Benny fa fatica, come gli altri
giovani presenti, italiani e non, ad accettare il modo di vita degli africani:
dicono che sono lenti, che non rispettano gli impegni, che non tutti hanno la
“giusta voglia” di lavorare.
Credo che sia solo un problema di
pazienza ed accettazione rispettosa di molte differenze di vario genere.
Il primo problema è dato dalla
cultura millenaria: nessuno lavora più di tanto perché è sufficiente ciò che si
ha, ognuno per sé; nessuno o quasi coltiva per vendere, ma ognuno mangia ciò
che produce; fino a pochi anni fa la terra era di tutti: magari qualche volta
si ammazzavano per la scelta del posto, ma non c'era la proprietà privata.
Suor Dorina racconta come una
ventina di anni fa i “Comboni Samaritans Gulu” hanno aiutato le famiglie anche
facendo loro prestiti per acquistare la terra per coltivare qualcosa di più
perché la famiglia era cresciuta troppo.
Ora lo stato sta facendo una
specie di catasto, anche perché gli occidentali e i cinesi stanno “comprando”
le terre per le coltivazioni e mandano via interi villaggi, senza alcun
riguardo per chi ci vive, usando anche le ruspe e le armi.
Secondo problema è quello
naturale del clima: si lavora al mattino presto (ma noi cominciamo tardi!)
mentre fa ancora fresco, ma dalle 12 alle 16 la temperatura, soprattutto in
questa stagione, è elevata e ci si stanca subito. Quindi la vita riprende nel
pomeriggio, dopo una breve interruzione e continua dopo il tramonto (alle
18.30/19).
La lentezza e i tempi della natura
rendono le persone più calme, meno esagitate che da noi: non hanno nulla,
quello che arriva è una grazia, perché correre? Noi dobbiamo correre per il
biscottino del “Mulino Bianco”, per la “Golf Take&Sound” e per l'ultimo
modello di iPhone con cui rompere le scatole durante le cene conviviali...
Bell'esempio, il nostro!
Ragazzi, ma vi pare che si stia
meglio qui o nel caos globalizzato? La prima risposta è semplice, anche se per
me non condivisibile: mi manca il “pub”...
Vero che poi a qualcuno mancano
anche gli amici e le belle città italiane, ma lo shopping si fa anche qui, in
mezzo alla polvere magari, alle mosche, ai bambini nudi con il naso
gocciolante, alle donne che fanno la siesta sui vestiti in vendita... ma è uno
spettacolo di vita e di varia umanità impagabile! Il mercato è veramente uno
spettacolo da non mancare! Oltretutto è lo specchio di come la gente vive,
degli strumenti che usa, dei prodotti che usa, ma che non getta via per oltre
la metà...
Qui si consuma tutto, si usano
solo leggerissimi sacchetti di plastica per confezione, e quando qualcosa non
va più bene... si Ripara, si Ricicla, si Riutilizza... usando le “RI” di Serge
Latouche...
*****
Tutto è bene ciò che finisce
bene... Il corso è finito e siamo tutti contenti di come è andato: qualche
assenza di troppo, qualche ritardo dovuto all'assenza degli orologi, ma anche
agli impegni di lavoro di qualcuno, ma tutti sono usciti arricchiti, anche noi,
quanto meno in pazienza.
Io sono particolarmente
soddisfatto perché penso ai due allievi che hanno lavori umilissimi e ora sono
riusciti a dimostrare che con un po' di aiuto possono fare molto meglio e
ancora di più per un altro che, senza lavoro, forse lo potrà avere attraverso o
all'interno della struttura stessa dei Comboni Samaritans.
Ai saluti finali ho voluto
ricordare proprio che il proposito degli “Informatici Senza Frontiere” è di
ridurre il “digital divide”: oggi abbiamo raggiunto il nostro obbiettivo con
queste tre persone.
*****
Sfruttando il pomeriggio del
sabato, domani mattina si parte dopo colazione, vogliamo andare “in città” a
fare le ultime compere di ricordini, salutare gli amici che lavorano in città,
farci qualche foto di testimonianza che siamo qui.
Questo sarebbe stato il
programma...
A pranzo Benny ha sintomi di
febbre: speriamo non sia nulla! Ha fatto le vaccinazioni di rito, ha preso il
“Malarone” contro la malaria, ha mangiato sempre bene e non ha avuto altri
sintomi, quindi sono abbastanza tranquillo.
Nel primo pomeriggio la
febbre sale: unica soluzione è quella di andare al pronto soccorso
dell'ospedale di Lacor, dove risiede anche suor Dorina, ovviamente in
“boda-boda”, cinque chilometri su una “pista nazionale”...
Fortunatamente è troppo presto
per la malaria, che non avrebbe avuto il tempo per l'incubazione, il pronto
soccorso è superlativo: esame del sangue completo, immediato, dottori
professionalmente preparatissimi ed anche umanamente!
Una piccola infezione
gastro-intestinale, curata con una leggera dose di antibiotico e il
paracetamolo per la febbre. Già la sera Benny sta meglio. Al mattino, dopo un lungo sonno, Benny si alza pimpante e fresco come niente fosse successo. Unica precauzione per il viaggio: tanta spremuta di limone invece dell'acqua.
Arriviamo a Kampala in tempo per
fare due passi, riposarci bene e a mezzanotte lo accompagnamo ad Entebbe per
la partenza.
All'ingresso dell'aeroporto c'è
un blocco della polizia che perquisisce me e Benny, ma non Masimo e l'autista
e nemmeno i bagagli... facce da delinquenti? Chi può dirlo?Lasciamo Benny, che partirà alle 5 per Istanbul, e noi andiamo finalmente a dormire!