Avevo promesso nella prima nota di questo anno, “che sarà fantastico per l’Italia” (cit. Conte, pres. dei Consiglio), di raccontare anche qualche aneddoto di viaggio e non…
Iniziamo con i “trasporti pubblici”… Qui, come nel resto del
continente africano, con questa dizione si intendono tutti i mezzi
che trasportano persone e merci facendosi pagare un qualcosa per il
servizio.
La bicicletta, la motocicletta, l’auto, il pullmino, il bus…
questo è il “public transport”!
La bicicletta, succedaneo della moto (boda-boda), è popolare per le
merci non eccessivamente pesanti, anche se di dimensioni non
propriamente adatte: qualcuna ha un cuscinetto sul portapacchi per
consentire un comfort eccezionale, altre sono attrezzate con lacci di
gomma per il trasporto di assi di legno, o tubi lunghi anche 4/5
metri, o per un paio di caschi di banane completi, veramente molto
pesanti!
La moto, 125cc al massimo, è il trasporto pubblico delle città e
dei villaggi: è veloce, maledettamente pericoloso, senza casco per
il o i viaggiatori, che, se ufficialmente dovrebbero essere uno,
nella realtà arrivano anche a 4 o 5, se sono i bimbi che vanno a
scuola, quello che io chiamo lo “school-boda”, oltre, ovviamente,
al pilota…
Poi ci sono i “pullmini”, tipo Fiat 600 pullman degli anni
’50-’60, che hanno cinque file di tre posti, con licenza di
portare fino a 14 passeggeri, oltre l’autista, ma che, nelle ore di
punta diventano anche sedici, e nei villaggi posso raggiungere (non
troppo comodamente!) anche i 19/20, tanto si strizzano!
Ultimo sono le vetture normali, al massimo qualche monovolume, in cui
i proprietari, a rischio del sequestro immediato del mezzo, caricano
fino a 3 passeggeri sui sedili anteriori e almeno cinque su quelli
posteriori… I bagagli nel bagagliaio o sul portapacchi alla mercé
della polvere rossa che fa parte di ogni strada che si rispetti!
Infine ci sono i grandi pullman di fabbricazione cinese, per i lunghi
percorsi, ormai dotati di aria condizionata, tv/video (sempre al
massimo volume per drogare i viaggiatori prima degli incidenti), ma
con i sedili fatti per i cinesi, quindi in formato 160x50x20,
altezza, larghezza e profondità, anziché per le donne ugandesi che
godono della fama della Angela Merkel, cit. Berlusconi Silvio, ma in
realtà la sovrastano di gran lunga.
Se si viaggia oltre le due ore è bene prendere un posto al
corridoio, in cui si possono ogni tanto, allungare le gambe...
Bene… se siamo arrivati sani e salvi, possiamo andare al
“ristorante”, virgolette imposte dalla variabilità dei concetti
da Paese a Paese e da ristoramte a ristorante!
I piatti tradizionali si trovano sempre, qualcosa di meno faticoso è
più raro, ma si trova. Pollo e patatine fritte, fegato e patatine
fritte, capra o pesce o manzo ci sono nella maggioranza dei posti,
come riso, matoke o polenta di mais bianco… Oppure nulla…
A Gulu, per la seconda volta in sei mesi, mi trovo a fianco ad un
ristorantino calmo, piccolo ma sembra pulito… Entro chiedendo alle
due signore che ci sono cosa si può mangiare… E’ un po’
presto… “Nulla!”, la risposta quasi scostante di una… Bene,
possiamo venire più tardi, cosa preparate? Oggi nulla. Oggi non
facciamo da mangiare! Ah, ecco… ecco perché sono lì da stamane…
ma mi domando: perché hanno aperto?
Ristorante di fronte… grande, spazioso, anche attraente nella sua
semplicità: Buongiorno! Cosa avete oggi da mangiare? Pollo e
patatine, ma non sono pronte… Non c’è problema… si può
aspettare! Ma dobbiamo andare al mercato a comprarle… No comment…
Una volta accettato però, si mangia bene, fatto al momento, senza
coltello e senza tovagliolini, e senza birra… l’alcool nella
maggior parte dei ristoranti non si può bere: sono quasi tutti
musulmani! I coltelli non si danno perché la gente è ancora
abituata a mangiare con le mani ed a lavarsi prima e dopo aver
mangiato…. Di conseguenza non servono nemmeno i tovagliolini di
carta!
A Namugongo, dove si trova il Santuario dei Martiri Ugandesi,
visitato da ben tre pontefici (Paolo VI, G. P. II e lo scorso anno da
Papa Francesco), c’è un ristorantino, davanti al Santuario, dove
ho provato a mangiare una domenica…
Il cibo buono, locale e poco più… Ho chiesto un coltello per
mangiare il pollo: nell’imbarazzo della signora alla mia richiesta,
le ho chiesto se ne aveva uno della cucina… risposta anch’essa
negativa… ma poi l’ho vista uscire e ho cominciato a mangiare con
le mani, come mia nonna diceva che faceva anche la principessa di
Savoia. Al suo ritorno, costernata, l’ho rassicurata che ero
riuscito anche io a farlo!
Cambio completamente argomento e chiudo con un pensiero ai bimbi di
Ruti: dobbiamo dare loro una casa... ma molto presto!
Per
DARE una casa ai bimbi
orfani
e/o abbandonati di RUTI:
Bonifico
bancario sul seguente IBAN:
BANCA CARIGE : Merlo Paolo - Progetto Casa
Famiglia RUTI
Codice IBAN: IT47N 06175 14110 000009
206470
NON
IMPORTA QUANTO e COME… MA… AIUTATECI!!
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