Anno nuovo, vita nuova! Buon 2019 a tutti gli amici che ancora mi
sopportano e, forse a maggior ragione, a tutti quelli che mi
sostengono, mi suggeriscono, mi chiedono di continuare, ed ancora più
a maggior ragione, a tutti coloro che si stanno impegnando
personalmente ad aiutare i miei “progetti umanitari”.
Ma mi piace cominciare quest’anno con una nota leggera, di racconto
e non di “richiesta fondi”!
Il nuovo viaggio, che durerà tre mesi, è iniziato veramente
nel migliore dei modi: voli tranquilli, controlli doganali
normalissimi, ed all’arrivo ad Entebbe nessuna richiesta per i 6 pc
che mi stavo trascinando dietro, divisi tra tutti i bagagli per
non dare nell’occhio…
Il taxi era all’aeroporto e con 25 euro, prezzo di favore, me la
sono cavata anche questa volta.
Arrivato domenica all’alba, ho dormito tutto il giorno o quasi, poi
ho cominciato i preparativi per le due prime settimane, già “quasi”
programmate: qui bisogna sempre riconfermare tutto fino all’ultimo
momento… nessuno si prende la briga di disdire un appuntamento,
anche importante, basta non esserci… gli altri si arrangiano…
“African time”…
Sono stato abbastanza bravo ad educare chi incontro: “alla prima
che mi fai, ti licenzio e te ne vai!”… e siccome sono un
“mzungu”, un bianco che porta soldi ed aiuto, diventano
immediatamente seri e puntuali.
La prima settimana comincia, purtroppo, con la notizia della morte di
una bimba di 7 anni, figlia dell’amica che mi ha portato a
Bukunda a fare la scuola dello scorso anno. Dopo sei mesi di cure,
anche in Canada, la piccola non ce l’ha fatta. La mamma mi
aveva confidato, un anno fa, che, pur avendo già cinque figlie,
avrebbe voluto avere altri bimbi… vedremo… un bell’esempio per
gli egoisti che non fanno più figli e sono contro
l’immigrazione o addirittura contrari all’integrazione.
Il lavoro riparte però normalmente con la prima visita a Masaka per
un progetto di una nuova scuola primaria, con annesso anche un
piccolo dispensario, in un villaggio nell’interno della provincia
di Masaka, a circa 25 chilometri dal capoluogo. Qui il percorso
è tale che occorre circa un’ora per arrivarci, con strade e
stradine di montagna, costruite, ovviamente, senza ponti né
gallerie, che qui non si usano (e non cadono!)…
C’è già la terra, proprietà di una “head teacher”
(direttrice didattica), che la mette a disposizione. Faremo i conti e
parlerò con l’associazione degli aboitanti del villaggio.
Fatto questo, tre giorni a Mbarara e Ruti per la “casa-famiglia”.
Il progetto va avanti, si cominciano a delineare i problemi e le
soluzioni. Ma su questo invierò un documento specifico: “Notizie
dai bimbi di Ruti”.
Mbarara, con oltre 200.000 abitanti, è la seconda città
dell’Uganda. In via di veloce sviluppo, cresce a vista d’occhio,
una grande tangenziale, rifacimento delle strade cittadine e di un
sistema fognario moderno (ma non si sa quanto sufficiente per le
esigenze reali) e quindi tanta polvere e un piano regolatore che, a
vista, non sembra fatto a misura d’uomo…
La crescita è dovuta al clima, non torrido, ma umido, alle
grandissime coltivazioni di banani di ogni tipo e famiglia, dal
commercio e dai grandi allevamenti, che hanno dato una grande spinta
all’industria del latte: la raccolta quotidiana porta il latte a
diversi punti di lavorazione e di qui ad una produzione a mio parere
(e sono uno che lo digerisce difficilmente!) molto buona: il latte
“intero” è pieno e ottimo. Poi ci sono gli altri lavorati ed una
buna produzione di yoghurt, che sta entrando nell’uso comune.
A Ruti la situazione dei nostri bimbi è stazionaria, tendente al
problematico, data la situazione finanziaria di coloro che stanno
aiutandoli prima dell’”arrivo dei nostri”…
Tutti insieme stiamo cercando di accelerare i tempi per iniziare
quanto prima ad acquistare il terreno e iniziare la costruzione.
Siccome stiamo lavorando duro, la Provvidenza, che aiuta chi si aiuta
e non chi aspetta, ci darà una mano… Capito il messaggio,
Provvidenza???
Partire da Mbarara è sempre più difficile… il tempo passa veloce
e sarebbe bello andarci per trovare i bimbi in una CASA…
Rientrato a sera avanzata a Kampala, nuovo week end di attesa e
riposo assoluto: qui fa caldo e piove un’ora al giorno, tutti
i giorni… La città è sempre più simile a Napoli o Catania…
traffico indisciplinato al 100%, nonostante la polizia locale faccia
un grande lavoro… ma quando c’è, è quasi peggio…
Riparto volentieri, martedì mattina… Vado a Kasaala, da padre
Giorgio, che mi accoglie sempre come un principe (grazie anche ad una
bella fetta di parmigiano reggiano, che gli porto ormai come un
ex-voto)!
Ci incontriamo con Jemma, la prima “adozione allo studio” che si
prova a fare. Jemma è una ragazza di Kalongo, profondo nord, allieva
del corso di informatica fatto lo scorso agosto con la collega
Nicole, sempre di Informatici Senza Frontiere, al Centro Parrocchiale
Giovanile della cittadina.
La “ragazza” ha lasciato la scuola cinque anni fa, per la morte
dei genitori; si è unita ad un ragazzo “sbagliato”, ed ha avuto
due bimbi che ora hanno 5 e 2 anni. Ora si è “liberata” del
ragazzo e ha deciso di riprendere le superiori e diplomarsi come
“nurse”… L’abbiamo iscritta al “Comboni’s College” di
Kasaala, dove, con Informatici Senza Frontiere, due anni fa, abbiamo
fatto l’aula di informatica. I bambini sono rimasti con la
sorella di Jemma.
Jemma sarà una “anziana” ed avrà anche il compito di seguire un
po’, con la sua esperienza di vita, le giovani che saranno con lei
24 ore su 24!
Aiutiamo i ragazzi di questa terra a crescere come i nostri migliori…
Una “adozione allo studio” è un’esperienza speciale!
Bene… Sono riuscito a parlare specialmente dei progetti… fra
qualche giorno vi racconterò qualche aneddoto… A presto, cari
amici!