Le
mie “note di viaggio” si erano fermate a novembre di due anni fa,
con un “arrivederci in Uganda ad ottobre 2013”.
Ricomincio
a raccontare la “mia Africa” con quattro mesi di ritardo, per via
di un cambio di programma indesiderato ma necessario. Passati i primi
otto/dieci mesi in Italia devo dire che ho cominciato a “friggere”...
il caldo italiano è diverso da quello arso di Gulu, ma anche da
quello umido di Kampala: trecento chilometri di distanza con un
abisso di diversità di clima, ma sempre Africa è. E poi, per dirla
senza peli sulla lingua, la situazione italiana è tale da spingere
chiunque desideri vivere serenamente ad andare a cercare qualche
posto meno esagitato e senza i contrasti che oggi si vivono sulla
pelle dei cittadini, ovviamente anche per causa degli stessi.
Il
progetto è questa volta doppio, tanto per risparmiare anche sul
viaggio e riuscire a dare qualcosa di più a qualcuno in più.
Il
primo progetto, quello per intenderci che aveva provocato il mio
“arrivederci”, è di installare una nuova aula di informatica
nella missione comboniana di Kasaala, nel cuore dell'Uganda,
nella foresta, ma forse meglio nella giungla, anche se a qualche
chilometro dalla città di Luuwero, sede diocesi ed importante centro
commerciale e di produzione di ananas e banane.
A
questo progetto sono riuscito ad “attaccarne” un altro, un po'
più difficile da realizzare, ma interessante sotto diversi aspetti.
Questo
progetto concerne un corso di secondo livello indirizzato a coloro
che hanno ottenuto i migliori risultati nei corsi precedenti in
Uganda e Sud Sudan. A questo progetto partecipa anche un giovane
collega di ISF, al suo primo viaggio in Africa, che si prende le
ferie per fare questa nuova esperienza. Ottimo! In due si lavora
meglio, ci si diverte anche di più, ma si continua a parlare
bilingue: in italiano tra noi e in inglese in presenza di altre
persone.
Appuntamento
il 16 gennaio all'aeroporto di Fiumicino per partire con un volo di
“Turkish Airlines” che andrà ad Entebbe passando per Istanbul.
Dopo aver visto dall'alto Istanbul ed aver trascorso quattro ore
nell'aeroporto a guardare le vetrine, ripartiamo per quella che
pensiamo sia la seconda ed ultima tappa, anche se, dai conti fatti,
ci sembra strano che occorrano nove ore per un volo di normalmente
cinque o sei ore... All'imbarco scopriamo che prima andiamo a fare
tappa a Kigali, capitale del Rwanda, a sud dell'Uganda! Poi si torna
indietro verso Istanbul, ma facendo tappa ad Entebbe, aeroporto di
Kampala, capitale dell'Uganda.
Viaggio
ottimo. Qualche piccola nota sul comportamento del personale del
check-in e di bordo: sembra di essere in Germania con regole
turche... poche regole, forse nessuna, ma l'obbligo di rispettarle
rigidamente...
Così
si deve discutere sul peso dei bagagli per la stiva, poi su quello
dei bagagli a mano, che vengono pesati all'ingresso con la
possibilità poi di fare spesa nel centro “duty free” (fuori
dogana)...
Un
po' meglio a bordo ma con posti diversi da quelli prenotati, ecc.
Insomma,
tutto il modo è paese ed ognuno mette le regole che vuole dove vuole
e dove può!
L'arrivo
ad Entebbe è puntualissimo, peccato che siano le 4.20 del mattino:
la sorella dell'organizzazione si è ammalata e ha dimenticato di
avvisare del nostro arrivo, così aspettiamo fino alle 6, poi
decidiamo di andare almeno a Kampala con un taxi. Tanto per far
arrivare un'ora in cui si possa telefonare a qualcuno e veder
sorgere il sole dalle sponde del Lago Victoria, mentre ad ovest sta
avviandosi al tramonto una luna piena ancora brillantissima, e
Kampala è annegata in un mare di nebbia che noi vediamo
dall'alto! Uno spettacolo vissuto qualche giorno fa ad Assisi.
Andando a salutare il “poverello” prima della partenza,
avevo visto dall'Eremo delle Carceri solo la Rocca Maggiore emergere
dal mare di nebbia che faceva risaltare i confini della valle
spoletina con quella tiberina.
Un
bel bis in altro continente, altro paesaggio, ma sempre “nostra
sorella Terra” che mi affascina sempre in tutte le sue forme.
Arrivati
a Kampala. Scopriamo che la compagnia di bus per Gulu ha chiuso.
Riusciamo a contattare i responsabili dell'organizzazione, che ci
chiedono di andare dai comboniani per un giorno e una notte:
sabato verrà a prenderci un'auto per portarci a Kasaala a lasciare i
dieci notebook che la provincia di Bolzano e il Centro Giovani Via
Vintola, sempre di Bolzano, ci hanno donato e sistemato per il
progetto, e poi proseguire per Gulu.
Approfitto
della situazione e faccio fare la prima esperienza da “Camel
Trophy” all'amico Benny: andiamo dai comboniani con tutti i bagagli
usando due “boda-boda” (i moto-taxi che sfrecciano nel traffico
convulso di una capitale qualsiasi)!
Sopravvissuti
ed arrivati, sani, salvi e con i computer intatti!
Riposo,
visita al quartiere e al mercato di Bugolobi e poi ancora riposo...
abbiamo saltato una notte di sonno e ne abbiamo bisogno!
Ringraziando le suore comboniane di Kampala che ci hanno ampiamente
rifocillato...
Ritornano le "note di viaggio"... Se qualche amico preferisce riceverle via e-mail, me lo faccia sapere!
RispondiEliminaGrazie a tutti coloro che mi leggeranno! ... e magari commenteranno!