Sono
all'epilogo di questa ennesima esperienza africana e sud-sudanese in
particolare.
Ho
lasciato Kajo Keji, ho imbastito programmi futuribili, ho salutato
tutti come se dovessi tornare tra dieci giorni... forse l'ho fatto
per non avere rimpianti, non per illudere le persone ma per
illudermi, per avere l'impegno di realizzare progetti che sono ancora
in corso di studio, di sviluppo e di discussione.
Ma
dopo cinque mesi ti affezioni al posto, alle persone, simpatiche o
antipatiche, che ti stimano o no, che stimi o no: persone sono e alle
persone ti affezioni... Ti affezioni ai luoghi, alle piante che vedi
crescere e fiorire e vestirsi di foglie e dare i frutti... Ti
affezioni alla bicicletta che ti ha aiutato a scappare a casa o a
scuola in tempo per non bagnarti durante questa stagione piovosa, o
che ti ha aiutato a smaltire le tossine degli impegni di lavoro... Ti
affezioni soprattutto ai bimbi che, andando a scuola, fanno a gara a
chi ti saluta o a chi ti dà la mano per primo!
Insomma...
un po' di cuore a Kajo Keji ce lo lascio... speriamo che si possa
sviluppare qualche altro progetto per tornarci e ritrovare
soprattutto le persone che si sono lasciate!
Arrivo
a Juba dopo un viaggio ottimo, grazie ai gesuiti che mi hanno dato un
passaggio su un loro "Land Cruiser" che viaggiava vuoto:
nonostante la strada e la mattinata fresca ho dormito per diverso
tempo; il "driver" era particolarmente attento ad evitare
più buche possibili ed ha fatto questo piccolo miracolo! Mi ha
svegliato un paio di volte per farmi vedere le scimmiette in
circolazione vicino alla strada, ma di questo gli sono stato grato!
Ero
stato nella capitale un paio di mesi fa. Sta cambiando molto
velocemente. Si stanno distruggendo le baracche e costruendo palazzi,
si stanno asfaltando le strade e l'aeroporto è in via di
sistemazione definitiva... chissà quando ci saranno anche l'acqua,
l'energia elettrica, le scuole, le medicine per gli ospedali, gli
ospedali funzionanti... ma non solo nella capitale... anche nelle
altre città!
La
guerra sembra, fortunatamente, sempre più una minaccia latente di
tipo politico o scaramantico... speriamo!
Il
prossimo lunedì, il 9 luglio si festeggia il primo anniversario
dell'indipendenza dal Sudan. Sarà anche per questo che ci si dà da
fare soprattutto sulle "apparenze"! Ma anche le strade sono
benvenute!
Ho
un progetto, insieme ad un gruppetto di altre persone di varie
nazionalità: aprire un negozio a Juba per vendere i prodotti
dell'artigianato dei villaggi. In pratica fare da "collettore"
di prodotti di buona qualità da vendere per conto di tutti quei
gruppi femminili e non che producono qualcosa di bello e valido per
il mercato locale e per quello estero, tramite i gruppi di acquisto
del commercio equo-solidale.
Pare
che la cosa interessi molto le organizzazioni, religiose e non, che
operano sul territorio ed hanno attivato laboratori di questo tipo:
producono ma non hanno la possibilità di vendere se non mandando
all'estero quel poco attraverso i missionari, e ricavando veramente
cifre misere.
Con
questo progetto si potrebbe incrementare il grande mercato locale e
degli stranieri, soprattutto delle NGO e dell'ONU, che sono qui di
stanza, e proporre poi all'estero accordi commerciali di vendita.
Le
premesse e la buona volontà ci sono... ora speriamo di combinare
qualcosa di buono!
Le
ultime notizie sul fronte politico sembrano positive: le
dimostrazioni di piazza avvenute nelle due ultime settimane a
Khartoum, al di là delle feroce repressione della polizia, deve aver
indotto Omar-el-Bashir a cercare di non forzare la mano sul fronte
estero. Speriamo che la prossima settimana sia quella della
definizione dei confini e della zona di interdizione tra i due paesi!
Ieri
sera un episodio che mi ha fatto riflettere (e un po' anche
inorgoglire... ma poco!). Dopo la messa ci salutiamo con quattro
ragazzi di una associazione italiana ("La nostra Famiglia",
del comasco) e ci presentiamo per nome. Uno di loro mi chiede anche
il cognome... Paolo, Paolo Merlo... "allora sei tu che hai il blog con le
note di viaggio!"... Sono rimasto a dir poco allibito... "ma
tu come fai a conoscerlo?"... "qualcuno me ne ha parlato,
in Italia..."... Il mondo è piccolo, ma internet e la
comunicazione hanno un potere sempre maggiore!
Viene
la sera, l'ultima: mi rendo conto che... ho già voglia di tornare...
non mi sento "pastore", portato alla transumanza, ma
"contadino"... con il desiderio di seminare e vedere i
frutti, ma sappiamo che i frutti non li ha visti nemmeno Mosè, morto
in vista della Terra Promessa!
Seminiamo,
gente, seminiamo! Il seme è la speranza del nuovo futuro, quello
migliore, quello dei sogni che si avvereranno e diventeranno frutto,
anche se non potremmo gustarne il sapore!
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