Questo ritorno
in Uganda è dedicato fondamentalmente alle scuole che crescono, alle scuole in
cui ho preparato le classi di informatica, alla scuola dove studia la
ragazza-mamma, “adottata per lo studio” da una ragazza supertecnologica
italiana e da qualcun altro che la segue più da vicino.
Insomma, dopo
tutte le esperienze di studio prima, di insegnamento e di formazione ai docenti
poi, la “Scuola” è entrata definitivamente nella mia ennesima vita.
L’arrivo l’ho
anticipato di un paio di settimane sul tempo previsto, per poter partecipare al
“Visitation Day” (nel gergo familiare “VD”), il giorno che nei college di ogni
ordine e grado viene dedicato al ricevimento dei genitori, alla loro visita ai ragazzi
ed al colloquio libero con gli insegnanti. Giorno particolare, quindi, per
tutti.
Si inizia alle
9 (“African time”, orario libero) e si finisce alle 17 (tassativo). I genitori
vengono anche da lontano, ma il “St. Daniele Comboni College” di Kasaala è ad
otto chilometri dalla strada nazionale, per cui si arriva tutti con la
mototaxi, il “boda-boda”, pieni di viveri per il pranzo, e per i ragazzi che
qui, non per colpa della scuola, ma perché non ci si può permettere di più
oltre le tasse scolastiche, finisce che mangiano poco e sempre la solita zuppa.
Si arriva quindi portando bibite, biscotti, zucchero e quant’altro per i giorni
successivi alla festa, che così non si spegne in un rituale di qualche ora, ma
prosegue, tenendo i ragazzi in forze e ricordando ai genitori che stanno
facendo qualche piccolo sacrificio per il futuro di ragazzi e famiglie.
Quando si può
ci si sistema per il pic-nic sul grande prato della scuola, su cui circolano
anche, più o meno indisturbate, qualche mucca e qualche capretta. Si mangia e
si beve in compagnia dei figlioli, magari anche di quelli i cui genitori o
custodi non sono venuti, pur per validi motivi, lasciando un velo di tristezza
nei loro figli, ma anche la dimostrazione che i compagni vogliono loro bene e,
come nella tradizione culturale africana, i figli sono figli e basta, e che
figli si è, con o senza genitori fisicamente presenti.
La mattinata
questa volta è stata coperta da uno spettacolo-concorso tra quattro gruppi di
studenti, a seconda dell’edificio in cui vivono e studiano. Nel programma dello
spettacolo, i ragazzi si sono affrontati in canto, danza, recitazione, musica
popolare e mimo, con regole ben precise di tempo e di presentazione. Spettacolo
molto interessante, soprattutto per un “mzungu” che assiste per le prime volte
a queste forme di espressione collettiva. Unica pecca, a mio avviso, la
presenza di un giudice unico, insegnante, anche se con un collaboratore
tecnico… ma bisogna evitare di essere di parte e si applaudonno tutti, anche se
poi la coppa è di un gruppo, ma la festa rimane la festa della scuola e di
tutti coloro che le danno vita e forma!
Capisco,
rileggendo, di essere un po’ tanto tifoso… ma questo corpo insegnante è stato
uno dei migliori gruppi di allievi che abbia avuto, ed ora mi trovo qui, ma
dall’altra parte della cattedra!
Passata la
festa degli studenti devo pensare rapidamente a combinare il programma di
lavoro e di spostamenti fra i vari progetti. Mi fermo, e prendo come base,
questa volta, la comunità comboniana di Kasaala, con padre Giorgio Previdi che
mi alloggia e nutre perché possa continuare a portare qualche computer alle sue
scuole, dare qualche consiglio agli insegnanti di informatica e magari anche a
fare quattro chiacchiere con lui quando ha un momento di tempo fra le tante
richieste di assistenza dei suoi parrocchiani.
Ormai sono
sette anni che ci conosciamo e siamo diventati veramente molto amici, ed è
molto importante per me di averne come lui!
Comincio a
“girare”, rivedere, incontrare studenti, genitori, insegnanti che hanno
bisogno, in un sistema che è tutto fuorché di “welfare”… Non solo i lavoratori,
se non sono militari ed assimilati, vengono pagati poco, ma non viene data a
nessuno la benché minima assistenza sanitaria, scolastica, legale o di
trasporti… In pratica quello che dovrebbe essere il primo impegno di uno Stato,
viene ribaltato in militarizzazione e riscossione di tasse. Scuole, dispensari,
ospedali, trasporti sono per la maggioranza privati al 100% e vessati da un
sistema di tassazione incredibilmente pesante.
