Dopo
la settimana del viaggio in Uganda, ho dovuto fare un week-end a
Juba, o meglio sulla strada da e per Juba...
Sabato
mattina si parte alle 6.30 con il "Land Cruiser" pubblico
che fa la spola con Juba. Il viaggio è buono, come può essere buono
il viaggio di tredici sardine cariche di bagagli, anziché di dieci
passeggeri: solo che dura cinque ore... All'arrivo nulla di meglio
che una moto che mi porta dai comboniani, dove finalmente si
scaricano i bagagli e si può andare a rinfrescarsi un momento e
mangiare un piatto in compagnia.
Pomeriggio
di incontri per cercare di sviluppare un nuovo progetto: un negozio a
Juba che venda tutti i prodotti artigianali fatti nelle scuole e
centri delle organizzazioni religiose del Sud Sudan. La vendita
dovrebbe essere sviluppata anche in Europa, Giappone e Canada, grazie
alla partecipazione di diverse persone di tante nazionalità diverse.
Il
viaggio di ritorno è un'avventura... La partenza è prevista alle
8.30, ma la prima auto è piena. Si aspetta la seconda, quella di
ieri, che aveva qualche problema ad una ruota e che il pilota sta
cercando di risolvere. Si parte alle 12, dopo quattro ore di attesa.
Sempre strizzati come sardine, ma questa volta i passeggeri sono solo
otto, con carico e sovraccarico...
Dopo
mezz'ora ci fermiamo a sostituire il pezzo che il pilota ha comprato.
Così mette a posto il guasto e perde tutto l'olio dei freni.
Viaggeremo per 150 km. senza...
La
suora dice che è pauroso viaggiare così... La convinco, si fa per
dire, che con le strade che ci sono si può camminare al massimo a 40
km/h, per cui i freni non servono... solo in un paio di discese
l'autista ingrana la prima per non rischiare!
Arriviamo
a Kajo Keji alle 19. Quattro ore di attesa e sette di viaggio. Una
doccia è d'uopo: puzziamo tutti come capre!
Dopo
questa puntata a Juba, lascio trascorrere tre giorni e decido di
tornare in Uganda: c'è una vettura che va a Kampala e tornerà
domenica. Mi aggrego. Dalla prossima settimana riprendo la scuola e
non avrò più un giorno libero...
Il
viaggio di andata è ottimo. La prima notte ci fermiamo a Gulu dai
Comboniani, dopo aver fatto diverse commissioni, tra cui l'acquisto
di altri "infradito" di gomma riciclata. La mattina si
riparte per Kampala: 350 km di strada asfaltata! Incredibile! Ormai
non sapevo più che volesse dire...
Il
paesaggio ugandese è verdissimo, come quello del Camerun e del
Centrafrica. Si percorre la strada lungo il Nilo Bianco, che però
non si vede mai, salvo quando si traversa, in una gola stretta e di
rapide, a Karuma.
Due
brevi soste per salutare due comunità diverse e poi a Kampala, in
tempo per mandare l'autista a cercare di riparare l'auto, e fare
qualche commissione.
Il
grosso lo faremo domani, sabato. Sosta presso dei missionari inglesi,
ma il fratello che si occupa degli alloggi è altoatesino.
Sabato
giornata campale in giro in "boda-boda" (moto-taxi) magari
in tre, per comprare materiali ed accessori e consegnare alcuni
prodotti del laboratorio femminile. Non si riesce a trovare nemmeno
il tempo per arrivare a vedere il Lago Vittoria: una buona scusa per
ritornarci la prossima volta (se ci sarà!).
Kampala
è una città moderna, come tutte le altre capitali che conosco, ma
più organizzata, almeno nel centro commerciale, meno sporca e meno
inquinata (anche qui tutto è relativo!) per esempio di Ouagadougou,
in Burkina-Faso o di Yaounde in Camerun. Ci sono, oltre i "matato"
(pullmini Nissan da nove posti che portano una quindicina di persone
per volte), anche i nuovissimi bus cinesi, che ricordano quelli
nuovissimi di Milano! Poi centinaia di "boda-boda", che
dovrebbero portare solo una persona ma ne portano mediamente un
paio...
Dopo
tre giorni tutte le capitali sono uguali: meno male che domani
ritorno!
Nel
pomeriggio di sabato mi chiama l'autista: come avevo ampiamente
previsto vuole starsene due o tre giorni a divertirsi, così non ha
riparato l'auto e domani viaggerò verso il Sud Sudan in bus...
Il
viaggio di ritorno comincia alle 6 con la partenza dalla comunità
che mi ospita; viaggio diretto (con due o tre soste) fino a Moyo, in
"appena" dieci ore e mezzo, ma sono quasi 500 km. Di qui,
sotto un cielo che promette solo tonnellate di acqua, in moto per gli
ultimi 20 km. fino a Kajo Keji. Senza prendere una goccia d'acqua!
Solo un bel raffreddore per via dello sbalzo di temperatura tra il
bus e la moto...
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