problema sul suo portatile, di qualche altro su quello del segretario, e poi su un altro piccolo suo... poi visita alla “Radio Wa”, nuova sede, proprio mentre ci sono tre canadesi che l'hanno in parte finanziata e che hanno una radio privata in Canada. Ottimo. Il mondo è piccolo...
Lancio l'idea di un gemellaggio tra RadioIncontri Cortona e Radio Wa... staremo a vedere cosa ne dicono in Italia...

Alla sera intervista-colloquio con padre Cosimo sulle funzioni del Centro Catechetico: la formazione dei “catechisti”, laici formati a fare da “vice-preti” nelle aree periferiche delle parrocchie. Veramente molto interessante. Domani la spedisco via internet, al pomeriggio “sant'Andrea da Fratticciola” (il tecnico di RadioIncontri) la monterà e sabato si va in onda...

La settimana finisce... lavorando...
Al mattino vado a Lira perché voglio fare due spese, vedere il mercato e spedire la trasmissione da un internet-cafè. Poi devo andare dal vescovo a consegnare un “file” ed a rispondere a qualche altra domanda... finisce con il vescovo che mi dice: “Domani vai via e non ci sono... vengo a salutarti stasera!”... “Ma, eccellenza... scusa... padre Giuseppe: “ubi maior, minor cessat”... ci salutiamo ora!”... Ma sa bene che ora di stasera ha da farmi altre quattro o cinque domande... e così sia!

Domani, sabato, rientro a Kasaala con il bus. Bella la vacanza!!! Spero di riuscire a dormire la prossima settimana: Kasaala è molto più fresca!!!

martedì 4 marzo 2014

Uganda, la propaganda e il sesso



Leggendo questo titolo qualcuno penserà male, qualcuno penserà che sono impazzito, qualcuno verrà invogliato a leggere... voglio subito chiarire che il titolo è provocatorio, ma l'argomento di questa mia “nota” è proprio il sesso.

Dopo un mese e mezzo che leggo i titoli dei giornali e vedo i telegiornali, di stato e non, continuo sempre più a chiedermi cosa c'è dietro tutta la mobilitazione mediatica nei confronti del sesso.

All'inizio della scorsa settimana il presidente Museveni ha firmato la legge contro l'omosessualità: quattro anni alla prima denuncia, l'ergastolo ai recidivi. Qui comincio a domandarmi come si faccia ad essere recidivi e come si faccia ad essere denunciati se non ci mette per strada a fare le sfilate tipo “gay-pride”... eppure un giornale ha pubblicato l'altro giorno una lista di duecento nomi di presunti gay! Dimenticavo di dire che qui non esiste il “garante della privacy”, ma forse hanno più”privacy” di noi...
Parlando con varie persone molto impegnate nel settore sociale e che conoscono bene le situazioni, mi è stato detto che c'è molta confusione tra “gay” e “pedofilo” e che la legge si dovrebbe riferire più a questa seconda categoria. Se così fosse potrei anche non condividere perché ad un pedofilo l'ergastolo lo darei immediatamente! 
In realtà quest'ultima precisazione è già nella legge: i pedofili ottengono direttamente l'ergastolo!
Ma pensando che “c'è confusione” qualche dubbio atroce mi rimane...

Comunque non si parla assolutamente di quanto riportato dai media occidentali, cioè di “caccia al gay”, quanto di preoccupazione per un certo tipo di moralità e di etica visti con occhi molto diversi dai nostri!
L'idea della pedofilia qui è molto molto vaga: i bambini, nei villaggi, ho sempre detto e raccontato, che sono figli del villaggio e non di una famiglia... e possono circolare tranquillamente senza pericolo. Anche qui a Kasaala, dove ci sono le scuole primarie, alla mattina presto e all'una, i bambini, anche i più piccoli, vanno e tornano da scuola a frotte senza pericoli e senza le mamme in SUV che li portano fino alla porta della classe... come succedeva a me a Roma negli anni '50: circa due chilometri a piedi per andare e altrettanti per tornare, accompagnandoci tra compagni che abitavamo sullo stesso percorso.

Un altro argomento che fa scalpore è la proposta di legge sulla pornografia, su cui si stanno facendo anche sondaggi tv.
Anche qui, vedendo i servizi giornalistici delle varie emittenti, si ha la netta sensazione che ci sia molta confusione: si continua a parlare di legge contro la pornografia, ma si mandano servizi che riguardano l'uso della minigonna e l'esposizione eccessiva del corpo femminile, troppo “provocanti ed eccitanti” per chi passa per strada! I servizi mostrano donne in giro di notte in minigonna (probabilmente ragazze che lavorano in qualche locale notturno), lati B già difficili da apprezzare anche in abito lungo che, rivestiti da minigonne attillatissime mostrano l'”effetto baule”, ma, sinceramente, devo dire niente di scandaloso. Il maggior dubbio è però sul legame tra la pornografia (nel senso delle pubblicazioni oscene) e l'abbigliamento femminile...
La legge, tra l'altro, parla anche dei video musicali, che non devono trascendere certi limiti, e dell'abbigliamento in genere. Vedremo come andrà a finire!

Oggi è presntata una terza legge che ha a che fare con il sesso, anche se molto più importante: la richiesta di legalizzare l'aborto. Ci siamo.
Il governo ugandese sta premendo sull'acceleratore dell'”anti-porno”, dell'”anti-omosessualità”, dell'abbigliamento femminile... poi ci si trova la richiesta di legalizzare l'aborto. Mi sembra che ci sia un grande controsenso in tutti questi argomenti: da una parte si vorrebbe occidentalizzare il paese, dall'altro si pongono limiti ai comportamenti che riguardano la sfera più privata della vita umana. Da un lato si vede l'Islam come un pericolo e dall'altro ci si comporta come nei paesi islamici più integralisti!

Per finire, l'altro verso della medaglia: quali sono i problemi reali di questo paese? Come avevo già avuto modo di scrivere in qualche “nota” precedente, l'Uganda ha, in questo momento, il suo esercito impegnato in Somalia, in Sud Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e forse anche nella Repubblica Centrafricana. Di questo i giornali parlano solo quando gli USA minacciano di mettere sanzioni economiche se non ci fosse il ritiro immediato dal Sud Sudan, per esempio. La risposta di ieri del presidente ad Obama è stata: “diventeremo amici di Putin!”...
Sinceramente ho qualche dubbio che Putin abbia tempo e voglia di finanziare uno stato a dittatura “democratica” come questo, oltre che per i suoi problemi con l'Ucraina, anche perché qui il governo è molto più amico di chi paga di più, e quindi non solo perché anche Putin sta facendo la guerra agli omosessuali.

Il telegiornale di stasera metteva in evidenza che, dovendo esserci le prossime elezioni nel 2016, forse sarebbe meglio “rinviarle” al 2021, visto che si dovrebbe affrontare una riforma strutturale del sistema parlamentare e politico: noi votiamo ogni tre anni... qui si pensa anche di rinviare le elezioni di 5 (CINQUE) anni... Intanto il leader dell'opposizione ha detto che non si presenterà candidato alla presidenza...
Quale è la sua idea di “opposizione” non è dato sapere, ma l'impressione è che sia già “sicuro” di perdere e non voglia fare la brutta figura.

Ecco, l'impegno militare in diversi paesi africani, e la mancanza di una vera lotta alla corruzione al negativo; la lotta alle malattie endemiche e all'AIDS, in positivo, vengono solo raramente accennati in TV... ma ci sono, nel bene e nel male!