Dall’altra
parte ora lo stato ha cominciato a tassare l’uso del telefonino per Facebook e
Whatsapp (1,50 euro al mese)…
Le scuole
private sono tali e pagano tasse di registrazione e tasse annuali senza
ricevere alcun servizio ma anzi la concorrenza di scuole statali piccole,
malgestite e con insegnanti del livello più basso (coincidente, come ovvio, con
la preparazione ed il valore che hanno).
La Fondazione
“Bridget Evalyn”, che ha accolto il “Progetto Casa Famiglia di Ruti”, sta
muovendo i primi passi, cominciando da una revisione severa del primo lavoro
fatto e da una riorganizzazione dei bambini guidati da Sandra.
Dopo una prima
visita alle famiglie (ricordo ancora che qui il concetto di famiglia è molto
largo!) ne abbiamo accolti sette in una “scuola primaria – college”, in cui la
Fondazione paga le rette ed i parenti procurano le necessità di vestiario,
libri e nutrizione. Gli altri dodici sono in fase di studio, ma abbiamo deciso
di tenerli fino al raggiungimento di un accordo valido e serio, sia con le
famiglie, sia con altre scuole, sia con Sandra, che è poi colei che fa la
“mamma”.
Purtroppo, qui una nota piuttosto negativa, non abbiamo un riscontro valido, dopo questi primi sette mesi dell’anno, da parte degli amici che, con le loro donazioni ci hanno consentito di arrivare a questo punto.
Abbiamo un
certo numero di “abbonati”, a cui daremo molto presto la soddisfazione di avere
le schede dei bambini che ci stiamo prendendo in carico, ma molte poche sono
state le donazioni “una tantum” anche serie, che avevamo avuto lo scorso anno e
per la scuola di Bukunda, che cresce veramente molto bene con il management che
ha iniziato ad operare dallo scorso anno.
Oggi mi sento
di dover chiedere a tutti coloro che leggono queste note di darci un “segno”
della loro partecipazione attiva… Un paio di settimane fa ho proposto una
“donazione-premio” fatta dai nostri ragazzi promossi per mantenere allo studio
ancora per il prossimo trimestre almeno uno dei nostri bimbi (20 euro)… Qualche
risposta positiva ed immediata c’è stata, ma poche in realtà per poter andare
avanti con il piano educativo che ci siamo proposti.
La Fondazione
qui in Uganda ha come pilastri di lavoro: educazione, attenzione alla sanità e
nutrizione dei bambini in disagio da povertà. Dobbiamo cominciare dal primo
punto per aiutare non solo i bimbi ma anche le famiglie.
In Italia
abbiamo finalmente concluso l’accordo con “Bozen Solidale”, associazione in via
di trasformazione in ETS, che ci ha accolti come “migranti attivi”, cioè
operanti al fronte (o in trincea)!
Ecco… presto
manderò la prossima “nota di viaggio” per raccontare ciò che ho visto andando
al confine con il Sud Sudan, in un campo profughi di 200.000 persone… povera
ItaGlia, che non sa accoglierne nemmeno 2.000 all’anno… e vuole condannare chi
aiuta i miserabili!
Due notizie
brevi per finire in positivo!
Fra pochissimi
giorni mi raggiungeranno Nicole, di ISF, ed una sua amica giovanissima, per
fare un giro di tutte le “operazioni” fatte con ISF o personali in Uganda.
Comincio a passare le consegne…
Il 20 settembre,
uscirà nelle librerie “La Grotta della Pace”, un romanzo per ragazzi
(9-14 anni) a firma di Roberto Morgese e
mia, ambientato durante la guerra civile in Sud Sudan, conclusasi almeno
nominalmente, un paio di mesi fa. Editore “Ediz. Messaggero Padova”. Roberto Morgese ha già
pubblicato diversi romanzi per ragazzi; ha vinto un Premio “Battello a Vapore”;
è candidato al Premio “Strega ragazzi”; è maestro di scuola elementare e
formatore universitario dei nuovi insegnanti elementari.
IL RICAVATO SARA’
COMPLETAMENTE DEVOLUTO ALLA
“FONDAZIONE BRIDGET EVALYN”
Attraverso i soliti canali IBAN:
Paolo MERLO IT47N 06175 14110 000009 206470
BOZEN SOLIDALE IT77N 08081 11610 000306 006043