Progetto INFORMAFRICA


Ridurre il "digital divide" portando la nostra CONOSCENZA
in modo ETICO e RESPONSABILE, ma non i nostri "modelli di vita"

sabato 31 agosto 2019

1 – Scuola, scuole, bambini piccoli e non…







Questo ritorno in Uganda è dedicato fondamentalmente alle scuole che crescono, alle scuole in cui ho preparato le classi di informatica, alla scuola dove studia la ragazza-mamma, “adottata per lo studio” da una ragazza supertecnologica italiana e da qualcun altro che la segue più da vicino.



Insomma, dopo tutte le esperienze di studio prima, di insegnamento e di formazione ai docenti poi, la “Scuola” è entrata definitivamente nella mia ennesima vita.



L’arrivo l’ho anticipato di un paio di settimane sul tempo previsto, per poter partecipare al “Visitation Day” (nel gergo familiare “VD”), il giorno che nei college di ogni ordine e grado viene dedicato al ricevimento dei genitori, alla loro visita ai ragazzi ed al colloquio libero con gli insegnanti. Giorno particolare, quindi, per tutti.



Si inizia alle 9 (“African time”, orario libero) e si finisce alle 17 (tassativo). I genitori vengono anche da lontano, ma il “St. Daniele Comboni College” di Kasaala è ad otto chilometri dalla strada nazionale, per cui si arriva tutti con la mototaxi, il “boda-boda”, pieni di viveri per il pranzo, e per i ragazzi che qui, non per colpa della scuola, ma perché non ci si può permettere di più oltre le tasse scolastiche, finisce che mangiano poco e sempre la solita zuppa. Si arriva quindi portando bibite, biscotti, zucchero e quant’altro per i giorni successivi alla festa, che così non si spegne in un rituale di qualche ora, ma prosegue, tenendo i ragazzi in forze e ricordando ai genitori che stanno facendo qualche piccolo sacrificio per il futuro di ragazzi e famiglie.


Quando si può ci si sistema per il pic-nic sul grande prato della scuola, su cui circolano anche, più o meno indisturbate, qualche mucca e qualche capretta. Si mangia e si beve in compagnia dei figlioli, magari anche di quelli i cui genitori o custodi non sono venuti, pur per validi motivi, lasciando un velo di tristezza nei loro figli, ma anche la dimostrazione che i compagni vogliono loro bene e, come nella tradizione culturale africana, i figli sono figli e basta, e che figli si è, con o senza genitori fisicamente presenti.


La mattinata questa volta è stata coperta da uno spettacolo-concorso tra quattro gruppi di studenti, a seconda dell’edificio in cui vivono e studiano. Nel programma dello spettacolo, i ragazzi si sono affrontati in canto, danza, recitazione, musica popolare e mimo, con regole ben precise di tempo e di presentazione. Spettacolo molto interessante, soprattutto per un “mzungu” che assiste per le prime volte a queste forme di espressione collettiva. Unica pecca, a mio avviso, la presenza di un giudice unico, insegnante, anche se con un collaboratore tecnico… ma bisogna evitare di essere di parte e si applaudonno tutti, anche se poi la coppa è di un gruppo, ma la festa rimane la festa della scuola e di tutti coloro che le danno vita e forma!



Capisco, rileggendo, di essere un po’ tanto tifoso… ma questo corpo insegnante è stato uno dei migliori gruppi di allievi che abbia avuto, ed ora mi trovo qui, ma dall’altra parte della cattedra!



Passata la festa degli studenti devo pensare rapidamente a combinare il programma di lavoro e di spostamenti fra i vari progetti. Mi fermo, e prendo come base, questa volta, la comunità comboniana di Kasaala, con padre Giorgio Previdi che mi alloggia e nutre perché possa continuare a portare qualche computer alle sue scuole, dare qualche consiglio agli insegnanti di informatica e magari anche a fare quattro chiacchiere con lui quando ha un momento di tempo fra le tante richieste di assistenza dei suoi parrocchiani.


Ormai sono sette anni che ci conosciamo e siamo diventati veramente molto amici, ed è molto importante per me di averne come lui!


