Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
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martedì 21 gennaio 2014

Un nuovo progetto in Uganda



Le mie “note di viaggio” si erano fermate a novembre di due anni fa, con un “arrivederci in Uganda ad ottobre 2013”.

Ricomincio a raccontare la “mia Africa” con quattro mesi di ritardo, per via di un cambio di programma indesiderato ma necessario. Passati i primi otto/dieci mesi in Italia devo dire che ho cominciato a “friggere”... il caldo italiano è di­verso da quello arso di Gulu, ma anche da quello umido di Kampala: trecento chilometri di distanza con un abisso di diversità di clima, ma sempre Africa è. E poi, per dirla senza peli sulla lingua, la situazione italiana è tale da spingere chiunque desideri vivere serenamente ad andare a cercare qualche posto meno esagitato e senza i contrasti che oggi si vivono sulla pelle dei cittadini, ovvia­mente anche per causa degli stessi.

Il progetto è questa volta doppio, tanto per risparmiare anche sul viaggio e riu­scire a dare qualcosa di più a qualcuno in più.
Il primo progetto, quello per intenderci che aveva provocato il mio “arrivederci”, è di installare una nuova aula di informatica nella missione com­boniana di Kasaala, nel cuore dell'Uganda, nella foresta, ma forse meglio nella giungla, anche se a qualche chilometro dalla città di Luuwero, sede diocesi ed importante centro commerciale e di produzione di ananas e banane.
A questo progetto sono riuscito ad “attaccarne” un altro, un po' più difficile da realizzare, ma interessante sotto diversi aspetti.
Questo progetto concerne un corso di secondo livello indirizzato a coloro che hanno ottenuto i migliori risultati nei corsi precedenti in Uganda e Sud Sudan. A questo progetto partecipa anche un giovane collega di ISF, al suo primo viag­gio in Africa, che si prende le ferie per fare questa nuova esperienza. Ottimo! In due si lavora meglio, ci si diverte anche di più, ma si continua a parlare bi­lingue: in italiano tra noi e in inglese in presenza di altre persone.

Appuntamento il 16 gennaio all'aeroporto di Fiumicino per partire con un volo di “Turkish Airlines” che andrà ad Entebbe passando per Istanbul. Dopo aver visto dall'alto Istanbul ed aver trascorso quattro ore nell'aeroporto a guardare le vetrine, ripartiamo per quella che pensiamo sia la seconda ed ultima tappa, anche se, dai conti fatti, ci sembra strano che occorrano nove ore per un volo di normalmente cinque o sei ore... All'imbarco scopriamo che prima andiamo a fare tappa a Kigali, capitale del Rwanda, a sud dell'Uganda! Poi si torna indietro verso Istanbul, ma facendo tappa ad Entebbe, aeroporto di Kampala, capitale dell'Uganda.
Viaggio ottimo. Qualche piccola nota sul comportamento del personale del check-in e di bordo: sembra di essere in Germania con regole turche... poche regole, forse nessuna, ma l'obbligo di rispettarle rigidamente...
Così si deve discutere sul peso dei bagagli per la stiva, poi su quello dei bagagli a mano, che vengono pesati all'ingresso con la possibilità poi di fare spesa nel centro “duty free” (fuori dogana)...
Un po' meglio a bordo ma con posti diversi da quelli prenotati, ecc.

Insomma, tutto il modo è paese ed ognuno mette le regole che vuole dove vuole e dove può!

L'arrivo ad Entebbe è puntualissimo, peccato che siano le 4.20 del mattino: la sorella dell'organizzazione si è ammalata e ha dimenticato di avvisare del no­stro arrivo, così aspettiamo fino alle 6, poi decidiamo di andare almeno a Kam­pala con un taxi. Tanto per far arrivare un'ora in cui si possa telefonare a qual­cuno e veder sorgere il sole dalle sponde del Lago Victoria, mentre ad ovest sta avviandosi al tramonto una luna piena ancora brillantissima, e Kampala è an­negata in un mare di nebbia che noi vediamo dall'alto! Uno spettacolo vissuto qualche giorno fa ad Assisi. Andando a salutare il “poverello” prima della par­tenza, avevo visto dall'Eremo delle Carceri solo la Rocca Maggiore emergere dal mare di nebbia che faceva risaltare i confini della valle spoletina con quella tiberina.
Un bel bis in altro continente, altro paesaggio, ma sempre “nostra sorella Ter­ra” che mi affascina sempre in tutte le sue forme.

Arrivati a Kampala. Scopriamo che la compagnia di bus per Gulu ha chiuso. Riusciamo a contattare i responsabili dell'organizzazione, che ci chiedono di an­dare dai comboniani per un giorno e una notte: sabato verrà a prenderci un'auto per portarci a Kasaala a lasciare i dieci notebook che la provincia di Bolzano e il Centro Giovani Via Vintola, sempre di Bolzano, ci hanno donato e sistemato per il progetto, e poi proseguire per Gulu.
Approfitto della situazione e faccio fare la prima esperienza da “Camel Trophy” all'amico Benny: andiamo dai comboniani con tutti i bagagli usando due “boda-boda” (i moto-taxi che sfrecciano nel traffico convulso di una capitale qualsiasi)!
Sopravvissuti ed arrivati, sani, salvi e con i computer intatti!

Riposo, visita al quartiere e al mercato di Bugolobi e poi ancora riposo... abbia­mo saltato una notte di sonno e ne abbiamo bisogno! Ringraziando le suore comboniane di Kampala che ci hanno ampiamente rifocillato...



1 commento:

  1. Ritornano le "note di viaggio"... Se qualche amico preferisce riceverle via e-mail, me lo faccia sapere!

    Grazie a tutti coloro che mi leggeranno! ... e magari commenteranno!

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