Comincio a “girare”, rivedere, incontrare studenti, genitori, insegnanti che hanno bisogno, in un sistema che è tutto fuorché di “welfare”… Non solo i lavoratori, se non sono militari ed assimilati, vengono pagati poco, ma non viene data a nessuno la benché minima assistenza sanitaria, scolastica, legale o di trasporti… In pratica quello che dovrebbe essere il primo impegno di uno Stato, viene ribaltato in militarizzazione e riscossione di tasse. Scuole, dispensari, ospedali, trasporti sono per la maggioranza privati al 100% e vessati da un sistema di tassazione incredibilmente pesante.
Dall’altra parte ora lo stato ha cominciato a tassare l’uso del telefonino per Facebook e Whatsapp (1,50 euro al mese)…


Le scuole private sono tali e pagano tasse di registrazione e tasse annuali senza ricevere alcun servizio ma anzi la concorrenza di scuole statali piccole, malgestite e con insegnanti del livello più basso (coincidente, come ovvio, con la preparazione ed il valore che hanno).



La Fondazione “Bridget Evalyn”, che ha accolto il “Progetto Casa Famiglia di Ruti”, sta muovendo i primi passi, cominciando da una revisione severa del primo lavoro fatto e da una riorganizzazione dei bambini guidati da Sandra.


Dopo una prima visita alle famiglie (ricordo ancora che qui il concetto di famiglia è molto largo!) ne abbiamo accolti sette in una “scuola primaria – college”, in cui la Fondazione paga le rette ed i parenti procurano le necessità di vestiario, libri e nutrizione. Gli altri dodici sono in fase di studio, ma abbiamo deciso di tenerli fino al raggiungimento di un accordo valido e serio, sia con le famiglie, sia con altre scuole, sia con Sandra, che è poi colei che fa la “mamma”.


Purtroppo, qui una nota piuttosto negativa, non abbiamo un riscontro valido, dopo questi primi sette mesi dell’anno, da parte degli amici che, con le loro donazioni ci hanno consentito di arrivare a questo punto.



Abbiamo un certo numero di “abbonati”, a cui daremo molto presto la soddisfazione di avere le schede dei bambini che ci stiamo prendendo in carico, ma molte poche sono state le donazioni “una tantum” anche serie, che avevamo avuto lo scorso anno e per la scuola di Bukunda, che cresce veramente molto bene con il management che ha iniziato ad operare dallo scorso anno.



Oggi mi sento di dover chiedere a tutti coloro che leggono queste note di darci un “segno” della loro partecipazione attiva… Un paio di settimane fa ho proposto una “donazione-premio” fatta dai nostri ragazzi promossi per mantenere allo studio ancora per il prossimo trimestre almeno uno dei nostri bimbi (20 euro)… Qualche risposta positiva ed immediata c’è stata, ma poche in realtà per poter andare avanti con il piano educativo che ci siamo proposti.


La Fondazione qui in Uganda ha come pilastri di lavoro: educazione, attenzione alla sanità e nutrizione dei bambini in disagio da povertà. Dobbiamo cominciare dal primo punto per aiutare non solo i bimbi ma anche le famiglie.


In Italia abbiamo finalmente concluso l’accordo con “Bozen Solidale”, associazione in via di trasformazione in ETS, che ci ha accolti come “migranti attivi”, cioè operanti al fronte (o in trincea)!

Ecco… presto manderò la prossima “nota di viaggio” per raccontare ciò che ho visto andando al confine con il Sud Sudan, in un campo profughi di 200.000 persone… povera ItaGlia, che non sa accoglierne nemmeno 2.000 all’anno… e vuole condannare chi aiuta i miserabili!
 


Due notizie brevi per finire in positivo!


Fra pochissimi giorni mi raggiungeranno Nicole, di ISF, ed una sua amica giovanissima, per fare un giro di tutte le “operazioni” fatte con ISF o personali in Uganda. Comincio a passare le consegne…



Il 20 settembre, uscirà nelle librerie “La Grotta della Pace”, un romanzo per ragazzi (9-14 anni) a firma di Roberto Morgese e mia, ambientato durante la guerra civile in Sud Sudan, conclusasi almeno nominalmente, un paio di mesi fa. Editore “Ediz. Messaggero Padova”. Roberto Morgese ha già pubblicato diversi romanzi per ragazzi; ha vinto un Premio “Battello a Vapore”; è candidato al Premio “Strega ragazzi”; è maestro di scuola elementare e formatore universitario dei nuovi insegnanti elementari.




IL RICAVATO SARA’ COMPLETAMENTE DEVOLUTO ALLA



“FONDAZIONE BRIDGET EVALYN”



Attraverso i soliti canali IBAN:         


Paolo MERLO                IT47N 06175 14110 000009 206470


BOZEN SOLIDALE        IT77N 08081 11610 000306 006043